Liliana Segre: quel lampo di luce nel buio della destra al potere

Nella mattinata di ieri si è insediato il nuovo parlamento e si sono avviati i procedimenti per le elezioni dei Presidenti di Camera e Senato. Già nella mattinata di ieri, al primo scrutinio è stato eletto Presidente del Senato, Ignazio La Russa di Fratelli d’Italia. Alla Camera, questa mattina, è stato eletto Lorenzo Fontana, della Lega.
Ma l’attenzione in Senato, oltre che al neo eletto La Russa, è stata tutta per la Presidente di turno, Liliana Segre, che ha guidato i lavori del Senato fino alla elezione del nuovo Presidente, in quanto senatrice più anziana.
Nel suo discorso la Segre ha toccato diversi temi esponendo la sua relazione in modo chiaro e pacato ma altrettanto deciso e fermo nelle sue dichiarazioni.

Molto toccante il richiamo alla sua infanzia, all’ignominia delle leggi razziste che la vollero espulsa dalla scuola con la sola colpa di essere nata ebrea.

Si è poi soffermata sull’attualità della Costituzione affermando, con una citazione di Calamandrei, che “non è un pezzo di carta, ma è il testamento di 100.000 morti caduti nella lunga lotta per la libertà; una lotta che non inizia nel settembre del 1943 ma che vede idealmente come capofila Giacomo Matteotti” e sulle successive riforme, permesse dall’art.138, ma che nel tempo “se le energie che da decenni vengono spese per cambiare la Costituzione – peraltro con risultati modesti e talora peggiorativi – fossero state invece impiegate per attuarla, il nostro sarebbe un Paese più giusto e anche più felice.”

Ha ricevuto ancora applausi scroscianti nell’affermare la necessità, da parte della politica di “lasciare fuori da questa assemblea la politica urlata, che tanto ha contribuito a far crescere la disaffezione dal voto, interpretando invece una politica “alta” e nobile, che senza nulla togliere alla fermezza dei diversi convincimenti, dia prova di rispetto per gli avversari, si apra sinceramente all’ascolto, si esprima con gentilezza, perfino con mitezza.”
Si è poi soffermata sul concetto di festeggiare unitariamente le festività laiche e civili quali il 25 aprile (festa della Liberazione), il primo Maggio (festa del lavoro) e il 2 giugno (festa della Repubblica) sottolineando che le grandi nazioni  “dimostrano di essere tali anche riconoscendosi coralmente nelle festività civili, ritrovandosi affratellate attorno alle ricorrenze scolpite nel grande libro della storia patria. Perchè non dovrebbe essere così anche per il popolo italiano? Perché mai dovrebbero essere vissute come date “divisive”, anziché con autentico spirito repubblicano”

Ha poi lanciato un monito sul superamento del linguaggio dell’odio, “degli steccati e l’assunzione di una comune responsabilità è quello della lotta contro la diffusione del linguaggio dell’odio, contro l’imbarbarimento del dibattito pubblico, contro la violenza dei pregiudizi e delle discriminazioni”.
Altro monito, infine per tutte le forze in Parlamento, sia di maggioranza che di opposizione in cui la Segre afferma che occorre “interrompere la lunga serie di errori del passato e per questo basterebbe che la maggioranza si ricordasse degli abusi che denunciava da parte dei governi quando era minoranza, e che le minoranze si ricordassero degli eccessi che imputavano alle opposizioni quando erano loro a governare”.

Ha poi richiamato all’identità europeista dell’Italia, nel continuare necessariamente il percorso Europeo e alla necessità che la Guerra Russia-Ucraina termini al più presto e che “la pace è urgente e necessaria. La via per ricostruirla passa da un ristabilimento della verità, del diritto internazionale, della libertà del popolo ucraino”.
Liliana Segre, anche se provvisorio e per un solo giorno, è stata una grande Presidente del Senato.
Un lampo di luce, nel buio che ci troveremo davanti per un po’ di tempo.
Sicura, decisa, lucida, ha saputo toccare al cuore e alla testa di chi la ascoltava, Senatori e non. Moniti e richiami decisi sull’attualità della Costituzione (altro che vecchia di settant’anni…) sulla necessità di difenderla ma anche di attuarla. Ha richiamato allo spirito antifascista dell’Italia repubblicana, alla centralità del Parlamento e anche ad una certa decenza e rispetto da parte di tutti nel fare politica. Ha toccato argomenti come quello della pace, del linguaggio dell’odio troppo spesso utilizzato per esprimere pregiudizi, violenza e discriminazione.

Ha concluso l’intervento facendo gli auguri di buon lavoro al nuovo Senato.
Il nostro augurio, oltre che al nuovo Senato, va a Liliana Segre perché continui con la sua attività di testimonianza ai posteri di quanto è successo, di quanto ha subito in gioventù.
Ci auguriamo che continuino ancora a lungo le sue lezioni di storia vissuta, di civiltà, di educazione e rispetto. A tutto questo aggiungiamo quello che ha dato ieri al Senato e all’Italia tutta: un’autentica lezione di educazione civica e politica.
Alla senatrice Segre va tutta la stima e la riconoscenza possibile. Grazie Liliana.

Maurizio Manuelli

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