Silenzio, per favore. Racconti su Mosca, Stalin e il Terrore

Si è svolta a Roma, sabato 29 ottobre,  presso la libreria indipendente Sinestetica Expo,  la presentazione   del libro “Silenzio, per favore”  di Slava Sergeev, Queen KristianKa Edizioni, tradotto per la prima volta in assoluto in Italia da Francesca Lazzarin, con la prefazione di Patrizia Deotto, membro dell’Associazione Memorial,  Premio Nobel per la Pace 2022.

Il 29 ottobre è una data simbolica: dal 1991 l’Associazione Memorial organizza sulla piazza della Lubjanka,  davanti alla sede del KGB e accanto al Monumento delle vittime del Terrore inaugurato nel 1990, una manifestazione chiamata “Il ritorno dei nomi”, una lettura delle liste dei nomi delle vittime che prosegue per ore accanto al masso di granito proveniente dalle isole Solovki.

I tre racconti che compongono il libro rappresentano un punto di contatto tra la storia russa fatta di vittime, repressioni, guerre e una città, Mosca, ormai cosmopolita, modernamente europea  e proiettata al futuro. La prospettiva adottata dall’autore, che ora vive a Gerusalemme,  è interessante e inedita: si parte dai primi anni del duemila, anni in cui i protagonisti vivono e lavorano, per tornare all’epoca staliniana dove i  personaggi torneranno a fare i conti, loro malgrado, con l’oscuro passato di cui non vogliono parlare.

“I tre racconti di Sergeev riflettono le ricadute provocate nella società russa dall’interpretazione manipolata della storia. I giovani protagonisti, digiuni di memoria storica sia familiare che scolastica, si trovano a fare i conti con un passato che per lo più ignoravano” scrive Patrizia Deotto nella prefazione.

Una chiamata alla presa di coscienza collettiva, ad un processo di riconquista della memoria, di cui i giovani russi non sembrano sentirne l’esigenza. La società russa che emerge dai racconti è un unico corpo a tre teste: da un lato i c.d. liberali, sostenitori delle spinte riformiste e democratiche, dall’altro i militaristi, patrioti e conservatori e al centro gli indifferenti, che si tengono alla larga da ogni sforzo di memoria.

 “Dal 2010 in poi Mosca si è trasformata, è diventata molto più appetibile non solo per i  moscoviti, ma anche per i tanti turisti stranieri; i suoi abitanti vogliono vivere in un eterno presente, pensare solo positivo, qualsiasi argomento che intacchi questa patina provoca una certa insofferenza. Non si rendono conto che dentro di loro covano anche le esperienze passate, quelle delle generazioni precedenti” spiega la curatrice Francesca Lazzarin che ha vissuto per molti anni a Mosca.

 Durante la presentazione è stato anche mostrato il video messaggio che l’autore, Slava Sergev, ha inviato da una panchina di Gerusalemme non solo per testimoniare il suo impegno sociale, ma anche per spiegare l’ironia che caratterizza molti suoi scritti: “Nel tragico non c’è niente di divertente. Ma ci può essere in quello che precede o in quello che segue. La risata ci libera dalla realtà meccanicistica, la risata è una protesta, i regimi totalitari hanno paura della risata, la paura invece è sfruttata da chi è al potere”

Nicoletta Iommi

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