La guerra del grano

Il mondo ha fame. Più di un miliardo di persone dipende dal grano ucraino. Il grano, bene primario dell’umanità, rimane nei silos del porto di Odessa. Il grano, l’unica fonte di sostentamento, è bloccato dalle mine nel mar Nero. Da settimane si consuma la battaglia del grano, tra mine, sanzioni e inganni. L’Europa si finge sorpresa e preoccupata, ma sapevano che minare il mare davanti ai porti sul mar Nero avrebbe bloccato, non solo l’ingresso delle navi russe, ma soprattutto l’uscita dei mercantili carichi di grano. Le mine, si dice siano anche di fabbricazione italiana. L’America di Biden, si finge sorpresa e preoccupata, ma sapeva che chiudendo l’accesso al porto, avrebbero chiuso anche l’uscita dal porto. In questo gioco strategico, drammatico per milioni di persone che dipendono dal grano ucraino, chi ne paga le conseguenze maggiori sono i popoli africani, unici indifesi e alla mercé delle strategie occidentali.

Intanto il grano bloccato nei porti rischia di marcire nei silos. Milioni di tonnellate andranno a male se non si trova uno spiraglio che faccia uscire il grano verso i paesi che hanno fame. Ma è ferma anche la produzione, i terreni sono stati bombardati insieme ai macchinari, non ci sono i fertilizzanti e le strutture logistiche. Non ci sono più neanche i trattori. Ma era tutto previsto dagli osservatori e dagli analisti. Una guerra ha sempre conseguenze “collaterali”, ma erano previste. Le avevano previste anche l’Europa e l’America di Biden, che ora si fingono preoccupati e allarmati. Se veramente fossero preoccupati, della fame del mondo e del destino degli ucraini, ingiustamente invasi dai russi, avrebbero già iniziato i negoziati per una soluzione diplomatica. L’Europa e l’America di Biden avrebbero praticato una politica di Pace, cosa fino ad oggi, mai intrapresa. Nessuno si fida di nessuno. Nessuno vuole realmente la Pace. È tutto un rincorrersi e smentirsi. Ma come dice il generale Capitini, era tutto previsto dalle analisi logistiche delle “intelligence” dei vari paesi. Tutti sapevano cosa sarebbe accaduto, ma tutti facevano finta di non sapere, di mostri sorpresi. Intanto l’Africa soffre. I bambini muoiono. Un intero continente non ha di che nutrirsi, e le speculazioni sui prezzi sono all’ordine del giorno.

I prezzi al rialzo ben prima della guerra, è il dato accertato. E già nel 2021 erano ben 44 i paesi del mondo a soffrire di un deficit alimentare (33 in Africa e 11 in Asia) dovuto a scarsa produzione interna e a difficoltà economiche aggravate dal rincaro di energia, carburanti e prezzo dei cereali. Ma oltre alla complessa e spesso confusa questione del mercato planetario dei cereali, alimento povero base per molti popoli, resta aperta e insoluta la questione politico militare legata alla guerra in corso. Una situazione di stallo che compromette fortemente la vita di milioni di persone. Una situazione che può degenerare e causare una moltiplicazione delle vittime, da non considerare “danno collaterale” in quanto tutti erano sapevano. Una situazione drammatica che può trasformare la crisi del grano, in milioni di morti per mancanza, non di grano, ma di esportazione del grano, lasciato marcire nei silos dei porti sul mar Nero. In questo quadro, l’unica soluzione possibile, praticabile, da subito, è una politica di Pace che possa sminare i porti e far partire le navi verso l’Africa. La Pace è l’unica soluzione ad un conflitto che non dovrebbe esserci e che poteva essere evitato se l’Europa e l’America di Biden avessero voluto evitare.

di Claudio Caldarelli e Eligio Scatolini

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