A chi giova?

La guerra dei trent’anni del XVII secolo, della quale abbiamo a disposizione dati attendibili, avrebbe provocato 12 milioni di morti (N. Merker)militari e civili, ripetute devastazioni di centri abitati, uccisioni di massa, feroci operazioni militari, epidemie, carestie conseguenti, fame.

Durante quella che è stata definita la guerra dei trent’anni del XX secolo e cioè la Grande Guerra e Secondo Conflitto Mondiale i dati sono i seguenti:

  • Grande Guerra: 65 milioni di uomini in armi, tra i 10 e i 13 milioni i morti tra i militari, più di 16 milioni i morti complessivi e più di 20 milioni di feriti e mutilati, sia militari che civili, cui si sommano i morti dovuti alla epidemia della Spagnola
  • Secondo Conflitto Mondiale più di 68 milioni di morti, 24 tra i militari e 44 tra i

Tre soli esempi dell’entità sempre crescente delle vittime e del cambiamento del rapporto morti civili/morti militari nei due conflitti del XX secolo: i primi passano dal costituire un quinto del totale a rappresentarne i due terzi.

I mezzi usati sono ciò che la tecnologia del momento di volta in volta consente.

Ciò che non è cambiato sono gli effetti, che sono cresciuti a dismisura. Li vediamo ogni giorno, da anni. Dalla fine della seconda guerra mondiale una sequenza ininterrotta di conflitti accompagna i nostri giorni. Ora la guerra è molto vicina. E’ mai finita la seconda guerra mondiale? Forse sì. Certamente non la guerra.

Non è cambiata neanche la composizione sociale delle vittime. Chi combatte, e le vittime civili, provengono dagli stessi strati sociali, quelli bassi, che forniscono la “carne da cannone”, i poveri di ogni epoca, che eseguono il lavoro sporco su altra gente che differisce da loro perché parla un’altra lingua, negli stessi modi.

Sappiamo quindi chi la guerra la subisce: la povera gente, che non ha mezzi per fuggire, qualsiasi lingua parli e da qualunque parte del fronte si trovi; le popolazioni dei luoghi che sono attraversati direttamente dalla guerra, e oggi, considerate le capacità distruttive delle armi e la loro gittata, per non dire dell’arma nucleare, il mondo intero.

Tanta parte della popolazione mondiale la subisce e la paga, ma chi ci guadagna?

Coloro che detengono il potere economico e che nel corso del tempo hanno guadagnato, alcuni finanziando le spese di arruolamento e paga degli eserciti mercenari sei/settecenteschi, altri fornendo il materiale; gli industriali che, nel passato e ai nostri giorni, forniscono le armi, aumentano la produzione e i guadagni. Come ad esempio le industrie Krupp, la Siemens…, che in Germania durante il Secondo Conflitto utilizzarono anche manodopera a costo zero perché detenuta nei campi di concentramento, la Boeing statunitense, arrivata a produrre una fortezza volante a settimana, e, in generale, tutta l’industria pesante dei paesi coinvolti. Oggi è ancora così. Le industrie belliche sono le ultime destinatarie delle ingenti cifre che vengono stanziate dai governi per la guerra in Ucraina. Miliardi di dollari per armi che saranno costruite dall’industria bellica casalinga e spedite in Ucraina per continuare la devastazione. Non li hanno stanziati per promuovere la pace, ma per fare la guerra.

Non sarà destinato alle strutture sanitarie dell’esercito l’aumento al 2% delle risorse economiche (PIL) dei paesi NATO destinato alla “difesa”. E’ una cifra enorme.

Aiutare l’Ucraina a difendersi, legittimamente, significa in realtà aumentare i guadagni dei detentori del potere economico. Una piccola parte di umanità che ha in mano la gran parte della ricchezza del mondo.

Non aiutare la Russia, ma continuare a sovvenzionare la sua guerra d’invasione, illegittima, arricchisce ulteriormente un’altra piccola parte di umanità.

Guerre, carestie conseguenti, epidemie che i poveri non possono contrastare perché non hanno soldi per acquistare i vaccini, fame, stanno aumentando il numero dei diseredati, dei senza speranza, che fuggono, ognuno dal proprio inferno, che cercano scampo. Premono sui confini del mondo ricco e in pace. O almeno non in guerra.

Sono 2.153 i miliardari che, da soli, hanno un reddito superiore a quello del 60% della popolazione mondiale (cioè di 4,6 miliardi di persone). Sono costoro che possono far cessare la guerra.

Così, come ogni uomo al fronte dovrebbe rifiutarsi di sparare, coloro che ne sono i proprietari, e sappiamo chi sono, dovrebbero fermare le loro fabbriche di morte, rinunciare a non arricchire ulteriormente, non ne hanno bisogno, mentre il mondo ha bisogno di pace. E il numero dei poveri sta crescendo. Diventeremo troppi per essere arginati e non esiste un “ultimo castello” in cui quei pochi potranno rifugiarsi e sopravvivere, sarà sommerso, non c’è nessuna “Elysium” nello spazio pronta ad accoglierli.

Facciamo ciò che ci chiede Putin, che toglie l’imbarazzo della domanda a Draghi rassicurandolo sulle forniture di gas, niente armi all’Ucraina, e quello che ci chiedono Zelensky e gli ucraini: niente soldi ed embargo totale alla Russia.

La salvezza del genere umano non può venire dalla guerra, ma solo dalla pace. Da lì bisogna iniziare, dal cessate il fuoco e ripensare l’orientamento della civiltà e il posto da assegnare al suo protagonista: l’essere umano. E’ necessario il “cessate il fuoco” ed è necessario rilanciare gli appelli alla pace ogni volta che possiamo, con ogni mezzo, affinché abbia voce e prenda corpo quella maggioranza di umanità che non vuole la guerra con le sue tragiche conseguenze.

di Corrado Venti

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