HA SENSO ESTENDERE LA NATO?

“La Turchia ha tolto il veto all’ingresso di Svezia e Finlandia nella NATO il che consentirà un’espansione della stessa e un aumento della sua qualità.”

Questa è la notizia data dalla radio di stato e rilanciata con toni quasi trionfalistici da parte dei mezzi di comunicazione.

Qualche riflessione sul significato di questo cambiamento s’impone:

  • Finlandia e Svezia non entrano nella NATO. Il veto turco riguardava la possibilità che la richiesta fosse esaminata dai singoli parlamenti dei paesi membri dell’alleanza che ora, invece, potranno esprimere la loro volontà. Si è aperto un processo, nessun ingresso per il momento. E’ necessaria l’unanimità dei consensi, ovvero ogni parlamento ha di fatto il diritto di veto.
  • Quali erano le ragioni del veto turco? Accoglimento e protezione dei rifugiati curdi da parte dei due paesi, soprattutto la Svezia che ospita una delle più numerose comunità della diaspora che questo popolo sta subendo; rifiuto di estradare quelli che sono definiti dal regime del dittatore turco terroristi; sostegno ai dissidenti politici, del PKK (partito comunista curdo) in particolare; embargo sulla vendita di tecnologia militare che i due paesi imposero nel 2019.

Tutto ciò che è considerato un impedimento sarà rimosso dai paesi interessati in cambio del consenso turco all’ingresso nell’alleanza? Se i due paesi acconsentiranno alle richieste turche sarà una sconfitta della democrazia di fronte ad una dittatura con caratteri nettamente fascisti, che non dovrebbe neanche far parte della NATO, essendo l’unico regime dittatoriale tra i paesi che la costituiscono, e che l’alleanza nasce nel 1949 per contrapporsi proprio alle dittature. Accettare le condizioni poste dalla Turchia significa svendere i valori su cui le democrazie si basano. Cedere alla forzatura del regime di Erdogan, che basa il suo ricatto sulla posizione geograficamente strategica della Turchia e sulla consistenza delle proprie forze armate, vuol dire rinunciare ai fondamentali della nostra civiltà;  avallare, con colpevole silenzio, la politica repressiva di ogni libertà democratica del governo turco, vuol dire esserne complici; non difendere i perseguitati Curdi rende complici del genocidio che il nazionalismo turco sta praticando da anni, da sempre. Non si possono chiudere gli occhi di fronte a quel che avviene in Turchia.

  • L’espansione della NATO nella direzione di Svezia e Finlandia, fortemente voluta dai vertici dell’alleanza, dall’imperialismo statunitense per meglio dire, completa l’accerchiamento del nemico, dell’altra potenza imperialista: la Russia di Putin. Basta guardare la cartina, e il progressivo espandersi della NATO verso est, per capire che questa alleanza, nata come difensiva al pari di ogni altra, sta chiudendo in una morsa economica e militare, che altri potrebbero vedere come assedio, quello che considera il proprio nemico da ridurre all’impotenza. Strano destino quello delle alleanze difensive che il più delle volte (vedi il recente passato: Triplice Intesa, Triplice Alleanza, Patto d’acciaio, Entente Cordiale) mettono in atto strategie aggressive che si concludono con l’esplodere di catastrofi belliche la cui portata nessuno può prevedere, ma i cui effetti sono sotto i nostri occhi in Ucraina, ma anche in Siria, Palestina, Iraq, Kurdistan e in tanti altri luoghi, troppi per essere anche semplicemente elencati.
  • Con l’ingresso di Svezia e Finlandia l’alleanza accrescerà la sua qualità. In che modo? Forse questi paesi posseggono armi o tecnologie che miglioreranno l’efficienza degli eserciti NATO e la loro potenza? Se di qualità dobbiamo parlare allora essa è nettamente diminuita perché induce due paesi ad abbandonare la neutralità, che per la Svezia, interromperebbe un invidiabile assenza di rischio di guerra e relativi disastri che risale alla fine delle guerre napoleoniche (1815). Non è un grande passo avanti lungo la via della pace e della convivenza. Non sembra un miglioramento qualitativo il fatto che due popoli, sino ad oggi esemplari per la loro neutralità, tornino a pensare la guerra e l’aumento delle zone a rischio distruzione. E tutto ciò dovuto all’imperialismo nazionalistico russo, che da sempre mostra i denti quando si sente accerchiato, risvegliato anche “dall’abbaiare della NATO alle porte di Mosca”. La qual cosa non giustifica l’aggressione, ma rende chiaro che ci sono delle corresponsabilità precise nel non aver voluto evitare questa guerra, e praticare una politica espansionista non è sintomo di pacifismo, del resto un’alleanza militare non può perseguire la pace, nella migliore delle ipotesi si attrezza per difendersi con le armi.

Ma quale futuro stanno immaginando i nostri governanti che aumentano le spese militari, perseguono politiche aggressive e si accordano con regimi dittatoriali e autocratici che non hanno alcun rispetto per la vita e la dignità umana? Un mondo costituito da grandi compagini statali in perenne conflitto come immaginato da Orwell nel romanzo “1984”? Forse quell’incubo è più vicino di quanto immaginiamo.

Non è di questo che il mondo ha bisogno. Di pace, non di guerra l’umanità ha necessità. Spendiamo la montagna di soldi assegnata alla cosiddetta “difesa” non per sviluppare nuove armi, ma per costruire la pace e gli ospedali, le scuole, le case distrutte dalle guerre, per rendere la vita di ogni essere umano degna di essere vissuta, per nutrire i milioni di uomini che soffrono la fame, per creare lavoro che dia dignità, per coltivare campi di grano e non campi minati. Rimettiamo al centro l’uomo e non il guadagno, la realizzazione dell’individuo e non il suo sfruttamento, se non la felicità, almeno la sicurezza per ogni essere umano.

A proposito dei conflitti bellici Albert Einstein disse:

“Io non so con quali armi sarà combattuta la Terza Guerra Mondiale, ma la Quarta Guerra Mondiale sarà combattuta con pietre e bastoni”.

A questo portano le alleanze militari. A niente altro.

Lo ricordino coloro che hanno in mano i destini del mondo quando andranno a discutere di alleanze militari, di espansione , di nemico da distruggere e ricordino anche che stanno parlando degli uomini che moriranno, che muoiono in questo momento, di esseri umani non di numeri, di vite interrotte, di storie che non avranno modo di svilupparsi, di bambini che non cresceranno, di amori che non potranno essere vissuti.

di Corrado Venti

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