Essere pietra

Visioni fantastiche. Visioni allegoriche. Visioni oniriche. Visioni. Visioni che generano stupore e meraviglia. L’attimo colto dall’occhio in un battere di ciglia. Tutto nasce e si trasforma. Le pietre, così inanimate si animano, prendono vita, prendono forme. Le pietre parlano, ci raccontano storie, fanno le faccine.

“Nell’Isola di Metà esiste una pietra che ha figli. La pietra hsiung-huang in Cina ha un sapore freddo e amaro. Ad Asso, in Asia Minore, c’è una pietra che si fende e si solleva a strati ed è carnivora. In Spagna sono note da molti secoli pietre che partoriscono. Altre ancora, in Irlanda, gridano, oppure come in Vietnam, sanguinano sotto i colpi di zappa. E ancora una pietra del Nilo somiglia a una fava e possiede la facoltà di non far abbaiare i cani, mentre sul monte Tmolo c’è una pietra che cambia colore quattro volte al giorno e la scorgono solo le bambine piccolissime, che non hanno ancora raggiunto l’età della ragione; questa pietra ha la prerogativa di proteggere dagli oltraggi le fanciulle nubili”. Scrive Marco Belpoliti sul libro “Doppio zero” edito da Einaudi.

Le pietre interagiscono con noi, con la nostra immaginazione, si trasformano, dallo stato solido a quello evanescente. Le pietre sono qualcosa di più di ciò che i nostri occhi vedono. Le pietre raccontano storie, di ogni genere. Le pietre sono miti e leggende, sono favole che scaturiscono dalla terra. Sono lance e armi dei popoli primitivi della età della pietra. Ma sono anche scrittura, scultura e poesia.

Italo Calvino scrisse negli anni ottanta un testo per la mostra di Alberto Magnelli, Essere pietra: “Io sono una pietra. Lo ripeto:una pietra. So che non potete capirmi; dovrei spiegarvi queste quattro parole una per una e a gruppi di due e di tre e poi tutte insieme: cosa voglio dire quando dico io, e quando dico essere, e quando dico pietra, e cosa vuol dire essere pietra, e una, una pietra…forse in questo mondo di pietra non c’è un prima né un poi: il tempo delle pietre è concentrato nel nostro interno dove si addensano le ere…”

Emanuele Caldarelli

 

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