Attacco omofobo via social: condannato a 2 anni di reclusione ex consigliere leghista

I fatti risalgono a un anno e mezzo fa, quando un ex consigliere comunale di Trieste, Fabio Tuiach,  aveva pubblicato un post su un social russo usando parole ripugnanti per commentare il pestaggio di Antonio Parisi, un attivista Lgbtqi+. Concludeva il suo ignobile post ricordando che “… in più di un terzo dei Paesi del mondo non esiste il problema omofobia perché per i gay c’è il carcere o la pena di morte. Noi avevamo il rogo un tempo, mentre in Russia c’è la legge anti-gay”.

Antonio Parisi aveva sporto querela per diffamazione mentre Luca Paladini del Movimento Sentinelli di Milano aveva denunciato l’ex portuale no vax, ex pugile, ex Forza Nuova, ex Lega, ex consigliere comunale triestino Fabio Tuiach. I Sentinelli di Milano si erano anche costituiti parte civile nel processo che, giova ricordarlo, ha potuto fondarsi solo sulla diffamazione a mezzo social con l’aggravante di aver commesso il fatto con finalità di discriminazione.  Niente ddl Zan.

“Sapevamo che il vuoto legislativo poteva rappresentare un ostacolo per il riconoscimento dell’aggravante, ma l’entità della condanna è tale che la riconosce nei fatti” ha detto Luca Paladini al giornale LaRepubblica.

Il questa prima fase processuale, che si è svolta davanti al Giudice delle Indagini Preliminari di Trieste, la condanna è stata di 2 anni di reclusione senza pena sospesa. Il Pubblico Ministero aveva chiesto 10 mesi, il GUP ha raddoppiato la pena. Come in un girone dantesco  per Fabio Tuiach si apriranno le porte del carcere;  lui, che ricordava che per i gay c’è il carcere, è stato condannato alla reclusione. Dovrà inoltre risarcire economicamente  sia ad Antonio Parisi sia ai Sentinelli di Milano. I Sentinelli, nati otto anni fa come Movimento e ora diventati ufficialmente associazione,  hanno come scopo fondante  la difesa dei diritti civili e dei valori della laicità e dell’antifascismo.

Siamo ancora nel primo grado di giudizio, ma la sentenza sembra ridare speranza, soprattutto in un momento storico e politico dove la maggioranza degli italiani ha preferito scegliere chi non è favorevole al matrimonio egualitario e non intende espandere pienamente i diritti della comunità lgbtqi+.

Una vittoria di civiltà e uno stimolo a lottare sempre per i diritti civili, a prescindere dalla stagione politica.

di Nicoletta Iommi

 

Print Friendly, PDF & Email