In Iran la scrittrice Golrokh Ebrahimi Iraee condannata a 7 anni di reclusione

Golrokh Ebrahimi Iraee è una scrittrice e attivista iraniana che è stata condannata a 7 anni di reclusione per attività sui social media a fine settembre dopo le numerose proteste anti-governative esplose in seguito alla morte di Mahsa Amini.

Di questi 7 anni, sei sono per “assembramento e collusione contro la sicurezza nazionale” e uno per “propaganda contro il sistema”.

La donna ha ricevuto anche il divieto di lasciare il Paese per due anni durante i quali le sarà vietato anche iscriversi a gruppi o associazioni, in più le è stato confiscato il telefono cellulare.

Era il 24 ottobre quando la scrittrice per i diritti umani iraniana Golrokh Ebrahimi Iraee è stata convocata alla prigione di Evin, nella capitale Teheran, per iniziare a scontare la sua condanna per “offesa alle figure sacre dell’Islam e diffusione di propaganda contro il sistema”.

La donna è stata condannata unicamente per aver scritto un racconto, peraltro mai pubblicato, sulla lapidazione: una donna vede il film “La lapidazione di Soraya M.”- basato su una storia vera – e s’indigna a tal punto da dare fuoco a una copia del Corano.

Tale racconto fu scoperto il 6 settembre 2014, nel corso di un’ispezione delle Guardie rivoluzionarie nella casa in cui Golrokh Ebrahimi Iraee viveva con il marito e attivista Arash Sadeghi.

In quell’occasione erano stati sequestrati computers, cd rom e altri oggetti personali della coppia.

Sadeghi si trova nel carcere di Evin dal giugno 2016 condannato a 15 anni di carcere per “diffusione di propaganda contro il sistema, collusione contro la sicurezza nazionale e offesa al fondatore della Repubblica islamica”.

Le prove della sua colpevolezza sarebbero costituite da un post su Facebook e mail a giornalisti e attivisti per il diritti umani all’estero così come all’emittente Bbc Persian.

Dopo il 6 settembre 2014, Golrokh Ebrahimi Iraee era stata trattenuta per 20 giorni a Evin senza poter incontrare avvocati e familiari, subendo estenuanti interrogatori bendata e con il volto verso il muro mentre ascoltava le urla del marito, torturato nella cella accanto.

Il processo, inutile dirlo, è stato del tutto irregolare. Dei due avvocati nominati dall’imputata, una è stata costretta dalle minacce ad abbandonare il caso mentre alla seconda è stato impedito di assumerlo. La seconda udienza si è svolta mentre Golrokh Ebrahimi Iraee era in ospedale per un intervento chirurgico.

Amnesty International sollecita le autorità iraniane ad annullare le condanne di Arash Sadeghi e di Golrokh Ebrahimi Iraee. Nel loro commento all’ultimo rapporto del Segretario Generale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Iran, le autorità di Teheran hanno confermato che la lapidazione è ancora prevista per il “reato” di adulterio e che tale sanzione è “efficace come deterrente e per proteggere la morale”.

La stessa organizzazione è al corrente di almeno un caso di una donna, Fariba Khaleghi, che è in attesa di esecuzione dopo essere stata condannata alla lapidazione.

Tutto ciò che è stato raccontato sembra un incubo e invece è tutto vero.

E in carcere Iraee viene trasferita lontano dal suo distretto e quindi dalla sua famiglia, contro ogni regola vigente. La scrittrice è in sciopero della fame dal 3 febbraio 2018, ha perso 25 chili e ora sappiamo che è entrata in coma.

Perché esporsi rischiando così tanto? Se lo chiederanno in molti.

Eppure la risposta è così semplice e limpida! Perché non è ammissibile tacere se si può salvare la vita e rendere pubbliche le storie di così tante donne e di così tanti uomini che ogni giorno vedono lese le libertà fondamentali di tutti.

E in quei tutti ci siamo anche noi.

Perché ogni luogo di questo mondo non sarà mai lontano abbastanza per renderci “salvi”. Nessuno di noi sarà mai veramente salvo se non facesse qualcosa, fosse anche solo raccontare e rendere pubbliche queste storie. Perché la gente sappia, si immedesimi e nel suo piccolo cerchi di fare un piccolo gesto. Raccontare, divulgare, scrivere.

Il potere salvifico delle parole può portare a cambiare il finale di tutte le guerre del mondo.

Stefania Lastoria 

 

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