Un mondo più giusto è possibile

Un mondo più giusto è possibile. Un mondo di Pace è possibile. Un mondo dove ci sentiamo tutti “sorelli” e ci amiamo come fratelle è possibile. È possibile un mondo dove non comandino le oligarchie.

La sinistra, quella che non c’è ancora, ha l’occasione, il dovere, di costruire un movimento largo e unitario che tenga insieme i temi della Pace, del Lavoro, della salvaguardia dell’eco-sistema, del rafforzamento dei diritti collettivi e individuali.

Un mondo più giusto è possibile, se la sinistra rimette al centro del suo agire politico, la priorità della scuola, della sanità pubblica, del salario minimo, dei contratti a tempo indeterminato, creando i presupposti per una società di uguali, con gli stessi diritti, accogliente, capace di dare risposte “civili” come lo “Ius soli”.

Non sarà facile, lo scontro sarà fortissimo, e le resistenze al cambiamento, per mantenere la situazione attuale, saranno moltissime. Gli oligarchi non vogliono che il mondo cambi. E per oligarchi si intendono i padroni, i tycoon, gli amministratori delegati e manager di grandi multinazionali. “Gli oligarchi si distinguono da altri super ricchi per il controllo che esercitano sull’economia e per il rapporto con le istituzioni statali. Compongono insomma l’èlite finanziaria e imprenditoriale del capitalismo, a Est come a Ovest. Usare il termine “oligarchi” per indicare in tono spregiativo, soltanto i miliardari russi è mistificante…” scrive Gaetano Lamanna su il manifesto del 6 maggio. Indubbiamente l’anomalia russa consiste nell’anarchia economica e nella rapidità con cui, dopo il crollo dell’Urss, è avvenuta la privatizzazione. Un gigantesco furto di risorse e beni, sottratti ai cittadini, da parte di uomini, a volte mediocri, ma provenienti dall’apparto dei servizi e statali.

È corretto ricordare che i governi americani, ed europei, compresa la Nato, hanno salutato come una vittoria del “mondo libero” la caduta della Unione Sovietica e di Gorbaciov, stringendo accordi economici con i nuovi padroni, per depredare i russi dei loro beni.

In Ucraina, scrive Lamanna, le cose sono andate, più o meno allo stesso modo. Gli oligarchi (circa cento) controllano l’80% delle ricchezze di un paese che, ancora nel 2019, era tra i più arretrati dell’ex Urss. In un report del Parlamento europeo del 11 febbraio 2021, sono documentati i motivi che rendono difficile, in tempi brevi, l’ingresso dell’Ucraina nella UE. Si parla di illegalità, della influenza degli oligarchi sulla politica di corruzione, di mal funzionamento della giustizia, di mancanza di libertà di stampa, di campagne d’odio e fenomeni di intolleranza verso femministe, LGBTQ, Rom. Non è proprio un modello di democrazia, secondo quanto scrive il Parlamento europeo, senza nulla togliere naturalmente alla solidarietà nei confronti del popolo ucraino, vittima dell’aggressione della Russia di Putin.

Le enormi ricchezze degli oligarchi, in tutto il mondo, deforma la loro percezione della realtà. Vivono fuori dal tempo. Alcuni come Elon Mask o Jeff Bezos, investono nella ricerca aereo-spaziale, forse immaginando di costruire rifugi sicuri nello spazio. Allontanandosi ancora di più dai comuni mortali. Si sentono super-uomini che sognano di dominare il mondo. Il potere degli oligarchi e tanto più forte quanto sono più deboli le democrazie. Puntano a governare direttamente i loro paesi. Prendono il potere e poi lo gestiscono con l’aiuto di ex premier, ex ministri, abbassatesi al ruolo di lobbisti, mediatori o faccendieri. Le sanzioni contro gli oligarchi russi incidono poco proprio per le difficoltà di recidere questi cordoni.

Aiuti militari, invio di armi, sempre più consistenti, hanno preso il sopravvento sulle sanzioni. Siamo dentro una spirale che allarga il fronte della guerra, aumenta i profittidegli oligarchi, distrugge città e ospedali, uccide senza distinguere, donne e bambini. Da fiato alla rincorsa agli armamenti. Aumentare al 2% del Pil la spesa militare significa togliere risorse alla scuola e alla sanità. Significa lasciare milioni di pensionati al minimo che non arrivano a fine mese. Tutto questo genera ricchezza per pochi, povertà e sofferenza per molti. Alimenta una visione maniche del bene contro il male e non aiuta a comprendere di chi siano le responsabilità dell’emergenza globale in cui viviamo: i cambiamenti climatici, la salute pubblica e ora la guerra.

Joe Biden, il presidente americano, dice che è uno scontro di civiltà. Ma di quale civiltà parliamo? Di questa creata in trenta anni di egemonia liberista, con lo smantellamento dello Stato sociale, con la riduzione delle tutele sindacali, con il saccheggio dei paesi poveri, con l’aumento delle disuguaglianze e delle tensioni geo-politiche? E di quale democrazia parliamo? Di quella dell’assalto alla Casa Bianca di Capitol Hill, con cui si è conclusa la presidenza Trump?

È tempo di rovesciare la “politica dominante” e di trasformare lo scontro di civiltà ideologico, tra oligarchi, (Est e Ovest uguali sono), in uno scontro di civiltà reale. Un mondo più giusto dove non comandino le oligarchie. Un mondo dove la sinistra interpreti e intercetti la domanda di giustizia sociale e uguaglianza. Un mondo dove la Pace sia la casa comune universale. Un mondo più bello è possibile.

di Claudio Caldarelli

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