Voglio vedere la vita in modo diverso

“Signora dalla mammografia risulta qualcosa di anomalo…” una voce dall’altra parte del telefono mi comunica la notizia che non aspettavo. Uno squillo del telefono e la vita cambia. Tutto intorno crolla. Non ci sono più certezze. In testa confusione. La Terra inverte la sua rotazione. Ascolto. La voce dal telefono continua a parlare, ma io già non ci sono più. Sono sola, con la mia paura. Sono sola con il mio coraggio. Sono sola, come una Madre che partorisce, sola, in una stalla, riscaldata da un bue e un asinello. Tutto inizia perché tutto abbia fine. Tutto ha fine perché tutto ha un inizio.

Nina Miselli si racconta. Racconta una storia di donne. Una storia di tante donne. Nina Miselli nel suo libro “Diario di un tumore maligno” riesce a dire cose che nessuno dice. Racconta il dolore. Racconta la speranza. Racconta la solitudine di una donna, avvolta dal suo male e dalla sua sofferenza. Ci riesce in modo sofferto e coinvolgente, trasmette con garbo, senza disperazione, in modo spirituale, il calvario quotidiano di una donna che combatte il suo male.

Ho avuto l’onore di incontrare Nina Miselli, nella Rocca di Montecchio, sono rimasto colpito e affascinato dallo sguardo profondo e intenso di una donna che ama il suo lavoro, che ama la sua famiglia, che ama la vita. Ama quella vita che le ha dato tutto negandogli, nel contempo quel tutto che l’aveva resa felice.

Nina Miselli usa la penna con la stessa capacità di un chirurgo che sa usare il bisturi. Quel bisturi che taglia la parte del corpo che ha allattato i figli, quella parte del corpo che trasforma la bambina in donna. Quella parte del corpo che ti fa sentire orgogliosa di essere donna e desiderata. Nina è brava e riesce a commuoverci pagina dopo pagina. Giorno dopo giorno. Ogni giorno si perde una parte per trovarla nella speranza che segue. Nella preghiera di farcela. Nel miracolo di ogni giorno che passa, considerato un giorno di vita, bella, pur nel dolore e nella sofferenza.

Nina ci avvolge nella sua aura, riga dopo riga, ci fa sentire parte di lei, di quella donna di cui ne descrive l’intensa dolorosa malattia, per poi, riprenderci per mano e condurci in una nuova quotidianità “ mi dicono che essere positivi aiuta a guarire e io voglio esserlo, o almeno ci voglio provare. Con tutta me stessa”.

Con tutta me stessa, quanta forza e quanta consapevolezza in queste parole. Nina è questa forza. Una forza della natura. Nina crede nelle parole che fanno la differenza. Le sceglie per noi, e ce le affida. Chiamata a rendere nuovo ogni mattino che viene.

“…e così scendere dal calvario di una vita che intanto ci inchioda a essere soli, sordi, ciechi e scontenti. L’ottimismo è volere resistere al male, comunque”. Lo scrive Mariapia Veladiano in “Ma come tu resisti, vita” ma sono anche le parole che vengono dal profondo di Nina. Sono battiti sospirati di un cuore che non cede il passo, ma con tenacia si riprende il contrappasso per tornare ad essere se stessa con tutta se stessa. Questa è Nina Miselli, questa è la storia che ci racconta minuto, per minuto senza mai abbandonarci o farci abbandonare la lettura anche quando fa male. Non è necessaria la voce limpida e accordata, sembra dirci Nina, il cuore leggero però si. E nemmeno un pubblico è obbligatorio. Però qualcuno a cui rivolgersi si. Pagine che traboccano di lei, che si riversano in noi. Come una creazione. Come una incarnazione. Nina non si trattiene e non ci trattiene, in quel che è e in quel che siamo. Nina si regala e ci regala la sua vita che ci avvolge con un canto che è l’armonia del bel canto che nasce dalla sua benevolenza per la vita. La benevolenza per la sua vita che ora, pagina dopo pagina, giorno dopo giorno, è anche la nostra vita. “Voglio vedere la vita in modo diverso” scrive Nina, e noi vogliamo vedere con i suoi occhi, la vita diversa che ci rende diversi, nei momenti di fragilità e nei momenti di ottimismo.

“ Nella nostra vita esistono emozioni uniche che ci accompagnano fin dalla nascita: gioia, amore, passioni, tristezza, rabbia, paura. Quelle più brutte non vorremmo incontrarle mai, ma sono parte della nostra esistenza e senza di esse non sarebbe lo stesso…” la vita è così, fatta del pane quotidiano del nostro abitare, del nostro soffrire e del del nostro gioire, del nostro incontrarci ogni nuovo giorno. Un far parte della vita che amiamo. Che amiamo. Che amiamo.

Grazie Nina per aver spezzato il pane della tua comunione e averlo condiviso con noi. Grazie di cuore.

 

Claudio Caldarelli

 

 

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