“AMAZING GRACE” DOCUFILM SU ARETHA FRANKLIN

silviaGrazie a questo film documentario su Aretha Franklin, realizzato e prodotto nel 2018 da Alan Elliott per celebrare la morte della cantante, abbiamo forse una possibilità di conoscerla meglio, di addentrarci nell’ambito della sua storia. Purtroppo, le immagini si riferiscono esclusivamente ai due giorni del concerto in cui venne registrato il doppio album live omonimo “Amazing Grace” per cui possiamo difficilmente farci un’idea del carattere e della vita della cantante, troppo pochi i dettagli sulla sua persona; infatti, mancano totalmente immagini di Aretha fuori dall’ambito del concerto, della sua vita privata. Peccato perché questo film concerto, avrebbe potuto offrirci una opportunità di conoscere meglio la grande artista, ci avrebbe permesso di indagare nella sua vita, sui suoi rapporti con il padre, con la sua maestra di canto gospel Clara Ward, con il direttore del coro, ma anche con il regista e con la troupe che filmava prove e concerto.

La mancanza di dettagli invece ci lascia con tanti punti interrogativi: che fine hanno fatto le pellicole girate in quei due giorni, perché non sono state inserite nel film, chi ha deciso quali scegliere e quali scartare? Probabilmente in questi lunghi anni si sono succeduti parecchi eventi, soprattutto in sede di montaggio, oppure qualcosa che ha impedito di rendere il film più approfondito, più fluido, meno superficiale visto che il materiale è rimasto troppo tempo nei cassetti della Warner riesumato proprio grazie alle richieste di Pollak che poco prima di morire aveva sollevato la questione del recupero della pellicola grazie alle nuove tecniche di restauro. Le immagini originali girate nel gennaio del 1972, sono rimaste nel cassetto per 46 anni, forse dimenticate, sicuramente rimaneggiate, tagliate e montate in modo che nel documentario non ci si addentri oltre la linea di quei due giorni di concerto-filmato.


La cosa più strana è che il film sia stato girato sotto la direzione del grande regista Sydney Pollak che però, misteriosamente -probabilmente a causa di questioni legali- viene menzionato soltanto con un “grazie speciale” sui titoli di testa.

La Franklin, dopo un’annata in cui aveva vinto tutto quello che c’era da vincere in ambito musicale, decide di produrre un video e allo stesso tempo di registrare un album dal vivo, organizzando due serate in cui esibirsi all’interno di una chiesa effettuando anche le riprese per il film, chiama un grande regista del momento a dirigere le riprese del concerto in cui si esibirà cantando insieme al Southern California Community Choir, coro della chiesa battista diretto dal Pastore Cleveland. Incredibilmente il video ci mostra una Aretha serissima durante tutte le riprese, che rimane impressa nella mente dello spettatore abituato a vederla cantare e ballare sorridente e leggera negli altri filmati e durante i suoi concerti. In questo film invece la vediamo tesa, concentratissima e serissima mentre, senza mai sorridere, canta in modo sublime con una “stupefacente grazia”, sudando copiosamente quasi in trance, dimenticando di detergersi le abbondanti gocce di sudore che le coprono fronte, viso e collo. Bravissima come sempre, una voce magnifica che riesce ad emozionare e commuovere, toccando le corde più profonde di chi l’ascolta, sembra però misteriosamente irrigidita, molto seria, quasi ombrosa e imbarazzata, forse intimidita dal fatto che sente la responsabilità di cantare davanti a Dio e non ad un pubblico pagante? Si percepisce la sua emozione, perché rimane completamente assorta, in uno stato estatico, impegnata forse anche a pregare, mentre sta cantando salmi del Vangelo, che in effetti, è molto diverso dal cantare normali canzoni.

Molto significativa e bella la scena in cui si vede la cantante intrisa di sudore, profondamente commossa mentre ascolta suo padre, il pastore protestante, C.L. Franklin, che invitato sul palco, raggiante e orgoglioso parla di lei al pubblico ricordando quando da bambina cantava con lui in chiesa a sette anni, raccontando aneddoti ed elogiando sia le sue doti canore che il suo “dono” divino. Da sottolineare invece un altro dettaglio importante, ovvero la presenza tra il pubblico di due individui mimetizzati tra gli spettatori, due musicisti rock che si dice siano stati profondamente influenzati da quel concerto e dal gospel della Franklin. Li vediamo intrufolarsi e prendere posto dapprima nelle ultime file, per poi cambiare posto avvicinandosi pian piano al palco, forse per sentire meglio. Forse invitati dalla cantante stessa, forse dai produttori o forse in incognito, vediamo inquadrati varie volte Mick Jagger e Charlie Watts che ascoltano assorti le melodie gospel che si dice abbiano poi riutilizzato nell’ album “Exile on the main street, che stavano giusto registrando in quel lontano 1972 a Los Angeles. Un richiamo alle sonorità gospel ispirate proprio dal concerto della Franklin? Chissà, sta di fatto che dalle immagini vediamo quanto siano assorti nell’ascolto e quanto apprezzino l’ottima esibizione della cantante. Ricordiamo che il gruppo dei Rolling Stones, viveva in quel periodo lontano dall’Inghilterra a causa di problemi con il fisco, per loro scelta autoesiliati dalla loro patria intitolano così il loro album mentre lasciano la loro terra d’origine, in attesa di decisioni da parte del governo riguardo ad una eventuale condanna per evasione fiscale.

Quel concerto della Franklin forse smuove qualche leva nella loro spiritualità? Non credo proprio, ben conoscendo poi lo stile di vita che conducevano in quegli anni, ma certo qualche influsso il Vangelo deve averglielo dato se Jagger scrive il brano “I just want to see your face” nel tipico stile gospel con annesso coro femminile, il cui testo oscilla tra il sacro e il profano, con protagonista Gesù Cristo al quale Mick, non convinto di aver trovato la fede, chiede di poter vedere il suo volto divino cantando: “I don’t want to walk and talk about Jesus, I just want to see His face”.

Purtroppo, le riprese non riescono a rendere la giusta prospettiva dell’evento, troppo spesso sfocate senza un vero motivo, non sanno cogliere i particolari ed evidenziarli sufficientemente. All’inizio si sente la voce del regista Pollak che annuncia come vorrebbe impostare il film, sentiamo dirgli che gli piacerebbe cominciare le riprese iniziando dalle prove con il coro, durante le quali insegnano ad Aretha le canzoni da cantare, per poi passare al concerto vero e proprio, invece poi, queste immagini non ci sono, forse perdute nel montaggio, forse mai girate, purtroppo ciò che vediamo è solo la Franklin che canta e suona il piano. In pratica possiamo godere solo di un paio di back stage che ci svelano rapidi frammenti delle prove con il coro e del momento del trucco in camerino. La domanda a questo punto sorge spontanea: ma perché Aretha che aveva deciso di produrre il film non ha mai preteso di venirne in possesso? Aveva ceduto tutti i diritti alla Warner? Perché ha voluto lasciarlo nel cassetto per sempre? Forse non le piacevano le immagini e non desiderava renderle pubbliche? Un mistero che purtroppo rimarrà insoluto visto che né la Franklin e nemmeno Pollak potranno mai più svelarci.

di Silvia Amadio

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