Vito Taccone il campione, un uomo semplice con un sogno

Concentrazione nel volto, determinazione nel corpo e passione nel cuore. È questa l’immagine che la statua dedicata al campione italiano Vito Taccone restituisce all’occhio dell’osservatore.

Presentato dalla sua città nel 2012 e tornato a splendere lo scorso 5 maggio, il monumento dedicato al ciclista avezzanese, è stato oggetto di una particolare vicenda. Solo due anni dopo l’inaugurazione, la statua in bronzo del corridore degli anni Sessanta, soprannominato “Camoscio d’Abruzzo”, è stata rubata. Pochi giorni di indagini serrate sono bastati per ritrovare l’opera, semi-distrutta, attorno al mercato nero della vendita e del riciclaggio di materiale ferroso.

Dopo quasi nove anni l’artista Bruno Morelli e la restauratrice Eleonora Morelli hanno riportato il bronzo al suo antico splendore. L’opera era stata originariamente posizionata sul valico del monte Salviano, luogo simbolo della città, mentre ora si trova al centro di piazza Cavour, nel quartiere avezzanese dove l’atleta nacque.

Accolta con grande orgoglio e commozione, la statua è tornata tra la gente lo scorso 5 maggio alla presenza degli ex ciclisti e campioni Francesco Moser, Luigi Sgarbozza e Davide Cassani.

Quest’opera parla di obiettivi che possono essere raggiunti e di sogni che possono essere realizzati, parla di impegno e motivazione, di successo e gratificazione: il corpo del campione, tutto nervi e muscoli, restituisce la costanza nello sforzo fisico, le mani che stringono il manubrio della bicicletta richiamano invece l’amore per quello sport e l’attaccamento alle soddisfazioni che questo sa donargli. La posizione protesa in avanti fa pensare a quella di un uomo che sta andando incontro al suo sogno e l’espressione concentrata del volto ne attesta la vicinanza.

Quest’opera parla di Vito Taccone che, prima di diventare un campione, era un semplice uomo con un sogno, proprio come ognuno di noi.

Luna Zuliani 

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