Cantalamessa e il clericalismo. Invito alla visione

Questo articolo vorrebbe essere un “invito alla visione”.

Tale scritto vorrebbe proporre la visione dell’intero ciclo di catechesi che il Cardinale Raniero Cantalamessa ha svolto in San Pietro, davanti alla Curia e al Papa, in preparazione della prossima Pasqua.

 Io credo che il cristianesimo sia un tesoro che ci scorre nelle vene ma che noi abbiamo dimenticato. Credo che secoli di Chiesa clericale ci abbiano persino fatto scordare che il cristianesimo, con i suoi due millenni di tradizione, ha qualcosa per noi, per la mia vita, per me, per la felicità.

Porca miseria, in fondo il messaggio di Cristo era completamente incentrato sulla nostra gioia (Gv 15) sulla realizzazione personale della beatitudine (Mt5), e sul fatto che questa esperienza sia possibile anche qui, sulla terra, e la Via per realizzarla è l’Amore (Gv14-17). 

Il clero, asservito ai cesari di turno, ha sottratto al popolo, a noi, la mensa comune dove si celebrava la Cena, e cioè si compiva la liturgia, e cioè si ringraziava (eucarestia) per quell’έργον (azione) del λαός (popolo), con cui le vite soltanto umane diventavano divine.

Per tre secoli l’ossessione dei padri della Chiesa è stata una semplice frase che si ritrova ovunque nei loro scritti, da quelli di Giustino fino al De Trinitate di Agostino: Dio si è fatto uomo affinché l’uomo divenisse dio.

Io ho detto voi siete dei! Dice Giovanni, che ha detto il Maestro, che hanno detto i Salmi di Davide.

Coraggioso merito del Cardinale Cappuccino è stato quello di denunciare questa secolare clericalizzazione della liturgia: “quella che per 300 anni era stata autentica azione del popolo – ha detto – l’abbiamo ridotta ad essere azione del clero.

Nelle quattro prediche quaresimali, con semplicità e sobrietà, Cantalamessa ha avuto il merito non banale di ricordarci quale grande ricchezza da secoli ci siamo dimenticati.

È stato capace, con intelligenza, di toccare molti nervi scoperti dell’attuale vita della Chiesa, tra i quali la sempre più marcata divisione tra “tradizionalisti” e “progressisti”, da lui trattata con immagini del Nuovo Testamento, risalenti ai primi anni di storia cristiana.

E infine, soprattutto nella quarta predica, ha avuto il coraggio di dire, davanti alla Curia, che il clericalismo, già molto denunciato dall’attuale pontefice non senza polemiche, è un problema ineludibile che va confessato e radicalmente affrontato, proprio nel cuore stesso della cristianità.

Giacomo Fagiolini

 

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