Pasolini: La Resistenza e la sua luce

“Così giunsi ai giorni della Resistenza senza saperne nulla se non lo stile: fu stile tutta luce, memorabile coscienza di sole. Non poté mai sfiorire, neanche per un istante, neanche quando l’Europa tremò nella più morta vigilia. Fuggimmo con le masserizie su un carro da Casarsa a un villaggio perduto tra rogge e viti: ed era pura luce. Mio fratello partì, in un mattino muto di marzo, su un treno, clandestino, la pistola in un libro: ed era pura luce. Visse a lungo sui monti, che albeggiavano quasi paradisiaci nel tetro azzurrino del piano friulano: ed era pura luce. Nella soffitta del casolare mia madre guardava sempre perdutamente quei monti, già conscia del destino: ed era pura luce. Coi pochi contadini intorno vivevo una gloriosa vita di perseguitato dagli atroci editti: ed era pura luce. Venne il giorno della morte e della libertà, il mondo martoriato si riconobbe nuovo nella luce…

Quella luce era speranza di giustizia, non sapevo quale: la Giustizia. La luce è sempre uguale ad altra luce. Poi variò: da luce diventò incerta alba, un’alba che cresceva, si allargava sopra i campi friulani, sulle rogge. Illuminava i braccianti che lottavano. Così l’alba nascente fu luce fuori dall’eternità dello stile…Nella storia la giustizia fu coscienza d’una umana divisione di ricchezza, la speranza ebbe nuova luce”.

Pier Paolo Pasolini “La Resistenza e la sua luce” pubblicata nel 1961 nella raccolta La religione del mio tempo.

Ci sono tanti modi per ricordare la Resistenza, abbiamo scelto questo scritto di Pasolini, in cui emozione, dramma, speranza, disperazione, intensità e passione oltre al dolore a alla sofferenza, sono l’essenza stessa della lotta per la Liberazione dal nazi-fascismo.

“Venne il giorno della morte e della libertà…” tutto avveniva contemporaneamente in quegli anni bui dove l’oscurità del fascismo toglieva la libertà con l’uso della violenza. La vita scorreva sotto il dominio nazista, con l’appoggio armato dei fasci che presidiavano, spiavano, esiliavano, arrestavano, torturavano e uccidevano, coloro che avevano ideali di libertà. Gli antifascisti erano il nemico per eccellenza di questa classe dominante: padroni, latifondisti, proprietari terrieri, banchieri. Non c’era spazio per gli ideali. Non c’era spazio per la luce. Anche quando la luce è uguale ad altra luce, bisogna, conquistarsela, con il fucile, lassù in montagna. Così i partigiani hanno iniziato, giocando con la vita, lasciando gli amori e gli affetti, per combattere. Morendo. Cadendo sotto i colpi dell’occupatore nazista e fascista.

“Noi siamo un paese senza memoria. Il che equivale a dire senza storia. L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell’oblio dell’etere televisivo, ne tiene solo i ricordi, i frammenti che potrebbero farle comodo per le sue contorsioni, per le sue conversioni. Ma l’Italia è un paese circolare, gattopardesco, in cui tutto cambia per restare com’è. In cui tutto scorre per non passare davvero. Se l’Italia avesse cura della sua storia, della sua memoria, si accorgerebbe che i regimi non nascono dal nulla, sono portatori di veleni antichi, di metastasi invincibili, imparerebbe che questo Paese speciale nel vivere alla grande, ma con le pezze al culo, che i suoi vizi sono ciclici, si ripetono incarnati da uomini diversi con lo stesso cinismo, la medesima indifferenza per l’etica, con l’identica allergia alla coerenza, a una tensione morale”. Pasolini, Scritti Corsari 1975.

Tutto si ripete, tutto torna. Così nel 2022 i fascisti tornano a governare l’Italia. La stessa Italia che li aveva combattuti, e che li aveva ricacciati nella loro oscurità. Sono tornati, vincitori, con il consenso (poco ndr), sono tornati, come aveva previsto Pasolini. Tutto si muove perché tutto rimanga fermo.

Ma in questi momenti difficili torna utile ripetere ciò che scriveva Pasolini: “Così giunsi ai giorni della Resistenza senza saperne nulla se non lo stile: fu stile tutta luce, memorabile coscienza di sole…”.

Claudio Caldarelli – Eligio Scatolini

Print Friendly, PDF & Email