La decrescita necessaria per salvare la Terra

“Il Pil (prodotto interno lordo) è diventato il concetto dominante dei nostri tempi per misurare l’economia. La crescita economica, però, maschera la povertà che crea, mediante la distruzione della natura e della sua capacità di fornire beni e servizi, e  mediante la distruzione delle capacità di autosostentamento delle comunità…”

Così Vandana Shiva su il manifesto del 8 settembre ’22.

In alternativa al Pil, il sovrano del Bhutan, Jigme Singye Wangchuck, ha introdotto negli anni settanta, il Fil (felicità interna lorda), un indice di progresso economico e morale. I criteri presi in considerazione sono la qualità dell’aria, la salute dei cittadini, (non sudditi), l’istruzione, la ricchezza dei rapporti sociali (elemento che ritrovo nella chat “ 25 settembre…Chi voto?”).

Il Bhutan ha il più alto tasso di felicità interna lorda: il Fil. Noi occidentali invece, che rincorriamo il Pil, abbiamo il più basso Fil del mondo, e anche la crisi climatica e il prezzo del gas, frutto della corsa al Pil e della follia della guerra e delle sue inutili sanzioni.

Il Dalai Lama è un convinto sostenitore della Fil. A questo proposito ha dichiarato: “Come buddhista, sono convinto che il fine della nostra vita è quello di superare la sofferenza e di raggiungere la felicità. Per felicità però non intendo solamente il piacere effimero che deriva esclusivamente dai piaceri materiali. Penso ad una felicità duratura che si raggiunge da una completa trasformazione delle mente e che può essere ottenuta coltivando la com-passione, la pazienza e la saggezza. Allo stesso tempo, a livello nazionale e mondiale abbiamo bisogno di un sistema economico che ci aiuti a perseguire la vera felicità. Il fine dello sviluppo economico dovrebbe essere quello di facilitare e di non ostacolare il raggiungimento della felicità”.

Ritorniamo al Pil, prodotto interno lordo, cioè alla ricchezza per pochi a danno del pianeta e di miliardi di persone tenute in povertà. Oggi, l’economia, misurata con il paradigma della “crescita” è in netto contrasto con i processi ecologici e con i bisogni umani primari. La distruzione della natura viene giustificata per favorire l’aumento della crescita, mentre per la maggior parte delle persone sono aumentate la povertà, le privazioni, le sofferenze e l’espropriazione dei beni comuni e primari, come l’acqua, l’aria, energia, istruzione e sanità. Questo sistema, pur essendo promosso come “sviluppo economico”, sta portando al sottosviluppo.

La privatizzazione dell’acqua, dell’elettricità, della sanità e dell’istruzione determina i profitti, ma genera povertà, in termini economici di disuguaglianze e di felicità. Quando le economie vengono misurate solo in termini di flusso di denaro, le disuguaglianze aumentano, i ricchi diventano più ricchi e i poveri più poveri. Il Pil, al contrario del Fil (felicità interna lorda) si basa sulla creazione di un confine artificiale e fittizio e sul presupposto che se si produce ciò che si consuma, non si produce. Di fatto, la “crescita” misura la conversione della natura in denaro e del bene comune in merce. Esempio lampante l’Amazzonia, una foresta vitale che cresce e produce ossigeno non contribuisce alla crescita, ma quando gli alberi vengono abbattuti e venduti come legname, allora abbiamo crescita.

Se le risorse dei popoli vengono mercificate e le economie vengono commercializzate, il flusso di denaro aumenta nella società, ma si tratta di un “flusso in uscita” dalla natura e dai popoli verso interessi finanziari di pochi ricchi. L’economia del denaro cresce, ma l’economia della natura e delle persone si riduce.

Il denaro, da mezzo di scambio che riflette il valore reale dei beni e servizi reali, è diventato “capitale”. Questa astrazione lo separa dalla realtà e permette di violare i limiti ecologici e sociali. L’idea irreale di una crescita illimitata su un pianeta limitato è alla base dello sfruttamento della Terra e delle comunità umane, dice Vandana Shiva. Ogni aspetto essenziale della vita viene colonizzato è reso fonte di profitto. E ogni categoria viene manipolata per essere forzata all’interno dell’economia del denaro come unica valuta.

La visione distorta del mondo secondo cui il denaro è l’unico valore e la creazione di denaro come diritto di superiorità del colonizzatore che rivendica diritti sulle risorse e sulle vite altrui, è alla base della finanziarizzazione della natura. La natura diviene più povera, i popoli diventano più poveri, mentre i ricchi distrugge do il pianeta diventano più ricchi.

Ridurre la natura a un mercato e ridurre i processi ecologici della Terra a beni da possedere e scambiare nel mondo finanziario viola tutti i principi fondamentali con cui Madre Terra organizza la sua economia vivente e condivide i suoi doni per nutrire e sostenere tutti gli esseri viventi. Mediante la distruzione del pianeta con il consumo forsennato dei beni comuni si trasforma la natura in denaro, ma non sarà possibile trasformare il denaro in natura. La violazione dei diritti della Terra sta causando la morte della Terra. Le emergenze che stiamo affrontando, la crisi sanitaria, la crisi climatica, la crisi energetica, la fame, la povertà, l’ingiustizia sociale, sono interconnesse tra loro e hanno radici comuni in un paradigma economico basato sulla crescita illimitata (Pil) che non riconosce limiti ecologici ed etici, che non rispetta l’integrità della Terra e della umanità. La corsa alla crescita sta portando alla nostra estinzione come specie terrestre.

La nostra vita e la nostra libertà ci impongono di liberarci dalla prigione mentale e materiale della “crescita” per recuperare la collettivizzazione dei beni comuni e porre al centro la natura e le persone per creare economie viventi e democrazie viventi fatte di partecipazione, per vivere in armonia con la natura sostituendo il Pil con il Fil, Felicità Interna Lorda.

di Claudio Caldarelli e Eligio Scatolini

 

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