FESTIVAL DELLA CULTURA PARALIMPICA

silviaCORPO A CORPO il documentario su VERONICA YOKO PLEBANI

A Milano si è svolta dall’11 al 14 ottobre la terza edizione del Festival della Cultura Paralimpica, riprendendo il suo cammino dopo la sosta forzata post pandemica. L’iniziativa, promossa e ideata dal Comitato Italiano Paralimpico, è nata con l’idea di portare alla luce il mondo sportivo dei diversamente dotati, donando una diversa percezione della disabilità attraverso l’aiuto di filmati, documentari, fotografie, racconti e testimonianze dei diretti protagonisti di questo universo sportivo. Tante le attività nel programma: spazi per talk, mostre fotografiche, presentazioni di libri, dibattiti e una rassegna cinematografica dedicata al mondo paralimpico. All’interno del ricco programma del festival, una particolare attenzione viene dedicata al mondo della comunicazione, dell’arte e dello spettacolo con l’obiettivo di fornire una prospettiva nuova e una percezione diversa e più inclusiva di questo mondo dello sport. Ѐ proprio l’inclusività il tema posto al centro di questo Festival, un tema scottante che richiede apertura di pensiero e libertà di opinioni, conoscenze specifiche, cultura della cura e tanto impegno nella lotta contro pregiudizi ed emarginazione.

“CORPO A CORPO”: LE CICATRICI INVISIBILI DI CHI SI AMA

All’interno della rassegna cinematografica ecco un film perfetto per portare avanti il discorso di inclusività e del non sentirsi diversi, il documentario CORPO A CORPO, un lavoro ben calibrato scritto e diretto dalla regista Maria Iovine, che, con estrema delicatezza e tatto, racconta la giornata tipica di una atleta paralimpica. Le riprese ci immergono in un mondo sportivo altamente qualificante, un racconto intimo e toccante ma che in nessun momento spinge a provare tristezza o compassione, anzi, la protagonista di questo bellissimo documentario, la bresciana Veronica Yoko Plebani dice: “Io amo il mio corpo, per me non è un problema”.  Veronica è l’atleta di triathlon che alle paralimpiadi di Tokyo ha vinto il bronzo nella classe Pts2, ovvero: 750 mt di nuoto, 20 km di ciclismo e 2 km di corsa nella condivisione. Aveva già partecipato ai giochi di Sochi con lo snowboard e a Rio 2016 con la canoa, è un’atleta a tutto tondo la nostra protagonista, è piena di coraggio e determinazione e ci racconta di non essersi mai voluta fermare di fronte alla malattia, alle difficoltà, ai dolori lancinanti e alle amputazioni. A quindici anni a causa di una meningite fulminante, Veronica si ritrova a dover affrontare una malattia che non lascia scampo e a prendere atto che la sua vita sarà per sempre diversa da quella di prima. Diversa ma non necessariamente peggiore, ci tiene a sottolineare, quando ci svela che la malattia le ha permesso di essere quella che è oggi, ovvero una campionessa a livello mondiale, una donna sicura di sé, una atleta determinata nonostante protesi, cicatrici e arti mancanti, una bellissima ragazza ma soprattutto una bellissima persona. Ogni sua giornata è dedicata agli allenamenti, corre, nuota nel lago d’Iseo, va in bici ma riesce comunque a lasciare del tempo per l’università, per le amicizie e per suonare il pianoforte. Con tantissimi followers che la seguono, Veronica è diventata una icona della para atletica, dà speranza a tante persone che come lei si trovano all’improvviso a dover convivere con una menomazione o con una malattia devastante. Inclusività e normalità sono i termini che prendono il posto centrale nelle sue comunicazioni sui media, le sue convinzioni la rendono una eroina inattaccabile dallo sconforto perché il suo intento è quello di abbattere lo stereotipo della diversità, dando a tutti l’esempio che la vita continua anche quando si ha un corpo cambiato, un corpo forse diverso da quello che era prima, ma che le cicatrici di oggi, non impediscono di amare lo stesso.

Silvia Amadio

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