“Lorsignori, l’adulazione ed i nuovi Onorevoli… Cariglia”

(Antonio Cariglia, deputato socialdemocratico deglianni ‘60 e ’70 e poi segretario del PSDI dopo Nicolazzi.
Fu famoso per i graffianti corsivi che gli dedicò Fortebraccio su L’Unità, nei quali giudicava inutile la sua presenza e per i giudizi sarcastici che ne conseguirono).

Quivi venimmo; e quindi giù nel fosso
vidi gente attuffata in uno sterco
che da li uman privadi parea mosso…
”*

*Divina Commedia, Canto XVIII, 2° bolgia nella quale sono puniti gli adulatori

E qui Dante riconobbe un tal Alessio Interminei di Lucca, nobile, che così cerca di giustificarsi:
“Mi hanno sommerso quaggiù le lusinghe di cui la mia lingua non fu mai stanca”

 

“Chi non ha doti deve imparare ad adulare, altrimenti non può cavarsela nel mondo” scrisse Goethe e forse mai come nel recente presente lo sprezzante giudizio del grande pensatore e scrittore tedesco ha dispiegato tutta la sua crudele attualità. Intendiamoci, non è che l’adulazione sia un prodotto della società contemporanea. Anzi! Le sue origini, sia pure indirette, possono essere attribuite agli stessi sofisti che, avendo messo al centro della loro speculazione il mondo dell’uomo, non attribuivano alcun valore all’indagine relativa alle caratteristiche dell’universo fisico. Tutto il loro interesse era centrato sull’uomo e sulle sue attività pratiche e conoscitive e negavano ogni valenza alla dicotomia vero/falso in merito alla conoscenza, al bene/male in campo morale e giusto/ingiusto in campo politico ritenendo che le cose non sono né vere e né false, né giuste e né ingiuste, né buone né malvagie ma solo utili o dannose per noi uomini. Insomma le cose possono essere solo utili o dannose e questa valutazione (per fortuna seguita solo da alcuni individui poiché il pensiero dei sofisti fu avversato da Socrate e dalla sua ricerca di una verità intersoggettivamente valida) molte volte supera ogni remora etica o morale e coloro che la applicano agiscono in modo compulsivo, guidati solo da un sordido obiettivo personale e da una autoesaltazione dell’individualismo e di un particolarismo dissennato.

“Nel momento stesso in cui incontrava un uomo in auge, l’istinto gli suggeriva che costui poteva essere utile, e lui alla prima occasione se lo faceva amico, senza deliberazione, per istinto. Lo adulava, stabiliva un rapporto cordiale e alla fine gli parlava di ciò che gli stava a cuore”. (Lev Tolstoi)

È comunque automatico e speculare che se esistono personaggi come Ser Alessio Interminei, che nell’Inferno è messo nello sterco, coperto fino al capo, tanto da non potersi distinguere se trattasi di laico o chierico (“Mi hanno sommerso quaggiù le lusinghe di cui la mia lingua non fu mai stanca”), vi siano, di contro, i capi, i tiranni, i potenti che “si circondano di uomini cattivi perché a loro piace essere adulati e nessun uomo di spirito elevato li adulerà” (Aristotele). Se esiste una morale, e di sicuro esiste!, non si avrà mai che un grande di spirito professi l’arte dell’adulazione ( o del lecchino, per restare in tema di correttezza linguistica), perché di sicuro, per dirla con Seneca, preferirà molestare con la verità che compiacere con le adulazioni. È di tutta evidenza che quando il diavolo ti accarezza vuole la tua anima (sempre ammesso che i potenti in genere ne abbiano una).
A noi che guardiamo il presente e lo giudichiamo come proiezione di un imminente futuro non resta che continuare a pensare che la storia debba essere intesa come un eterno corso contrapposto ad un altrettanto eterno ricorso di vichiana memoria. Lecchini ed adulatori sono sempre esistiti e sempre esisteranno ma non hanno mai scritto nemmeno una riga del nostro cammino di uomini e non saranno loro a scrivere la storia ed a dettare tempi e modalità del prossimo futuro.
Le nuove generazioni avranno davanti a loro le immagini di quelli che resero la nostra terra  degna di essere vissuta e che la riscattarono da anni non meritevoli di essere narrati attingendo solo ed esclusivamente a criteri storici, perché bisognerebbe usarne altri, mutuandoli dal codice penale. Noi, non certamente da soli, sapremo curare ed onorare la memoria di tanti onesti che seppero invece ridare un senso alla vita democratica della nostra comunità di popolo, che seppero dare certezza ai diritti della gente e che posero l’interesse collettivo e la correttezza amministrativa al centro del loro agire.

Certi corsi possono affacciarsi di nuovo o minacciare di tornare ma faranno lo stesso effetto dell’onorevole Cariglia che, secondo la narrazione di Fortebraccio, andò verso una stanza dove si stava svolgendo una riunione e bussò alla porta per preannunciare il suo ingresso. I presenti si voltarono e videro, nonostante la porta si fosse aperta e poi richiusa, che non c’era nessuno. Era appena entrato l’onorevole Cariglia.


Pietro Lucidi

 

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