E’ passato già un anno…

La perdita di mio padre.

Per tutti è difficile andare avanti quando muore un genitore, o una persona importante, o una figura d’esempio. Poco più di un anno fa io ho perso tutto questo, con la morte del mio babbo, Carlo Faloci. E’ tanto che non scrivo, perché ancora mi condiziona il ripensare alle sofferenze dei suoi ultimi giorni, perché da un anno combatto ancora col vuoto della sua assenza fisica. In realtà faccio ancora fatica a scrivere, ma so che a lui avrebbe fatto piacere che io continuassi a collaborare con Stampa Critica, che non abbandonassi il mio piacere della scrittura. Allora eccomi qui, per ricominciare, parlando di lui, anche se nella sua discrezione forse ne sarebbe stato perfino imbarazzato. Eccomi qui a provare a sopportare il vuoto, a dare un senso al vivere senza di lui, nel ricordo di ciò che è stato per me e per altri che lo hanno amato, riportando quanto di buono mi ha trasmesso.

Per convenzione sociale, di coloro che non ci sono più si tende sempre a parlare bene, ma nel suo caso tutto questo viene spontaneo. E non lo dico per il solo fatto che fosse mio padre: io che ho vissuto con lui, so bene che non fosse perfetto, che avesse una marea di difetti e che abbia commesso un’infinità di errori, però so era una persona veramente buona e, dove non arrivava la sua natura, si sforzava di esserlo di più. Ma non in modo patetico e stucchevole, quanto con dolce discrezione e naturalezza: a livello personale, per esempio, non mi ha mai fatto pesare i fallimenti (anche se so quanto ne abbia sofferto) e mi ha sempre incoraggiato, mostrandosi soddisfatto per i miei traguardi raggiunti (per quanto relativi e limitati). Avendo condiviso con lui una buona parte della vita, posso dire con sicurezza che ha sempre cercato, si è sempre sforzato, di essere corretto e di fare la cosa giusta, ovvero il perseguire la speranza di un mondo migliore, in cui tutti gli uomini fossero veramente fratelli, in cui le barriere venissero abbattute, in cui ci fosse rispetto per la natura e per le idee e le inclinazioni di tutti. Certo, non sempre è riuscito a fare materialmente qualcosa, per raggiungere i suoi sogni; ma è proprio il suo “provarci comunque” che mi ha trasmesso la forza del suo esempio, che mi ha comunicato forza e serenità, perché sapevo che lui c’era e che credeva in certi valori. Il ricordo di lui che al mattino usciva per andare a lavorare era la mia più grande certezza, la mia incrollabile sicurezza, nei momenti difficili e il suo non mancare praticamente mai dal lavoro, nonostante tutte le vicissitudini che ha passato (…), è stato più che un esempio civico, per me. In tutta la vita, in ogni sua scelta, non mi ha fatto mancare niente e ha sempre cercato di aiutarmi con discrezione, ben al di là di quanto sarebbe stato lecito aspettarsi. E, se forse avrebbe potuto darmi materialmente di più (…), non ho mai avuto nulla da recriminargli, perché mi ha aiutato a restare coi piedi per terra ed è stato un esempio anche in questo: dall’avermi dato la vita in poi, per lui non ho che gratitudine per tutto ciò che da mi ha dato. La sua coerenza nei propri valori mi fa ancora credere negli esseri umani e sperare in un futuro migliore: più di qualsiasi ricchezza mi ha donato la fierezza di avere avuto un padre come lui.

Non so se oltre la vita ci sia veramente un al di là. Ma se ci dovesse essere, me lo immagino assieme ai compagni di militanza che lo hanno preceduto, a marciare col pugno alzato ed il maglione rosso (e le sue maledette sigarette, di un tempo), a manifestare chiedendo giustizia ed equità per coloro che non hanno nemmeno la voce per protestare, marciando felice verso un mondo in cui tutti gli uomini sono fratelli, in cui nessuno è lasciato indietro. Anzi, visto l’attuale quadro politico italiano, me lo immagino ad organizzare la protesta, verso questi governanti incapaci, colmi di livore, disumani ed ingiusti.

E’ passato un anno e decisamente mio padre mi manca sempre tantissimo, ma non è vero che non ci sia più, perché vive nell’esempio che ha dato, nelle poche cose buone che faccio, nella forza e nell’orgoglio di averlo avuto come il mio babbo…

Mario Guido Faloci 

 

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