DATE DA RICORDARE: 14 LUGLIO 1789

Spunto per una riflessione

Anno 1789, 14 Luglio, presa della Bastiglia luogo simbolo della forza repressiva delle élite dominanti. La data è stata scelta dai francesi per festeggiare la loro rivoluzione che, in nome dei principi che la animano, Libertà, Uguaglianza e Fraternità, spazzerà via il cosiddetto Antico Regime sostituendo al privilegio il diritto come elemento fondante. Il diritto della forza è sostituito dalla forza del diritto.

E’ il punto di arrivo di uno scontro iniziato negli Stati Generali, il parlamento costituito dai tre ordini, Clero, Nobiltà e Terzo Stato, dove il voto è espresso per ordine indipendentemente dal numero dei componenti l’ordine stesso. Il Terzo Stato rappresenta il 98% della popolazione, ma è eletto da una piccola parte dei francesi poiché si vota per censo e costituisce la metà dei parlamentari, ma dispone di un voto, mentre Clero e Nobiltà di due voti. I rappresentanti del Terzo Stato chiedono di votare non per ordine ma per testa, ogni parlamentare un voto. Di fronte al rifiuto c’è la rottura e nasce l’Assemblea Costituente.

Gli Stati Generali, dove si consuma lo scontro politico, si riuniscono su convocazione reale e il 5 Maggio 1789 sono riuniti a causa della gravissima crisi economica del paese e quella finanziaria della corona. E’ una crisi pesantissima aggravata dalle carestie. La popolazione di Parigi è affamata e il 13 Luglio assalta i forni in cerca di pane, il 14 Luglio la Bastiglia, che oltre ad essere prigione è anche deposito di armi. L’assalto, la presa della fortezza e la decapitazione del suo governatore, costituiscono un punto di svolta: il popolo, cioè coloro i quali sono fuori dai processi decisionali in mano a nobiltà e clero, si libera del dominio della spada nobiliare e della sottomissione al bastone episcopale, rade al suolo la fortezza, simbolo di oppressione, e arma la guardia nazionale da poco costituita.

Il successivo 26 Agosto è approvata la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, documento che pone fine ai privilegi della nobiltà e del clero, almeno sulla carta.

Questi principi, che hanno dato forza anche alla Rivoluzione Americana, al seguito delle armate napoleoniche, si sono diffusi e diventando patrimonio europeo prima e mondiale successivamente.

Su di essi si fondano le moderne democrazie.

E’ dalla rivoluzione francese che convenzionalmente inizia l’Età contemporanea.

Con l’abolizione del regime feudale si passa dalla concezione dello Stato come patrimonio personale del sovrano, che dispensa privilegi e, tramite l’imposizione fiscale si riappropria di ciò che gli appartiene per diritto divino, alla considerazione dello Stato come bene pubblico che appartiene a tutti i cittadini. Questa concezione rende la presenza del monarca assoluto incompatibile con il sistema in formazione che non potrà che essere repubblicano e democratico.

Dalla combinazione e intersezione di rivoluzione francese e industriale, che sta iniziando a mostrare la sua forza, dalle rivoluzioni dell’800 e del ‘900, dalla sconfitta dei totalitarismi, trae origine il mondo contemporaneo.

Due secoli caratterizzati dall’alternanza di momenti rivoluzionari e progressisti e momenti involutivi e controrivoluzionari.

Non c’è rivoluzione senza controrivoluzione, unite da un rapporto simbiotico” (E. Traverso)

Alla Rivoluzione Francese segue la Restaurazione, cioè la sconfitta. Dalla riflessione su questa nasce il socialismo che porterà alla nascita del movimento socialdemocratico e alla rivoluzione sovietica.

Alla spinta propulsiva dei movimenti progressisti dei paesi democratici, che per tutto il novecento hanno teso alla costruzione di sistemi in cui fossero garantiti i diritti di ognuno, sta seguendo, dopo l’implosione del sistema sovietico, l’attuale momento di controrivoluzione neoliberista che sta cercando di azzerare tutte le conquiste sociali del secolo scorso.

Trascorsi oltre due secoli, cosa rimane degli ideali di Libertè, Egalitè, Fraternitè che, almeno in linea di principio, sono fatte proprie dai moderni sistemi democratici?

Libertà: è l’unica istanza parzialmente soddisfatta, ma soltanto nelle democrazie.

Libertà di poter esprimere le proprie idee, poter manifestare pubblicamente le proprie convinzioni, il proprio credo religioso, la propria sessualità…

Uguaglianza: le sperequazioni economiche stanno aumentando e le disuguaglianze stanno crescendo sempre di più e quindi anche i privilegi: non a tutti sono garantite le stesse opportunità, chi nasce in certi ambienti o regioni del mondo è messo al margine e fa più fatica o non vede affatto garantiti i propri diritti: all’alimentazione, alla salute, allo studio, al lavoro, alla libertà.

Fraternità: di fronte alle tante, troppe guerre in corso, al traffico di migranti, allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, alle nuove forme di schiavitù, all’indifferenza per le sofferenze altrui, non si vede traccia di questo principio.

Il Neoliberismo, in questo momento vincente, mette al centro il profitto, il tornaconto economico. Non hanno importanza i costi sociali e umani, quel che conta è il guadagno, e allora si combattono guerre (Donbass,Kuwait, Nigeria…), si costruiscono fabbriche che avvelenano il territorio circostante e chi lo abita

(Altoforni di Taranto, Eternit in Piemonte, Disastro di Bhopal in India…).

L’umanità è sempre più nettamente divisa tra ricchi e poveri. Il divario aumenta, la concentrazione della ricchezza anche. Secondo uno studio di Credit Suisse relativo al 2020, il 55% della popolazione mondiale, 2,9 miliardi di persone, detiene l’1,3% della ricchezza totale mentre l’1,1% ne possiede il 46%.

Se, come afferma Walter Benjamin, “la rivoluzione è il momento in cui la linearità della storia viene improvvisamente spezzata e tutto diventa possibile, in cui si aprono nuovi orizzonti”, allora ci sarebbe bisogno di un altro momento rivoluzionario.

Una rivoluzione che non passi per l’assalto ai forni del 1789, o per l’invasione dei palazzi del potere recentemente avvenuta nello Sri Lanka, da parte di folle letteralmente affamate.

Una rivoluzione pacifica, di pensiero, di stile di vita.

Obiettivi e, nello stesso tempo metodi per iniziare un percorso, li indica costantemente Papa Francesco, l’unico leader mondiale ad aver compreso che la povertà è il nemico da combattere, perché in essa è la ragione prima delle disuguaglianze, e la distruzione del pianeta è da fermare, perché è la nostra casa comune, e questo per un buon motivo: fratelli tutti.

di Corrado Venti

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