Le spose bambine nel mondo sono ancora ben 640 milioni

In tutto il mondo si stima che 640 milioni di ragazze e donne in vita siano state date in moglie durante l’infanzia, ovvero 12 milioni di ragazze all’anno, secondo l’ultima stima globale inclusa nella nuova analisi dell’UNICEF, pubblicata il 3 maggio 2023.

Nonostante i progressi compiuti, una giovane donna su quattro si sposa ancora prima del diciottesimo anno di età in Asia meridionale. L’India poi rappresenta un terzo del totale globale.

La percentuale è scesa dal 21% al 19% rispetto le ultime stime rese pubbliche ben cinque anni fa, eppure la riduzione dovrebbe essere 20 volte più rapida per raggiungere l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile di porre fine ai matrimoni infantili entro il 2030.

In base alla nuova analisi “Is an End to Child Marriage within Reach? Latest trends and future prospects 2023 update”, nonostante il costante declino dei matrimoni precoci nell’ultimo decennio, molteplici crisi, tra cui i conflitti, gli shock climatici e le conseguenze del COVID-19, minacciano di annullare i risultati così faticosamente e sapientemente raggiunti.

L’Africa subsahariana – che attualmente detiene il secondo maggiore tasso a livello mondiale di spose bambine (20%) – è lontana oltre 200 anni dal porre fine a questa pratica al ritmo attuale.

La rapida crescita demografica, insieme alle crisi in corso, sembra destinata ad aumentare il numero di spose bambine, in contrasto con il calo previsto nel resto del mondo. Anche l’America Latina e i Caraibi sono in ritardo e si avviano ad avere il secondo più alto livello regionale di matrimoni precoci entro il 2030. Dopo periodi di progressi costanti, anche il Medio Oriente e il Nord Africa, l’Europa orientale e l’Asia centrale hanno registrato una stagnazione.

Nel frattempo, l’Asia meridionale continua a guidare le riduzioni a livello globale ed è in procinto di eliminare il matrimonio infantile in circa 55 anni. Tuttavia, la regione continua ad ospitare quasi la metà (45%) delle spose bambine del mondo. Sebbene l’India, come già abbiamo detto, rappresenta ancora un terzo del totale globale.

“Il mondo è sommerso da crisi su crisi che stanno distruggendo le speranze e i sogni dei bambini vulnerabili, soprattutto delle ragazze che dovrebbero essere studentesse, non spose. Le crisi economiche e sanitarie, l’intensificarsi dei conflitti armati e gli effetti devastanti del cambiamento climatico costringono le famiglie a cercare un falso senso di rifugio nel matrimonio precoce. Dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per garantire il loro diritto a un’istruzione e ad una vita autonoma” – ha dichiarato il Direttore generale dell’UNICEF Catherine Russell.

Le bambine che si sposano durante l’infanzia subiscono conseguenze immediate e per tutta la vita.

Hanno meno probabilità di rimanere a scuola e corrono un rischio maggiore di gravidanze precoci, aumentando a loro volta il rischio di complicazioni per la salute infantile, materna e di mortalità. Questa pratica può anche isolare le ragazze dalla famiglia e dagli amici ed escluderle dalla partecipazione alle loro comunità, con un pesante impatto sulla loro salute mentale e sul loro benessere.

In tutto il mondo, come già sottolineato, i conflitti, le catastrofi climatiche e gli impatti in corso del COVID-19, l’aumento della povertà, gli shock di reddito e l’abbandono scolastico contribuiscono ad aumentare le cause dei matrimoni infantili e rendono difficile per le ragazze l’accesso all’assistenza sanitaria, all’istruzione, ai servizi sociali e al sostegno delle comunità che le proteggono dal matrimonio precoce.

E’ ovvio e scontato che le giovani che vivono in contesti fragili hanno il doppio delle probabilità di diventare spose bambine rispetto alla media mondiale.

L’analisi avverte che i preziosi risultati ottenuti nell’ultimo decennio per porre fine a simili matrimoni, sono minacciati – o addirittura annullati – dagli impatti del COVID-19, così sappiamo che la pandemia ha ridotto di un quarto il numero dei matrimoni precoci evitati dal 2020.

Continua a raccontarci il Direttore generale dell’UNICEF Catherine Russell: “Abbiamo dimostrato che i progressi per porre fine ai matrimoni precoci sono possibili. Ora lo sappiamo ma sappiamo anche che è necessario un sostegno costante alle ragazze e alle famiglie vulnerabili. Dobbiamo concentrarci sulla permanenza delle ragazze a scuola e sulle opportunità economiche, dobbiamo fare in modo che lentamente, a poco a poco cambi quella cultura, quel modo di pensare, la sudditanza che vedono come salvezza e non prigionia di una libertà negata, respinta, rifiutata perché quella è la sola vita che hanno visto vivere.

Una realtà che sembra appartenere a tutto il mondo e non solo ad una parte di esso.

Il cambiamento si può, si deve lavorare ad una trasformazione, ad un vero capovolgimento di questa dinamica, occorre credere in un’evoluzione che porti queste giovani donne ad una vita “vera” e non più ad una faticosa e gravosa sopravvivenza”.

 Stefania Lastoria

 

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