Il teatro Rebibbia

Il carcere di Rebibbia, com’è già noto, è il più grande d’Europa, e spesso si presenta l’occasione di entrare per poter assistere a spettacoli teatrali messi in scena dai carcerati stessi.

È stata un’esperienza vissuta tramite un’uscita scolastica e mi è rimasta impressa in modo molto positivo; poter entrare a contatto con una realtà molto diversa dalla mia, molto più intricata, mi ha permesso di ragionare molto su qualcosa che non mi aveva mai sfiorato la mente.

I carcerati hanno recitato uno spettacolo riadattandolo alla loro vita, parlando col loro dialetto e parlando, con chiave comica, della loro vita quotidiana in prigione; ci hanno mostrato in che modo si tengono aggiornati sulla vita esterna, in che modo mangiano, del breve se non inesistente percorso scolastico che avevano avuto, e di cosa facevano prima di finire in carcere.

Guardando quelle scene che avevano lo scopo di divertire il pubblico, di farci ridere e godere lo spettacolo con spensieratezza, ma poi dopo tornando a pensare a ciò che gli attori avevano condiviso, ti rendevi conto dell’aspetto serio che si celava dietro al loro racconto: ovvero la comprensione del perché quelle persone erano lì, di che cosa avevano fatto e che cosa le aveva portate a farlo.

Per dei ragazzi come noi, la quale vita si racchiude ancora all’interno delle mura scolastiche, venir a contatto con una realtà così lontana e inconcepibile è stato molto d’impatto.

Ho scoperto dopo lo spettacolo che tutti gli attori presenti sul palco avevano sicuramente molto, molto tempo da scontare ancora lì dentro, e ricordo di essere rimasta molto sorpresa da ciò; gli attori che avevo visto mi avevano dato l’impressione di essere brave persone, completamente diversi invece dagli altri carcerati che erano venuti ad assistere i loro compagni durante lo spettacolo.

Questo mi aveva fatto comprendere quanto effettivamente la rieducazione in carcere, e soprattutto il teatro, possa cambiare una persona.

Ricordo che in prima fila erano sedute le famiglie degli attori, ed era stato molto bello assistere alla scena di quest’ultimi andare a salutarle dopo lo spettacolo; sembravano essere tutti molto sereni e divertiti, e sopratutto felici di rivedersi.

Proprio per tutti questi dettagli che avevo notato durante la serata, mi sono sentita molto a mio agio nonostante fossi consapevole che se quelle persone si trovassero in prigione, doveva sicuramente esserci un motivo molto serio; ma al contrario di alcuni miei compagni che invece sembravano essere turbati, sono riuscita a godermi quell’esperienza con molta serenità e poter osservare un ambiente molto lontano da me.

Aurora Ercoli

 

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