Prima di entrare nel Merito

La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nel nominare Ministro dell’Istruzione Giorgio Valditara, ha comunicato che il Ministero dell’Istruzione cambia nome: ora si chiama “Ministero dell’istruzione e del Merito”. Si torna dunque a parlare di meritocrazia e tornano alla mente le parole di Papa Francesco durante l’incontro con il mondo del lavoro, il 27 maggio 2017, a Genova: <<Un altro valore che in realtà è un disvalore è la tanto osannata meritocrazia. La meritocrazia affascina perché usa una parola bella come il merito, ma siccome la utilizza in modo ideologico, la snatura e perverte. La meritocrazia, al di là della buona fede dei tanti che la invocano, sta diventando una legittimazione etica della disuguaglianza>>. 

Il merito nella scuola, fa tornare indietro di molti anni, a quella scuola classista che favoriva i figli dei benestanti e lasciava indietro i figli dei non abbienti.

Sarà per questo che il neo ministro, dopo le accese polemiche sul cambio di nome del suo Ministero, ha precisato su La Repubblica: <<Il nostro non sarà un metodo classista e reazionario, ma il suo contrario. Vogliamo valorizzare i talenti, far tornare la scuola un ascensore sociale, non lasciare indietro nessuno>>.

Prima di entrare nella questione del merito o della meritocrazia, il lavoro che ci  si aspetta  da questo nuovo Governo è dunque che riesca a rendere concreta l’uguaglianza nelle scuole, perché di fatto così non è. Alla base dell’alta dispersione scolastica nel nostro Paese ci sono proprio quelle disuguaglianze di cui parlava Papa Francesco. L’accesso all’istruzione pubblica in maniera completa e regolare è un parametro che permette di valutare l’equità di uno Stato e, per quanto riguarda l’Italia, i dati non sono per niente confortanti.

Nell’anno scolastico 2018-2019, secondo il rapporto del MIUR – ex Ministero dell’Istruzione, Università e ricerca-, 102mila studenti circa hanno abbandonato la scuola. Nel 2021, secondo l’Eurostat, il 12% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni si è fermato alla scuola media. Un dato nettamente superiore a quello degli altri Paesi europei.

Le cause della dispersione scolastica, secondo le statistiche, sono da rintracciare nel territorio, nelle condizioni sociali, nella cittadinanza e nel genere.

L’abbandono si registra principalmente tra i bambini stranieri, anche se si evidenziano differenze tra i nati in Italia e i nati all’estero che hanno, per questo, maggiori difficoltà di inserimento, i residenti nel Mezzogiorno, i maschi. Ancora più preoccupante è il fatto che, mentre si introduce il concetto del merito, i dati Invalsi rilevino che il punteggio cresce al crescere dello status sociale e che, a parità di risultati scolastici, i figli di persone benestanti scelgano i licei, mentre i nati in famiglie meno agiate si orientino verso istituti professionali.

<<Così se due bambini alla nascita nascono diversi per talenti o opportunità sociali ed economiche, il mondo economico leggerà i diversi talenti come merito, e li remunererà diversamente. E così quando quei due bambini andranno in pensione, la disuguaglianza tra loro sarà moltiplicata>>, continuava Papa Francesco nel suo discorso sulla meritocrazia.

Prima di pensare al Merito, si dovrebbe pensare a diminuire la dispersione scolastica e le disuguaglianze tra gli aventi diritto allo studio.

Nicoletta Iommi

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