La pandemia, la guerra e il riscaldamento globale

Prima la pandemia, ora la guerra in Ucraina, hanno allontanato in qualche misura l’informazione dal tema del riscaldamento globale e dell’inquinamento ambientale. Se due o tre anni fa Greta Thunberg e i temi da lei proposti avevano spesso l’onore delle prime pagine, oggi sono quasi scomparsi dai quotidiani e dai telegiornali.

Eppure guerra e pandemia avrebbero dovuto a maggior ragione portarci a riflettere sul problema.

La pandemia, perché ha dimostrato che è possibile ridurre l’inquinamento atmosferico e migliorare le condizioni di vita dell’umanità. Nei periodi di lockdown abbiamo infatti assistito ad una riduzione della mortalità da inquinamento atmosferico che, non dimentichiamolo, assomma ad almeno sette milioni di morti premature l’anno nel mondo (Differential impact of government lockdown policies on reducing air pollution levels and related mortality in Europe: Sc Rep, 2022 Jan 26;12(1):726). Dopo questa controprova, nessuno scettico ha più il coraggio di mettere in dubbio il rapporto di causalità tra inquinamento e morti premature.

La guerra, perché ha mostrato in maniera ancor più evidente quanto di brutto noi esseri umani riusciamo a immettere nell’atmosfera – CO2, fumi, ossidi di zolfo e di azoto, fosforo, idrocarburi incombusti ed altre sostanze chimiche velenose – al solo nobile scopo di uccidere i nostri simili. Già: perché le bombe, oltre a uccidere, inquinano, i carri armati non hanno marmitta catalitica, e le navi, gli aerei e i missili lasciano una cospicua scia di veleni nell’aria.

Forse qualcuno si impegnerà a calcolare quanto costi una guerra in termini di inquinamento, CO2, riscaldamento globale e morti precoci, e non sono poche le guerre oggi nel mondo.

Forse dovremmo riflettere sul fatto che, oltre alle migliaia di morti del teatro di guerra, tutti noi pagheremo con un discreto aumento di quei sette milioni di morti l’anno causati dell’inquinamento ambientale, mentre il timido obiettivo di contenere il riscaldamento globale, che i governi del mondo si sono posti nei diversi accordi di Kyoto o Parigi, è già andato a ramengo dopo il primo mese di guerra in Europa.

Se la pace è sempre stata necessaria al benessere dell’umanità, oggi appare come necessaria alla sopravvivenza dell’umanità per come la conosciamo. Non solo nell’ipotesi malaugurata di un’escalation nucleare, ma anche perché qualunque guerra “convenzionale” favorisce drasticamente il riscaldamento globale e ostacola le misure che si cerca timidamente di porre in essere per contenerlo. “Contenerlo”, badate bene, perché nessuno più pensa di evitarlo.

Intanto godiamoci la siccità e i 40° all’ombra di questa estate di guerra in Europa. Godiamoci lo spettacolo degli incendi – spontanei, dolosi e da bombardamenti – che in tutto il mondo aggravano il circolo vizioso: aumento dei gas serra/aumento delle temperature/più incendi/ulteriore aumento dei gas serra…

di Cesare Pirozzi      

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