Il 25 novembre si celebra la giornata contro la violenza sulle donne: la storia delle coraggiose sorelle Mirabal

Ogni anno il 25 novembre si celebra la giornata internazionale contro la violenza sulle donne e sul femminicidio. Non si tratta di una giornata scelta a caso ma voluta fortemente dall’Onu nel 1999 per ricordare il 25 novembre  del 1960, quando nella Repubblica Domenicana vennero uccise Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal per aver combattuto il regime autoritario di Rafael Trujillo, al potere dal 1930 al 1961. Un regime che andò oltre la corruzione, nepotismo e repressione sistematica di ogni oppositore, favorendo anche la violenza di genere.

La stessa Minerva Mirabal, appartenente a una famiglia altolocata e donna di grande bellezza, fu vittima diretta delle molestie del leader dominicano, che si infatuò di lei. Ma più lei lo rifiutava più diventava un’ossessione per Trujillo, che arrivò a incarcerare il padre. Minerva non si piegò mai a quelle avances e combatté ogni altro abuso insieme alle sorelle, tre coraggiose donne rivoluzionarie che per questo furono massacrate brutalmente nel 1960.

In una antica foto degli anni ’50, le tre sorelle appaiono forti, sorridenti, determinate, con tutta la vita davanti a loro.

La trentennale dittatura di Trujillo sulla Repubblica sulla Repubblica Dominicana viene considerata una delle più dure dell’America Latina: dal 1930 al 1960 si calcola che furono uccise più di 50.000 persone.

Le sorelle Mirabal provenivano da una famiglia benestante che, come molte altre famiglie, era stata espropriata dei suoi beni dal regime; erano donne colte e decisero di organizzarsi per combattere contro le atrocità commesse dal dittatore. Insieme ai loro mariti diedero vita al “Movimento 14 giugno”, gruppo politico di opposizione clandestina che prese piede in tutto il paese. Ma i membri che ne facevano parte vennero duramente perseguitati e molti incarcerati, comprese le sorelle Mirabal e i loro coniugi. Le donne furono poi liberate ma uccise brutalmente in un agguato mentre si recavano in macchina a visitare i loro mariti nella prigione di Puerto Plata. Sembra che l’auto venne fermata dal Servicio de Inteligencia Militar che fece scendere le passeggere e condotte in una piantagione di zucchero furono poi uccise a bastonate.

Cadute dunque in un’imboscata del regime.

I cadaveri furono rimessi in macchina per simulare un incidente al quale però nessuno credette. Fu quello il momento in cui molte coscienze iniziarono a scuotersi.

La figura di Trujillo iniziava a tramontare e la dittatura a scricchiolare: anche gli Stati Uniti, che lo avevano appoggiato fino a quel momento, smisero di proteggerlo dopo il suo tentativo di far assassinare il Presidente del Venezuela Betancourt, contrario alla dittatura.

Si dice che quando a Minerva Mirabal dicevano che Trujillo l’avrebbe fatta ammazzare, lei rispondeva: “Se mi ammazzano, tirerò fuori le braccia dalla tomba e sarò più forte”. La promessa di Minerva si realizzò tanto che qualche mese dopo il dittatore venne assassinato e nel 1962, si tennero finalmente le prime elezioni libere dall’inizio della dittatura.

Queste tre sorelle furono il simbolo della dignità della donna e dell’impegno per la democrazia. Tony Raful, ambasciatore della Repubblica Dominicana in Italia, afferma: “Trujillo è stato definito il dittatore più sanguinario dell’America Latina. In trentuno anni al potere represse le libertà e i diritti delle persone e le sorelle Mirabal simbolizzarono la luce della resistenza. La loro lotta ispirò il sacrificio di tante donne domenicane ma anche dell’America Latina e dei Caraibi”, continua Raful, evidenziando che “quella luce è la stessa che brillò in Europa grazie a chi combatté i regimi anti-democratici durante la seconda Guerra mondiale e che oggi deve ancora brillare, anche in Europa, contro chi minaccia la democrazia e le libertà”.

Stefania Lastoria

Print Friendly, PDF & Email