Mamma non mi lasciare

“Mamma non mi lasciare” dice Eva alla madre che le stringe la mano nel letto di ospedale dove deve essere operata per cambiare sesso.

Il dolore, la sofferenza di una figlia, Eva, è lo specchio della incapacità della madre comprendere ciò che le risulta incomprensibile. Mamma non mi lasciare. Sarò qui quando ti sveglierai…Alessandro. La transizione si compie. La madre di Eva cancella il suo dolore e la sua sofferenza e comprende totalmente di essere una donna nuova, una madre nuova. La madre di Alessandro.

Al teatro Parioli di Roma, Stefania Rocca, ci racconta una storia intensa, forte, lacerante, ci racconta “La madre di Eva” tratta dal libro di Silvia Ferreri. Un dialogo tra madre e figlia, nella sala di attesa di una clinica, dove Eva è ricoverata per essere operata. Vuole cambiare sesso.

Non è facile essere madre di una figlia che non vuole essere figlia ma figlio. Non è facile vivere la quotidianità assordante dei rumori che ti allontanano dal frutto del tuo ventre. La quotidianità è fatta di apparenze che nulla hanno a vedere con l’essenza stessa di esprimersi per come ti senti dentro. Per Eva è difficile stabilire un rapporto materno con una madre madre che rifiuta ci comprendere una figlia imprigionata in un corpo che non sente suo.

“Il tempo non conta. Il tempo non esiste più. Si è fermato. Ricomincerà solo quando ti sveglierai e mi guarderai coi tuoi occhi nuovi di zecca. Punto zero dell’anno zero. Da lì gli orologi ricominceranno a battere. Da lì dovremo cercare un nuovo modo di guardarci, di chiamarci, di parlare”. Bryan Ceotto è dentro il personaggio in modo talmente inteso da essere egli stesso ciò che racconta. Bravissimi tutti attrici e attori, ognuno con la sua storia, ognuno con il suo esprimersi.

Non mi lasciare mamma. Non ti lascio, sono qui, Alessandro, dice la madre stringendogli la mano. Cadono tutte le incomprensioni, la natura si riprende l’amore di una madre per l’amore di un figlio, o figlia, o tutti e due in uno. L’amore di una madre, nel dolore e nella sofferenza, è l’amore che veglia il figlio sulla croce, e ne comprende la scelta, anche quando nessuno condivide quella scelta. La madre è la madre che perdona con amore il figlio che torna ad essere suo figlio eliminando le apparenze che dividevano quell’amore così intenso. Un percorso tra due generazioni per riconoscere che la diversità è la normalità, in noi è dentro di noi,

La madre di Eva, con Stefania Rocca, che ne cura anche la regia, ci accompagna in un mondo che forse vediamo in lontananza, ma è un mondo così vero da farci sentire parte di questo mondo che cambia il nostro modo di pensare senza escludere. Le musiche di Luca Maria Baldini ci attraversano nel gioco di specchi e luci di Francesco Vignati che costruisce una scenografia sorprendente e accattivante, talmente centrata da fare da contraltare al bellissimo monologo della Rocca.

Tutto nasce dalla mancanza di comprensione per l’altro, anche quando l’altro è sangue del nostro sangue. La comprensione di ciò che chiamano diversità, ma diversità non è. È solo essere se stessi in armonia con l’essenza di cui la natura ci ha dotato, superando la natura del corpo che ci imprigiona in ciò che non siamo.

La comprensione che siamo figli o madri, o madri e figli dello stesso amore che ci ha resi madri o figli e supera il concetto Cristiano di colpa, perché nell’amore di una madre per il figlio non c’è mai colpa.

Mamma non mi lasciare, dice Eva alla madre mentre gli stringe la mano per essere operata e divenire Alessandro. Mamma non mi lasciare. Alessandro sono qui.

 Claudio Caldarelli

 

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