(Cattivi) pensieri…

Di guerre, profughi, bollette, schieramenti, politicanti e mancanze

Paradossalmente l’unità europea, che tanto ha contribuito a mantenere in pace il vecchio continente, in qualche modo oggi ha causato una guerra che potrebbe decretarne la fine. L’espansione dell’Unione Europea, legata a quella della NATO, nelle ex-repubbliche del defunto blocco sovietico, ha innescato un meccanismo pericoloso, sfociato nella violazione dell’integrità territoriale di un paese sovrano, da parte dell’esercito russo. Non è la prima volta e, se non cambierà in modo radicale la politica militare del vecchio continente, non sarà l’ultima volta. Residuato della guerra fredda di cui oggi è difficile da capirne la sua attualità, per impostazione e coerenza, la NATO ha via via accerchiato da occidente la federazione russa. Il tassello mancante a questa sorta di assedio era la libera adesione (ufficialmente non ancora prevista) dell’Ucraina al Patto Atlantico. Al di là di ogni considerazione sul regime politico russo (e del suo presidente Putin), era difficile pensare che tutto questa avanzata nei paesi ex-alleati della Russia non avrebbe causato delle ripercussioni: nell’ottobre del 1962 in una situazione non troppo dissimile (crisi dei missili di Cuba), il mondo rischiò la terza guerra mondiale, perché gli Stati Uniti non potevano accettare che venissero installate delle basi missilistiche nemiche, “sulla porta di casa”. Per quanto sia da condannare ogni aggressione, senza se e senza ma, è intellettualmente corretto domandarsi perché si dovrebbe valutare in modo differente la pretesa sicurezza russa di oggi, da quella Americana di allora. Forse è ora che l’Europa spezzi il monopolio della guerra Russia-America (con la Cina nell’ombra), costituendo un proprio esercito fedele ai principi ideali dell’Unione Europea, ovvero in totale posizione difensiva delle proprie frontiere e in autonomia, rispetto all’alleato americano.

Ecco che ad una nuova guerra, segue una nuova crisi umanitaria di profughi che da essa fuggono, verso i paesi confinanti. Se non si parlasse di esseri umani, di disperazione e dolore di milioni di persone, sarebbe da ricordare al blocco di Visegrad che questa volta toccherebbe a loro, doversene occupare in toto (chi di Dublino 2 ferisce, di Dublino 2 perisce). Ma che siano Siriani, Eritrei, Libici, Afgani o Ucraini, è giusto che tutti i paesi della civile Unione Europea contribuiscano al loro aiuto, così com’è giusto che si faccia altrettanto anche a chi non scappi da una guerra. Sempre.

Il precedente il caro-bollette che già stava affossando la ripresa economica post-pandemica (…), oggi corre il rischio di vederne moltiplicata l’entità a causa dei rischi di forniture energetiche, dovute alla guerra in Ucraina: la politica è doppiamente colpevole, perché in primis si è persa dietro a personalismi e populismi, invece di promuovere una lungimirante (ed ecologica) politica energetica e in secundis non ha vigilato sull’abbassamento del potere d’acquisto degli stipendi. Così oggi che abbiamo smesso di discutere sulla nipote di Mubarak, ci ritroviamo a dipendere da paesi terzi per l’energia, spesso in un modo dannoso per l’ambiente, mentre l’impennata dei prezzi dell’energia rischia di mandare sul lastrico le famiglie. Forse se avessimo promosso la diversificazione delle fonti e l’incremento di quelle rinnovabili, oggi non ci troveremmo sotto ricatto di chi ci fornisce quelle necessarie e comunque inquinanti. Forse se invece di plaudire al ribassamento dei costi (alla fine riversati sulle spalle dei lavoratori, con precarizzazioni e riduzioni di personale), si fosse pensato ad un qualche ridimensionamento degli utili (arrivati anche a crescite vergognose), le retribuzioni delle famiglie non sarebbero state troppo lontane dai livelli precrisi e l’economia avrebbe affrontato meglio crisi economica, pandemia e guerra.

Giunti al limite di un’improbabile (ma pur sempre possibile) terza guerra mondiale e dopo più ondate pandemiche, ci si può interrogare sulla delocalizzazione globale, foriera di un ancor più esasperato consumismo, che non giova né alle popolazioni né all’ecosistema. Parimenti ci si può chiedere quanto sia deleteria la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi, quando la maggioranza della popolazione mondiale versa in condizioni di povertà. E’ lecito chiedersi dopo quante figuracce, l’elettorato si sveglierà e condannerà all’oblio certi politicanti, come la Meloni e Salvini, che a lungo hanno inneggiato per interesse, a personaggi come Putin ed oggi si arrampicano sugli specchi per condannarne gli atti senza citarlo, o che ancora cercano di supportarlo, criticando le misure a lui avverse, come non convenienti per noi. Infine, dovremmo domandarci quanto la cosiddetta supremazia della civiltà occidentale sia reale, poiché questa si macchia degli stessi peccati di quelle da lei definite “inferiori”: la perdita di quei suoi presunti valori umani che portano i singoli a sacrificarsi per il bene comune, ne mostra le contraddizioni e la decadenza e le colonne di umanità che scappano dalle proprie case, ce lo dovrebbero ricordare.

di Mario Guido Faloci

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