Angela Davis, l’attivista afroamericana che ha fatto la storia

La giustizia è una e indivisibile. Non si può decidere a chi garantire i diritti civili e a chi no!”

Non facile scegliere una frase che descrivesse appieno la vita e l’opera di Angela Davis, perché ogni sua citazione è portatrice di un pezzo della sua intera esistenza. Una donna che da sempre ha creduto nella giustizia, nell’uguaglianza e in una società onesta. Questi sono infatti i tre grandi temi ai quali si è dedicata per tutta la vita l’attivista afroamericana più nota al mondo per il suo impegno nel campo dei diritti civili, in particolare quelli afroamericani, dei detenuti e del femminismo.

Angela Yvonne Davis nasce il 26 gennaio 1944 a Birmingham, Alabama, uno stato così famoso  per la sua intolleranza verso le persone di colore che la zona nella quale viveva Angela Davis era chiamata “Dynamite Hill”, poiché in quel luogo le case delle persone nere venivano fatte saltare con la dinamite per mano dei bianchi. Proprio qui, fin dalla tenera età, Angela Davis visse i drammi del razzismo del profondo Sud.

Non ancora maggiorenne riesce a trasferirsi a New York dove inizia a frequentare la Little Red School House, una scuola privata, radicale e progressista che rappresenta per Angela Davis il primo approccio allo studio su socialismo e comunismo, convincendola a prendere posizione e a militare nel gruppo giovanile comunista. I suoi studi, costellati dal massimo dei voti, proseguono a Parigi, dove consegue la Laurea in Letteratura Francese e poi a Francoforte dove ottiene una Laurea in Filosofia.

Fu negli anni Settanta che in America iniziarono numerose mobilitazioni per i diritti civili e allora Angela Davis comprese che il suo posto era lì, con quelle persone, a combattere insieme a loro. Iniziò il suo attivismo per la lotta afroamericana aderendo dapprima al SNCC, un comitato di coordinamento alla lotta non violenta degli studenti, poi si unì alle Black Panthers, iscrivendosi infine al Partito Comunista.

Ottiene la cattedra di filosofia all’università di Los Angeles, ma nel 1970 venne espulsa per aver preso le difese dei Soledad Brothers, tre detenuti neri accusati di aver ucciso una guardia. Come in un film, la sua posizione si complica quando a seguito del fallito tentativo delle Black Panthers di far liberare George Jackson in un’aula di tribunale, viene accusata di cospirazione, rapimento e omicidio poiché la pistola usata per l’operazione è intestata ad Angela.

Dopo mesi di latitanza viene arrestata e processata. In tribunale si difende da sola, questo le permette di diffondere le sue idee politiche in tutto il mondo, presto iniziarono delle proteste organizzate da comitati di varie parti del mondo accesi dalle parole di Davis. E’ possibile affermare che questo periodo rappresenti uno spartiacque nella vita di Angela Davis perché è proprio dalla sua autodifesa in un tribunale che Angela Davis diventa simbolo internazionale dell’attivismo politico, di lotta per i diritti civili e dei diritti delle donne nere.

Presto anche all’interno del movimento Black Panthers iniziarono ad insorgere i primi screzi dovuti alla componente maschile del movimento che vedeva in Davis una minaccia. Viene, infatti, criticata molto dagli uomini del movimento perché, secondo loro, “svolge incarichi da uomo” e loro sono convinti che le donne vogliano impadronirsi dell’organizzazione. Una volta uscita dal carcere prosegue sempre più marcatamente, attraverso scritti, conferenze, lezioni universitarie e interviste, ad affermare le sue idee e teorie sull’oppressione del ruolo della donna nella società americana in generale, a cercare soluzioni politiche al problema del razzismo e dei diritti civili, alla riforma della giustizia penale e sociale. La sua analisi la porta alla costruzione di una teoria e di strumenti per cambiare il mondo. Individua nello sfruttamento l’origine dell’oppressione e ritiene che la classe lavoratrice sia l’unica che possa combattere razzismo e sessismo, rifiutando di darsi una leadership riconoscibile ma privilegiandone una collettiva. Promuove un pensiero femminista a contrasto della cultura maschilista, con lo scopo di far capire alle donne che il lavoro fuori casa è importante per una personale indipendenza economica ma anche un modo per avere una vita al di fuori delle mura domestiche e la possibilità di ribaltare l’idea che la donna possa essere solo madre e moglie.

Insomma una donna eccezionale che attualmente insegna Storia della Coscienza all’Università della California, dove dirige anche il Women Institute. Pur non essendo più iscritta al Partito Comunista, rimangono in lei gli ideali comunisti con cui conduce la sua vita e il suo lavoro di promozione al cambiamento. Angela Davis ha contribuito a scrivere la storia e ha disegnato per tutti noi un futuro migliore, quel futuro che si può riassumere nella sua citazione iniziale: “La giustizia è una e indivisibile. Non si può decidere a chi garantire i diritti civili e a chi no!”

di Stefania Lastoria

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