Questo è il tempo del silenzio e della vanga

“…abbiamo perso perché abbiamo smesso di lottare per ciò che era giusto, mentre chi ha vinto non ha mai smesso un minuto di credere nel sistema di ingiustizie e vergogne, ne ha fatto un paradigma di comportamenti efficace e netto. Abbiamo perso quando abbiamo smesso di credere in un mondo migliore e che la libertà si conquista ogni giorno con la lotta e non con le dichiarazioni in mondovisione, con i meme e le battutine salaci. Si conquista e si riconquista sui territori e non sul virtuale, nell’azione di ogni giorno, nella realtà e non nella finzione scenica del tempo”. Antonio Cipriani su Remo Contro coglie l’attualità dei fatti, con parole che non si usano più, ma che funzionano e sono legate alla realtà dei bisogni sociali.

Abbiamo perso, perché non ci indigniamo più che pagano un comico 20 mila euro al minuto per leggere alcuni articoli della Costituzione. Anzi pesiamo, a torto, che ha fatto un grande servizio alla nazione, perché si è rivolto ad un pubblico di 11 milioni di persone. Le stesse persone che non arrivano a fine mese, che arrancano con le pensioni minime, che non possono pagarsi una visita medica. Visita che dovrebbe fargli la sanità pubblica, ma invece è stata privatizzata, in Lombardia come nel Lazio. Eppure nessuno si indigna, anzi si applaude al comico da 20 mila euro al minuto.

Allora si torna alla ipocrisia della democrazia, forse finta democrazia, come punto di riferimento culturale e politico di basso profilo. Ma nel basso profilo accade di tutto. Accade che più del 60% degli italiani non va a votare e quei pochi che ci vanno votano per FdI.

Ci hanno tolto anche le parole. I sogni e le utopie. Ci hanno detto che la guerra è Santa, prima. Poi che era giusta. Ora che difende la libertà. Intanto i giovani muoiono. Le donne muoiono. I bambini muoiono. La guerra distrugge l’anima, crea dolore, e crea altra guerra. Ma non possiamo criticare chi fa la guerra. Non possiamo dire che fornire armi e cannoni e carri armati è pazzia. No. Non possiamo dirlo.

Allora è ora del silenzio. Di non parlare. È ora della vanga. È ora di dissodare il terreno per seminare una nuova utopica idea di socialismo che stia dalla parte dei più deboli. Che stia contro il consumismo e il capitalismo. Una nuova idea di socialismo che sappia far cresce i fiori, le scuole, gli ospedali. Una nuova idea che raccolga i frutti dopo gli inverni.

“Gli storici si chiederanno come sia stata possibile una vittoria di classe così potente e irrimediabile, con la sconfitta incondizionata dei poveri, degli indifesi, degli sfruttati incapsulati in un sistema di obbedienze e repressione”. Cipriani ci fa riflettere su cose che avevamo perso di vista, ma erano l’arte del nostro DNA.

Ci dicevano che era meglio lasciar perdere. Che era meglio tacere, cambiare strada, cercare altre soluzioni, uscire dalle logiche che ci impongono mediocrità invece di profondità, pesantezza dei ceppi invece che leggerezza delle idee.

Abbiamo perso perché non abbiamo più creduto ai nostri sogni. Abbiamo perso perché non abbiamo più utopie. Abbiamo perso perché pensiamo che il nuovo segretario o segretaria del PD ci riporti i sogni. Abbiamo perso perché non crediamo che le nostre idee sono ancora le migliori per le quali vale la pena di lottare e di vivere. “Quando è inutile dire si deve tacere. C’è un tempo per seminare è un tempo per raccogliere. Questo è il tempo del silenzio e della vanga. Poi si vedrà”.

Claudio Caldarelli – Eligio Scatolini

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