Gerusalemme non può essere la capitale di Israele

Gerusalemme non può essere la capitale di Israele. Gerusalemme, che dal 1947 l’Onu considera “corpus separatum” da amministrare a mezzo di una presenza internazionale, è considerata, illegalmente, da Israele come sua capitale, e quindi annessa al suo territorio, sin dalla occupazione di Gaza e Cisgiordania nel 1967. Il diritto internazionale proibisce tassativamente l’annessione di un territorio occupato.

Questo scrive Francesca Albanese in qualità di Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati da Israele dal 1967.

Tale illegalità è insanabile, poiché tocca uno dei cardini dell’ordine internazionale: il divieto di acquisizione territoriale attraverso l’uso della forza. Tale divieto, sancito nelle Convenzioni di Ginevra e nello Statuto di Roma, è pilastro portante della Carta delle Nazioni Unite, e incessantemente riaffermato dal Consiglio di Sicurezza Onu (ultima risoluzione n.2234 del 2016). L’assolutezza di tale norma risponde a un valore universale: che sia la forza del diritto, non l’arbitrio del più forte, a definire i rapporti internazionali.

Le parole di Francesca Albanese sono molto esplicite, il diritto internazionale deve valere anche per i palestinesi, non solo per gli ucraini. L’arbitrio del più forte, sia esso russo o israeliano, deve essere condannato con la stessa forza, non usando due pesi e due misure.

L’ordine giuridico internazionale vieta agli Stati di riconoscere nei propri rapporti gli effetti di un grave illecito internazionale, favorendone commissione o continuazione. Per questo il Comsiglio di Sicurezza Onu chiede agli Stati di astenersi dal riconoscere qualsiasi esercizio di sovranità israeliana su Gerusalemme, come ad esempio l’instaurazione di relazioni diplomatiche (e a revocarle qualora intraprese).

Significa, scrive la Relatrice Speciale, che se l’Italia riconoscesse Gerusalemme capitale dello Stato di Israele, si renderebbe complice di un grave illecito internazionale. Verrebbe meno all’art. 10 della propria Costituzione, che impone di conformarsi al diritto internazionale.

Il diritto internazionale, mai come in questo momento, deve essere il riferimento per qualsiasi soluzione pacifica dei conflitti in corso. La Palestina, i cui territori occupati da Israele, vive una occupazione drammatica, ogni giorno muoiono palestinesi sotto i colpi dei soldati occupanti. Le risoluzioni dell’Onu vengono puntualmente disattese, non applicate, nella indifferenza di una Europa, che rivendica il diritto internazionale per l’Ucraina. Ma il diritto è diritto per tutti.

Pertanto, rifiutare la richiesta di Israele, di volere Gerusalemme come capitale, non solo è in linea con il diritto e la storia democratica dell’Italia, ma anche per essere coerenti con le richieste che si fanno per l’Ucraina.

Israele offre in cambio il gas, che in parte viene estratto dalle acque della Striscia di Gaza, nella quale Israele limita l’accesso dei palestinesi, scrive ancora Francesca Albanese, gli unici sovrani delle risorse naturali nella Palestina occupata. Il saccheggio costituisce un ulteriore crimine di guerra, sia quando lo commettono i russi che quando lo commettono gli israeliani.

La Relatrice Speciali delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nel territorio palestinese occupato dal 1967 dice anche che “Come il popolo ucraino, anche quello palestinese, a Gaza, in Cisgiordania e Gerusalemme, è sotto occupazione. L’occupazione israeliana, che impedisce con violenza l’esercizio dei più elementari diritti e insedia centinaia di migliaia di cittadini in territorio occupato, è ormai giudicata illegale da studiosi e organizzazioni internazionali….”

Gerusalemme, in virtù del diritto internazionale e delle risoluzioni ONU, non può essere la capitale di Israele.

 Claudio Caldarelli – Eligio Scatolini

 

 

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