Il lungo ponte della giustizia

Il ponte che va dal 25 aprile al 1° Maggio ha fatto quasi crollare il governo, che si è trovato all’improvviso senza maggioranza, proprio in un voto cruciale. Quello sullo scostamento di bilancio nel Documento di Economia e Finanza. Ormai da anni, però, a subire ben più pesanti scossoni sono proprio queste due fatidiche date storiche in sé.  

Il 25 aprile, data della Liberazione dell’Italia dal giogo nazifascista, legata alla resistenza partigiana contro il potere mussoliniano e l’occupazione nazista hitleriana sul nostro territorio, cade quest’anno, per la prima volta dalla fine della Seconda guerra mondiale, sotto un governo guidato da una leader e da altri rappresentanti provenienti da un partito e da una militanza legati proprio al fascismo. E si è subito notato, perché era a loro proprio impossibile riconoscere ciò che ha contribuito a eclissare quella per noi tragica, ma per loro gloriosa esperienza storica dittatoriale. Si è cominciato con le bande musicali di pensionati in Via Rasella, a virare ed evirare la natura antifascista, partigiana, ebraica degli sterminati alle Fosse Ardeatine, riducendola a vittime meramente italiane. E poi, soprattutto, si è cercato di recidere alla radice il vecchio fiore del partigiano. Il fascismo, infatti, non esisterebbe più, tanto non solo a destra, ma anche autorevoli intellettuali di sinistra, quali Massimo Cacciari, lo sostengono risolutamente. L’Europa, in realtà, pullula non solo di massicce spinte fasciste, come in Germania, ma ha anche di governi propugnanti e praticanti la democratura, ossia innesti progressivi di dittatura dentro forme esteriori di democrazia. Il punto è proprio questo. Lo spirito e la sostanza attiva dell’antifascismo che anima la Costituzione italiana, non è rivolto tanto al passato, ma soprattutto al presente e al futuro. Lo scopo di tale connotazione costituzionale, politica e civile, infatti, non si limita a impedire che torni a manifestarsi quel ben determinato modello di fascismo impostaci nel triste Ventennio. Chiama a un’opposizione strutturale contro qualsiasi altra possibilità di mutazione, evoluzione, riproposizione sotto inediti aspetti esso possa ripresentarsi. L’antifascismo così è un’origine sempre in atto, sotto lo scorrere della vita quotidiana della nostra Repubblica nata dalla resistenza e dalla sconfitta bellica del fascismo. 

A metà strada tra il 25 aprile e il 1° Maggio c’è il 28 aprile. È stata istutuita vent’anni fa Giornata Mondiale per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro, dall’OIL o ILO, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, Agenzia specializzata delle Nazioni Unite, fondata nel 1919. Solo per rimanere in Italia, il conflitto bellico in atto contro i lavoratori continua a incrementare il numero di morti e feriti lungo le trincee insanguinate di tutti i settori. Al 31dicembre 2022 sono stati denunciati 697.773 infortuni, con un aumento del 25,7% rispetto al 2021, e del 25,9% rispetto al 2020. L’aumento riguarda sia gli incidenti avvenuti sul posto di lavoro, sia quelli in itinere, ossia nel corso degli spostamenti di andata e ritorno da o verso casa. I casi mortali sono 1.090, con un +21% per quelli avvenuti in itinere. Già questi dati spietati ci dicono che una democrazia che ammazza, storpia, debilita un numero crescente di suoi cittadini, alienando loro il diritto alla salute e alla sicurezza lavorativa, sta minando un suo pilastro costituzionale.

Alle statistiche ufficiali, però, sfuggono tutti gli ampi casi di super sfruttamento al nero, le condizioni di vero e proprio schiavismo, le lesioni, le malattie permanenti ingenerate, anche da condizioni igienico-sanitarie proibitive. E qui non si tratta di rastremare, ridurre le colonne portanti costituzionali, ma siamo già ad autentici focolai d’infezione fascista. Perché la compressione, soppressione dei redditi, al pari di quella dei diritti, è brutale negazione della persona, nella sua integrità materiale, civile e spirituale. Lo stesso discorso va ormai esteso all’ambiente naturale, sempre più violentemente estratto, negato e sottomesso alla logica del mero profitto privato.

Separare lo spirito originariamente sempre attivo dell’opposizione al fascismo dalle aspirazioni alla liberazione dallo sfruttamento lavorativo sarebbe come porre in atto la torsione degli stralli di sospensione che tirarono giù il Ponte Morandi a Genova. Per questo, invece, il ponte che unisce il 25 aprile al 1° Maggio – soprattutto nell’epoca del declino della politica, della stessa democrazia – non può che rappresentare il lungo asse su cui si disloca una nuova connessione tra ogni aspetto della giustizia esistenziale.

Riccardo Tavani

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