Nella toponomastica si evidenzia il divario di genere

Tabelle, targhe, scritte, non c’è città che non ne abbia in ogni angolo di strada, vicolo o piazza, sono i nomi delle vie che in termini tecnici vengono chiamate toponomastica. Nomi che non servono solo per orientarci mentre percorriamo luoghi ma assumono anche un forte potere simbolico. Elementi urbani frutto di processi decisionali legati a legittimare il passato costruendo così una memoria storica che assume carattere collettivo. Ogni momento storico è carico di simbolismi, di eroi, di fatti, di tragedie, di vittorie e quando essi vengono impressi su vie e piazze la memoria viene immortalata.

Ma ci sono alcune riflessioni da fare. Chi decide la toponomastica in ogni città lo fa scevro da ideologie oppure no? Sono tanti i casi di vie intitolate a politici o personaggi che sono stati frutto di contestazione popolare. Chi decide la toponomastica lo fa tenendo in considerazione il fattore di visibilità o invisibilità? Le città italiane sono piene di vie intitolate a personaggi noti e pochissime a sconosciuti. Vie e piazze italiane sono piene di “Giuseppe Mazzini – Vittorio Emanuele – Cavour etc…” mentre rari sono i casi in cui vengono intitolate a personaggi poco noti. Ma c’è un dato che più ci fa preoccupare, chi decide la toponomastica lo fa adottando una prospettiva di genere? Sembra proprio di no, per lo meno stando a quanto emerge da indagini fatte in molte città.

In Italia nei 21 capoluoghi di regione e di provincia ci sono 24.572 vie o piazze intitolate a personaggi, solo 1626 di esse sono intitolate a donne ovvero il 6,6%. Se poi si escludono le Sante, le vie intitolate a donne sono solo 959. Un dato che rende evidente l’enorme divario di genere è che il 93% delle vie è “uomo”. Le parole di Maria Pia Ercolini, Presidente di Toponomastica al femminile (https://www.toponomasticafemminile.com/sito/) rilasciate al giornale Repubblica in una intervista del giugno 2020, sono significative:

Il potere della toponomastica? Creare modelli oltre a rappresentare una volontà, perché attraverso le scelte fatte dalle amministrazioni si vede quale memoria vogliono conservare, a quale vogliono dare valore. Bisogna formare gli insegnanti, entrare nelle scuole, fin dal primo anno noi abbiamo istituito il concorso nazionale ‘Sulle vie della parità’, che mira a far prendere coscienza del problema le scuole e a sollecitare le amministrazioni attraverso ragazze e ragazzi, bambine e bambini, che, chiedendo a un comune di intitolare una strada, entrano nel rapporto di una cittadinanza attiva”.

La Spagna invece, secondo uno studio di Daniel Oto-Perilas e Dolores Guitérrez Mora, sembra aver diminuito il divario di genere rispetto la toponomastica e vanta numeri più egalitari rispetto al nostro Paese.

L’egemonia delle vie o piazze al maschile non è solo l’affermazione di un fatto storico e culturale ma una subliminale costante volta alla marginalizzazione del contributo femminile nella storia, nell’arte, nella cultura, nelle scienze, nello sport e in tanti altri mestieri.

Di seguito cito i dati di alcune città italiane prese a campione per farne un confronto… (fonte www.mappingdiversiting.eu)

ANCONA – ad Ancona ci sono 656 vie e piazze, 318 di queste sono intitolate a persone, 307 strade ovvero il 96,5% sono dedicate a uomini mentre solo 11 di queste sono dedicate a donne che si riducono a 6 se escludiamo le sante.

BOLOGNA – a Bologna ci sono 2049 vie e piazze, 1153 di queste sono intitolate a persone, 1095 strade ovvero il 95% sono dedicate a uomini mentre solo 58 di queste sono dedicate a donne che si riducono a 43 se escludiamo le sante.

CATANZARO – a Catanzaro ci sono 447 vie e piazze, 209 di queste sono intitolate a persone, 192 strade ovvero il 91.9% sono dedicate a uomini mentre solo 17 di queste sono dedicate a donne che si riducono a 8 se escludiamo le sante.

MILANO – a Milano ci sono 4367 vie e piazze, 2593 di queste sono intitolate a persone, 2466 strade ovvero il 95,1% sono dedicate a uomini mentre solo 127 di queste sono dedicate a donne che si riducono a 95 se escludiamo le sante.

ROMA – a Roma ci sono 16500 vie e piazze, 7892 di queste sono intitolate a persone, 7364 strade ovvero il 93,3% sono dedicate a uomini mentre solo 528 di queste sono dedicate a donne che si riducono a 391 se escludiamo le sante.

NAPOLI – a Napoli ci sono 3047 vie e piazze, 1515 di queste sono intitolate a persone, 1408 strade ovvero il 92,9% sono dedicate a uomini mentre solo 107 di queste sono dedicate a donne che si riducono a 53 se escludiamo le sante.

PALERMO – a Palermo ci sono 2656 vie e piazze, 1464 di queste sono intitolate a persone, 1346 strade ovvero il 91,9% sono dedicate a uomini mentre solo 118 di queste sono dedicate a donne che si riducono a 45 se escludiamo le sante.

CAGLIARO – a Cagliari ci sono 1452 vie e piazze, 716 di queste sono intitolate a persone, 660 strade ovvero il 92,2% sono dedicate a uomini mentre solo 56 di queste sono dedicate a donne che si riducono a 31 se escludiamo le sante.

Come si può notare il genere maschile predomina. C’è molto da lavorare per diminuire il divario di genere e si può certamente partire dalla toponomastica: perché il nome di una donna su una via assume un forte potere simbolico. Iniziamo a spezzare quindi quel messaggio subliminale volto alla marginalizzazione del contributo femminile e forse questo inizierà a diffondersi a macchia d’olio in tutte le altre realtà iniziando dal mondo del lavoro.

di Tommasina Guadagnuolo



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