Gli “ultimi” muoiono di freddo a Natale

Gli “ultimi” muoiono di freddo, sotto i ponti, a Natale. Quando tutti spendono e consumano, tra le luci e gli addobbi. Spendono e consumano, indifferenti agli “ultimi. Indifferenti alle persone, donne, bambini, anziani, che soffrono, sono soli, abbandonati e in fuga. Natale, non è per tutti. Natale è per pochi. Natale. Natale. Natale triste quando si muore di freddo. Sotto un ponte ferroviario. Al buio.

Le luci, gli addobbi, l’albero di Natale ed i presepi, sono sopra. Dove i poveri, gli “ultimi” vengono scacciati. Resi invisibili dalla indifferenza dei ricchi, dei benpensanti, dei borghesi, di coloro che parlano di solidarietà , ma poi la solidarietà non la fanno. E lasciano morire di freddo, a Natale, i nostri fratelli che fuggono dalle guerre e dalle violenze.

Alì. Si chiamava Alì. Aveva venti anni. È morto di freddo, a Bolzano. La città dei mercatini, delle fiere e delle feste natalizie. A Bolzano, è morto di freddo Alì. Solo. Senza nessuno vicino. Aveva venti anni. Era fuggito dall’Egitto. Alì era uno dei tanti “ultimi” che nessuno vede. Anzi che tutti fanno finta di non vedere. L’indifferenza rende invisibili agli occhi la sofferenza dei fratelli.

“La nostra città è affollata di turisti, dice il vescovo di Bolzano Ivo Muser, ma non si è trovato posto per questo giovane, deceduto da solo e al gelo. Non dobbiamo rimanere indifferenti”.

“Le luci dei mercatini di Natale affollati di turisti le ha viste soltanto da lontano, Alì, perché a lui, come alle altre centinaia di migranti che si trovano, per strada, a Bolzano, il centro è precluso”. Scrive Avvenire, il quotidiano dei vescovi.

Il centro è precluso, vuol dire che vengono scacciati. Allontanati come appestati. Portati ai margini. Lasciati nel nulla dove non c’è nulla. Solo freddo e solitudine. Ai margini c’è la disperazione di sentirsi abbandonati, soli, senza speranza. E senza speranza si muore. Di freddo. A soli venti anni. Come Alì. Come tanti altri Alì. Natale non è per loro. Natale è per pochi fortunati, indifferenti alle sofferenze umane.

Eppure il Natale è il giorno della gioia. Della nascita di Gesù. Natale è il giorno della speranza, anzi può essere il giorno della speranza se apriamo il cuore in segno di accoglienza, camminando con loro, con gli Alì del mondo. Invitandoli a stare con noi, tra le luci dei mercatini, ad ammirare l’albero, a gioire di una bevanda calda, di un letto caldo. Di una mano calda che stringe la mano fredda. Condividendo, il freddo, ma anche la luce della speranza che brilla negli occhi di un fratello, lasciato solo.

Alì, aveva venti anni, è morto di freddo e solitudine tra i cartoni umidi e le coperte bagnate, nella zona della Fiera di Bolzano, sotto la linea ferroviaria che collega il capoluogo con Merano.

È successo in questi giorni. Era la seconda notte che Alì passava al gelo. Era il secondo giorno in Italia, dopo essere entrato dal Brennero percorrendo la famigerata “rotta balcanica”. Era venuto in Italia per cercare la speranza di vivere, invece ha trovato la morte ad attenderlo. Una morte senza falce, vestita con il mantello del gelo e il ghigno del ghiaccio. Una Morte che attende tanti altri, in questi giorni. Una Morte che ride della stupidità umana che lascia morire i suoi fratelli, di freddo tra il suo le sue gelide braccia. La Morte che si è preso Alì a soli venti anni, tra l’indifferenza delle luci e del mercatino di Natale più famoso d’Italia.

 

Claudio Caldarelli – Eligio Scatolini

Print Friendly, PDF & Email