Caso Hasib Omerovic, i quattro agenti indagati per falso e tortura rimangono in servizio

Torniamo a parlare del caso Hasib Omerovic, il ragazzo sordomuto di etnia rom precipitato dalla finestra lo scorso 25 luglio dopo una ispezione non autorizzata nel suo appartamento da parte di quattro agenti di pubblica sicurezza del commissariato Primavalle di Roma.

Da quanto si apprende dall’Onorevole Nicola Molteni, sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma ha avviato un procedimento penale per i reati di false informazioni al pubblico ministero, falso ideologico e tortura nei confronti di tutti e quattro gli agenti coinvolti.

Il procedimento è ancora nella fase delle indagini preliminari e coperto dal segreto investigativo ma, secondo quanto anticipato dal quotidiano La Repubblica, le accuse per i quattro poliziotti sarebbero quelle di aver percosso e minacciato Hasib,  poi di averlo afferrato  per i piedi e gettato dalla finestra della sua stanza. Accuse ancora tutte da provare.

L’Onorevole Molteni, in risposta all’interrogazione parlamentare presentata dal deputato Riccardo Magi, ha poi specificato che sono stati presi provvedimenti di carattere organizzativo che hanno riguardato sia il dirigente del distretto, ora sostituito da un primo dirigente PS altamente qualificato, sia i quattro agenti.  Tre di loro sono stati adibiti a servizi di vigilanza interna mentre uno è stato assegnato ad altro ufficio di pubblica sicurezza della capitale.Nessuno di loro ha ancora subito un procedimento disciplinare, sono dunque ancora tutti in servizio. L’onorevole Molteni ha assicurato che, all’esito del procedimento penale e solo se dovessero esserci i presupposti, saranno avviati gli opportuni procedimenti.

“Preoccupa l’idea che quanti detengono il monopolio legale dell’uso della forza, in qualità di agenti delle forze dell’ordine, non vengano sottoposti a procedimenti di sospensione, a seguito di indagini per ipotesi di reato così gravi come quelli che riguardano la vicenda del giovane Hasib. Il rischio di minimizzare quanto accaduto la mattina del 25 luglio nell’appartamento di Primavallepotrebbe rappresentare l’anticamera di una volontà volta ad allontanare il conseguimento di una verità piena, la stessa invocata e ricercata dalla mamma di Hasib”, commenta Carlo Stasolla, di Associazione 21 luglio.

Intanto Hasib Omerovic, 36 anni, lotta ancora per la vita, in uno stato di minima coscienza, nel reparto di neuroriabilitazione ad alta intensità del Policlinico Gemelli  dove viene continuamente monitorato.

Nicoletta Iommi

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