Omicidi sul lavoro

Ogni giorno tre incidenti mortali sul lavoro. Ogni giorno almeno tre lavoratrici o lavoratori non tornano a casa. Ogni giorno tre famiglie piangono i loro figli, fratelli o coniugi. Ogni giorno della settimana compreso festivi e domenica. Questa la tragica statistica delle morti sul lavoro. Ma non sono morti casuali. Sono omicidi.

Una volta per sdrammatizzarne la portata e la gravità, i padroni, gli imprenditori, gli industriali, li definivano, amabilmente morti bianche. Ma il bianco è purezza. Il bianco è candore. Il bianco è innocenza. Nelle morti sul lavoro non c’è nulla di candido. Nelle morti sul lavoro non c’è nulla di puro. Nelle morti sul lavoro non c’è nulla di innocente. Le morti sul lavoro sono “omicidi” neri, tragici, drammatici, dolorosi, sono vittime sacrificali della guerra del profitto dei padroni. Più si risparmia sulla sicurezza più alto è il profitto.

Ciò che domina il mercato del lavoro è la legge del capitale. È la legge della avidità. È la legge della vita tua per la mia ricchezza. Le donne sono le più deboli, in questa guerra. Non hanno strumenti per ribellarsi. Non hanno tutele a cui aggrapparsi. Sono esposte al ricatto del bisogno e della necessità. Le donne muoiono, in rapporto, più degli uomini. Vengono lasciate sole, nelle campagne, alla mercé dei caporali, dei proprietari terrieri senza scrupoli, dei profittatori, che oltre al lavoro chiedono prestazioni sessuali, e quando queste vengono rifiutate allora si passa alla violenza sessuale sul lavoro. Si. Le donne sono anche vittime della violenza sessuale sul lavoro. Come cento anni fa. Ancora oggi, in troppi casi, la violenza sulle donne e la costante del lavoro delle donne.

Sul lavoro muoiono centinaia di lavoratori ogni anno. Nel 2022 sono morti più di mille lavoratrici e lavoratori. Precisamente 1090, lo scriviamo anche in lettere: milleenovanta morti. Numero in aumento ogni giorno. Una vera ecatombe. Ma su questi “omicidi” c’è il silenzio, non ci sono battaglie parlamentari. Non ci sono mobilitazioni. Negli anni del governo dei migliori, con Draghi Presidente del Consiglio e Orlando (sinistra PD) ministro del Lavoro, gli “omicidi” sul lavoro, cioè le morti nere, sono state tre al giorno. Una strage come quelle che avvengono tutti i giorni nel Mediterraneo. La strage dei migranti. La violenza sulle donne rinchiuse nei campi della Libia, grazie ad un accordo bilaterale del Governo libico, con il governo italiano e l’allora ministro dell’Interno del PD anch’esso, Minniti.

Stani casi della storia. Gli esponenti politici, dei partiti che una volta, tanti anni fa, rappresentavano i lavoratori, la classe operaia, ora sono i “responsabili” di violenze e morti nere.

Sicuramente gli attuali governanti ( neri per definizione ideologica) non faranno meglio, ma saranno monitorati, e se a fine anno, gli “omicidi sul lavoro” saranno gli stessi, vuol dire che per le lavoratrici e i lavoratori non c’è speranza. Sono tutti uguali, nel disinteressarsi al benessere fisico della classe operaia. Scrivo classe operaia, perché sul lavoro, non muoiono i direttori, i funzionari, i padroni, gli imprenditori o imprenditrici, sul lavoro muoiono solo le operaie e gli operai. Un dato statistico drammatico. Come è drammatico l’alto numero, che ogni giorno ci viene riportato, su quanti muoiono sul lavoro.

Il mio amico Maurizietto, della sezione dell’attuale PCI, mi ha inviato una petizione in cui il rinato Partito Comunista Italiano, propone di introdurre il “reato di omicidio sul lavoro per dire basta ad un sistema che uccide chi produce ricchezza per fare arricchire chi se ne appropria indebitamente. Garantire la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro dovrebbe essere una priorità di ognuno. Purtroppo non è così”.

Ho citato volutamente questa petizione del PCI, per sottolineare ciò che abbiamo scritto sopra, cioè che con il governo dei migliori, Draghi-Orlando, si poteva fare approvare una proposta di questo tipo. Ma non è stato fatto, la classe operaia continua a morire di “omicidio sul lavoro” nel disinteresse di chi dovrebbe rappresentarla. La stessa cosa vale per i migranti, il governo dei migliori avrebbe dovuto cancellare l’accordo Libia-Minniti. Ma non è stato fatto. I migranti, come i lavoratori, continuano a morire di “omicidio sul lavoro” o “omicidio in mare”.

Claudio Caldarelli – Eligio Scatolini

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