L’eccidio dei fratelli Cervi

75 anni fa furono uccisi, fucilati, dai fascisti, sette fratelli partigiani: i fratelli Cervi. Era il 28 dicembre del 1943 quando a Reggio Emilia, come rappresaglia per l’uccisione di un funzionario fascista, furono trucidati i sette fratelli Cervi. Il più grande aveva 42 anni, il più giovane, 22 anni. I fratelli Cervi si chiamavano: Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore.

Erano nati a Campegine, un comune in provincia di Reggio Emilia. I genitori, Alcide Cervi e Genoveffa Cocconi, erano contadini, ma avevano cresciuto i figli cercando di migliorare la condizione culturale della famiglia, in particolare studiando le più moderne tecniche agricole per quella epoca. Il padre dei fratelli Cervi, Alcide, era impegnato in politica, era iscritto al Partito Popolare, ma era antifascista, così i suoi figli, alcuni iscritti all’Azione Cattolica.

Nella cascina dove abitavano, si riunivano in molti, per discutere della situazione, della campagna, della condizione sociale. Molti antifascisti si incontravano nella cascina, con papà Alcide ma anche con i suoi figli. Tutti pervasi da un sincero sentimento di libertà, di uguaglianza e fraternità. Tutti convinti che il nazi-fascismo doveva essere abbattuto.

La cascina della famiglia Cervi era un luogo di discussione, di incontro e di accoglienza. Molti disertori, renitenti alla leva della Repubblica di Salò, oppositori del regime e alcuni cittadini sovietici, trovarono rifugio nel granaio e nel fienile dei Cervi.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre del ’43 i fratelli iniziarono ad essere attivi contro i fascisti. In ottobre Aldo Cervi e alcuni suoi fratelli andarono in montagna ad unirsi ai partigiani del Gap (Gruppi d’Azione Patriottica) del Partito Comunista.

Il 25 novembre del 1943 i fratelli Cervi, i sette fratelli Cervi, si trovavano tutti nella cascina di Campirossi, insieme ai genitori Alcide e Genoveffa, mogli e amici, quando un plotone della Guardia Nazionale Repubblicana circondò la casa e ordinò agli uomini di arrendersi e consegnare le persone che vi si erano rifugiate. I sette fratelli Cervi furono arrestati insieme al padre, a Quarto Camurri, al partigiano Dante Castellaccio, a Tarassov e a tre soldati stranieri.

I fratelli Cervi furono rinchiusi nel carcere politico dei Servi a Reggio Emilia. Rimasero prigioniero fino alla mattina del 28 dicembre del 1943, quando vennero fucilati.

Alcide Cervi, il papà dei fratelli, seppe della morte dei figli solo l’8 gennaio. Alcide Cervi morì nel 1970, fino a quel giorno, ogni giorno racconto la storia dei suoi figli, nelle scuole, nei bar, elle case del popolo, in ogni luogo, senza mai dimenticare.

La cascina di Campirossi fu rasa al suolo dai fascisti, lasciando in mezzo alla strada le donne e i bambini. I fratelli Cervi furono fucilati nel poligono di tiro di Reggio Emilia alle 6,30 del mattino. Papà Cervi fu informato dalla moglie Genoveffa della fucilazione dei suoi figli, otto giorni dopo l’accaduto. “Dopo un raccolto ne viene un altro, bisogna andare avanti”. Queste le parole di “Cide” quando tornato a casa la moglie gli racconta l’Eccidio. Da quel giorno furono.e donne Cervi a lavorare la terra insieme agli undici nipoti.  Alcide non smise mai di raccontare la violenza fascista, fino al giorno della sua morte. Al suo funerale parteciparono più di 200 mila persone.

Claudio Caldarelli

Print Friendly, PDF & Email