Mafie: Libera ricorda le 1069 vittime innocenti

La criminalità organizzata, cioè le mafie, hanno ucciso 1069 vittime innocenti. La prima persona uccisa era un medico, politico e patriota. Fu ucciso una sera del 3 marzo 1861. Da allora più di altre mille persone sono state uccise dalle mafie che imperversano in Italia.

Don Luigi Ciotti, fondatore di “Libera” associazione contro le mafie, le ricorda tutte. Leggendo i suoi nomi. Uno dopo l’altro. Un elenco che non ha fine. Ci sono 115 bambini. La più piccola è Caterina Nencioni, aveva 50 giorni, uccisa da una bomba in via dei Georgofili.

Giuseppe Montalbano, il primo della lista, fu ucciso per aver difeso la terra dei contadini contro le usurpazioni del ceto medio agrario e delle baronie. “Libera” cura l’elenco delle vittime da 27 anni. Ha ricostruito le storie delle vittime. Le ricorda affinché la memoria rimanga come guardiano di un eccidio che non ha fine, con lo scopo di costruire un movimento nonviolento che contrasti le mafie in ogni luogo. Le associazioni che collaborano con don Ciotti sono tantissime, formano una rete capillare stesa sul tutto il territorio. Gestiscono alcuni beni confiscati. Hanno organizzato cooperative di produzione e consumo. Sono presenti nei territori più difficili, dove contrastare le mafie è difficile e si rischia la vita. Eppure non si arrende. Avanza lentamente, accompagnato da migliaia di giovani che credono nella giustizia, nella onesta, nella trasparenza, che credono nella “legalità”.

“Libera” ricorda Antimo Imperatore, operaio 56enne, ucciso mentre montava una zanzariera a casa del vero obiettivo del killer.

I nomi delle 1069 vittime sono state lette il 21 marzo a Milano, in occasione della Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, promossa da “Libera” e “Avviso Pubblico” sotto Alto Patronato della Presidenza della Repubblica.

Le donne vittime della violenza mafiosa sono 133. Alcune sono donne colpite da proiettili vaganti, altre sono vittime di vendette trasversali, uccise per legami di parentela con uomini di mafia, ma del tutto estranei agli affari dei clan, chiarisce “Libera”. Altre sono donne coraggiose o donne verità, o semplicemente donne, che si sono opposte alla corruzione, al potere politico mafioso, al potere economico, culturale e sociale delle mafie. Erano donne lavoratrici, amministratrici pubbliche, magistrato, poliziotte. Alcune erano donne che si sono ribellate ai contesti mafiosi di provenienza, ai rapporti di forza che instauravano, privandole della libertà di essere “donne libere”.

Nell’elenco negli ultimi anni sono stati inserite vittime internazionali, come Derk Wiersum e Peter de Vries, uccisi ad Amsterdam per essere diventati avvocato e consigliere di fiducia di Nabil B. testimone chiave del processo contro il boss della criminalità organizzata marocchino-olandese. Le vittime internazionali sono 49, tra queste molto giovani migranti dall’Africa e dall’Europa dell’est, morti per mano del caporalato nelle campagne pugliesi e della provincia di Caserta. Ma ci sono anche magistrati come Pierre Michel e attivisti come Luc Nkulula, e soprattutto giornalisti.

I giornalisti uccisi per mano mafiosa sono 11 in diverse parti del mondo, dalla Russia alla Somalia, da Malta al Libano. Tra loro ci sono 6 donne. Uccise. Fatte saltare in aria. Colpite e fatte a pezzi. Bruciate.

Donne, uomini, bambini. Madri. Padri. Figli. Sorelle. Mogli. Mariti. Ognuna con la loro storia. Ognuno con i loro affetti. Ognuna con la loro vita, stroncata dalle mafie solo perché chiedevano a gran voce “legalità”.

Claudio Caldarelli – Eligio Scatolini

 

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