Quando la storia non è maestra di vita

I generi alimentari di prima necessità sono aumentati vertiginosamente, alcuni più che raddoppiati; il carburante ai distributori ha consolidato un aumento del 50%; la povertà, anzi le povertà, aumentano.

Il tasso di disoccupazione ufficiale, cioè il rapporto tra le persone in cerca di occupazione e la forza lavoro, somma di occupati e disoccupati, è del 7,9% (dati ISTAT settembre 2022), che tradotto in numeri significa oltre due milioni di persone prive di reddito, queste rappresentano cinque milioni di esseri umani considerando che la famiglia media italiana è composta da  2,3 componenti.

Ma quale è davvero  il tasso di disoccupazione reale?

Secondo i dati prodotti dalla BCE, che includono tutte le forme di disoccupazione tra cui  anche coloro che hanno perso la speranza di ottenere un lavoro, si osserva che sono il 22% e non il 7,9, cioè di 5,8 milioni di persone/famiglie, 13 milioni di cittadini italiani sono privi o quasi di fonte di reddito. Vale a dire, privi della possibilità di avere una vita dignitosa.
A suddette persone bisogna aggiungere coloro che sono occupati, sì ma poche ore a settimana e che risultano dunque occupati, costretti a salari da fame, a causa degli effetti della  deregolamentazione contrattuale conseguente al tanto decantato jobs act renziano ed ai contratti atipici.

A fronte di una situazione economica pre-recessiva, la finanziaria non introduce nessuna riforma di ampio respiro, strutturale, ma insiste sul proseguimento della politica dei bonus a pioggia, una politica ispirata da una forma di  populismo compassionevole.

L’eliminazione criminale del reddito di cittadinanza che ci allontana dall’Europa civile, il lassismo fiscale, la diminuzione delle tasse per le categorie più agiate, la reintroduzione dei famigerati voucher che legalizzano il nuovo schiavismo, una politica xenofoba nei confronti dei disperati che attraversano i mari su gusci di noce, perdendo troppo spesso la vita, per poter fuggire da guerre e fame.

Contestualmente si prevede di arrivare, come conferma Crosetto ministro della Difesa e, almeno a suo dire, ex procacciatore di affari dell’industria bellica, al 2% di PIL, circa 36 miliardi di euro, destinati alle spese del “Ministero della Difesa”, che i nostri nonni avevano almeno il pudore e l’onestà intellettuale di chiamare con il suo vero nome: “Ministero della Guerra”.

Abolizione delle tasse sulle case: altro regalo ai grandi proprietari immobiliari poiché la prima casa ne è già esente e i poveri hanno solo quella, a volte.

Una guerra ai poveri, e non alla povertà, fatta tramite la compressione dei redditi, cui concorre un’ inflazione reale che è ben oltre il 10% ufficiale, dei salari, fatta di tagli reali alle spese sanitarie e scolastiche i cui incrementi di spesa non compensano la diminuzione del potere d’acquisto dovuto all’inflazione.  Tagli reali agli investimenti su due settori vitali di un Paese la cui popolazione ha bisogno di istruzione: non abbiamo abbastanza laureati; per non parlare del sistema sanitario, le cui carenze sono state tragicamente ben evidenziate dall’epidemia COVID.

Non molto di diverso c’era da aspettarsi da un governo composto da neofascisti, sovranisti e liberisti, che avevano tutto ciò chiaramente indicato nel loro programma elettorale, e che gli italiani recatisi alle urne hanno votato.

Bisogna concludere che la macchina del consenso, quella che svuota le menti e le riempie di non pensiero, funziona perfettamente in questo Paese.

Avremmo dovuto esserne coscienti.

Chi ha buona memoria, o conoscenza dei fatti, ricorda come il governo Craxi riuscì a far credere agli italiani, i quali ne approvarono l’abrogazione, che la scala mobile, meccanismo che con tre mesi di ritardo adeguava i salari alla perdita di potere d’acquisto dovuto all’inflazione, fosse invece la causa della stessa.

Viviamo in un Paese che non ha memoria, che non riesce a fare i conti con i propri errori e con il proprio passato, un Paese in cui la povertà non è un disagio e un problema, ma una colpa.

Se la locuzione Historia magistra vitae ha una sua validità, non è in questo Paese che potremo trovarla.

Corrado Venti

 

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