L’articolo 11 della Costituzione più bella del mondo

“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Recita così l’articolo 11 della Costituzione, ed è bene ricordarlo tutto e per intero. Ciò vuol dire, Costituzione alla mano, che l’Italia ripudia l’aggressione all’Ucraina, in quanto offesa alla libertà di un altro popolo; e che ancora la ripudia in quanto mezzo per risolvere con la guerra una controversia internazionale, controversia imperniata sul diritto di scelta della propria collocazione politica da parte di un Paese sovrano.

Di fronte al dramma della guerra in Ucraina molti citano quell’articolo, ma si fermano alla parola “guerra”, senza leggere il resto. Succede allora che alcuni commentatori e una parte dell’opinione pubblica siano contrari all’invio di armi ai resistenti ucraini e, per conseguenza, siano contrari alla resistenza stessa. Magari non si sentono vicini al governo di Putin, ma in qualche modo rafforzano il peso politico di coloro che, pur senza dirlo apertamente, sono invece dalla parte della Russia, e per motivi non sempre nobili.

Perché c’è anche questo aspetto, mai dichiarato, ma sotterraneamente presente nella politica nostrana.

E mi spiego, perché l’affermazione può sembrare ingiustificata.

Recentemente è stato sollevato il sospetto che la dipendenza europea dal gas russo sia stata ottenuta mediante una silenziosa e vasta operazione di lobbying (si scrive lobbying, ma si legge corruzione) nei confronti di politici e partiti europei.

Alcuni aspetti della vicenda sono sotto gli occhi di tutti.

Per esempio, l’ex cancelliere tedesco Schröder da diversi anni è sul libro paga di Gazprom: guarda caso, la Germania ha una forte dipendenza dal gas russo, superiore a quella italiana. Per esempio, tutte le iniziative prese oggi dal governo italiano per ridurre la dipendenza dal gas russo potevano esser prese già diversi anni fa. Sono state, per tutti questi anni, inspiegabilmente rimosse e rinviate, nonostante che il ritardo comportasse un bel danno sul piano economico e ambientale. E non credo che i nostri governanti non lo capissero: qualcuno di loro sarà pure scemo, ma non tutti e non fino a tal punto. D’altronde in Francia è stato pubblicato un approfondito studio sui presunti finanziamenti di Gazprom a gruppi ambientalisti americani ed europei (soprattutto tedeschi e belgi), finalizzati alla difesa degli interessi economici e anti ambientalisti di Gazprom (e del governo russo, che di fatto la gestisce): anche questo dà da pensare.

Altri aspetti sono ancora poco chiari, come i misteriosi incontri di alcuni esponenti leghisti all’Hotel Metropol di Mosca. O come il patto sottoscritto dalla Lega con il partito di Putin, Nuova Russia, nel 2017; un patto che venne definito “confidenziale”: ed infatti il suo testo non è mai stato pubblicato, restando ignoto anche agli stessi elettori leghisti.

Altri ancora sono per lo meno sospetti, come le reiterate dichiarazioni a favore di Putin da parte di importanti esponenti del centrodestra italiano, nonostante che le sue inclinazioni dittatoriali e guerrafondaie fossero note a tutti. Si sapeva altresì che chi cercava di parlarne, in Russia, poteva pagare con la vita, come è accaduto alla giornalista Anna Politkovskaja. Episodio su cui Berlusconi ha persino ironizzato, in occasione della conferenza stampa a Villa Certosa nel 2008, mimando il gesto di sparare a una giornalista che poneva a Putin una domanda un po’ indiscreta. D’altronde, se non avesse un tornaconto, perché mai un politico vorrebbe associare il proprio nome a quello di uno che – come dicono la vox populi e diversi analisti – avvelena il più importante dei propri oppositori e fa uccidere una giornalista troppo scomoda? Per non parlare di altre piccole questioni, che dovrebbero rendere Putin impresentabile: ha ordinato la strage di una scolaresca (più di trecento morti, fra i quali 186 bambini, ed oltre 700 feriti) a Beslan nel 2004, e del pubblico del teatro Dubrovka nel 2002 (120 innocenti uccisi e almeno 400 gravemente intossicati con il gas nervino) in risposta ai sequestri operati da terroristi ceceni. Ed ha sempre risposto con le bombe e la guerra ai tentativi di ribellione indipendentista di Stati ex sovietici. Tanto per chiarire al mondo che lui non tratta, preferisce uccidere.

Insomma, il problema di una fronda pro Putin nella politica europea e italiana esiste e non possiamo ignorarlo.

Il risultato dell’involontaria associazione di sinceri (e magari ingenui) pacifisti con politici simpatizzanti di questa Russia (o forse comprati da questa Russia) è stata l’assenza di oltre trecento parlamentari durante il collegamento dell’aula di Montecitorio con Zelens’kyj; nonché la presenza quotidiana nei mass media di opinionisti, giornalisti o esperti a vario titolo che ci spiegano che la guerra è una comprensibile reazione di Putin all’avanzamento dei Paesi NATO, che è normale usare l’esercito e le bombe quando non ci si sente abbastanza considerati, che gli ucraini sono fondamentalmente dei nazisti, che la colpa della guerra è dei Paesi occidentali e soprattutto degli USA, che l’unico modo di uscire dalla guerra è di arrendersi incondizionatamente. Peccato che gli ucraini non vogliano arrendersi e stimino la libertà più importante della loro vita stessa, come fecero, a suo tempo, tanti italiani e tantissimi altri eroi in tanti altri Paesi del mondo.

Ora, è inutile discutere con le frange politiche in malafede, tra cui brilla – ma è solo un esempio – il solito Salvini: impaziente di armare i cittadini italiani per difendersi da eventuali ladri, è turbato all’idea di armare i cittadini ucraini per difendersi da una potenza straniera in armi; convinto sostenitore dei respingimenti quando gli invasori sono poveri migranti disarmati, è titubante quando l’invasore è l’esercito russo. Be’, ma forse sta solo rispettando il famoso patto “confidenziale”. Tuttavia è giusto discutere con quelli che, come me, sono pacifisti, ma si sentono confusi di fronte a questa guerra fratricida e apparentemente insensata.

Torno, perciò, a quel meraviglioso articolo 11 della Costituzione repubblicana, per ricordare che questa è, in buona parte, ispirata ai valori della resistenza. E la resistenza non ci sarebbe stata senza le armi, e con le armi si è opposta all’esercito nazista. I partigiani rischiavano la vita e spesso morivano e uccidevano, al fine di liberare l’Italia dal dominio nazista. Tuttavia, i partigiani sono sempre stati a favore della pace. Loro la guerra l’hanno sempre odiata per esperienza diretta. Ma mai hanno rinunciato a difendersi e a difenderci: hanno combattuto lo stesso.

di Cesare Pirozzi

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