Le truffe grandi e piccole

Una grande azienda – prima in Europa, tra le prime nel mondo; il modello tedesco, fatto di serietà ed efficenza; la fiducia dei consumatori e degli investitori: tutto ciò è stato messo in crisi da una piccola furbata, un trucchetto da poco, una semplice manipolazione digitale. Le prime pagine dei giornali, i titoli d’apertura dei notiziari, le reazioni delle borse di tutto il mondo hanno dato grande rilievo a questa piccola, ridicola truffa: far sembrare più basse le emissioni di scarico di alcuni motori diesel. Piccola e ridicola? No, non sono impazzito, e non prendo soldi dalla Volkswagen: il fatto è che, come spesso succede, l’apparenza inganna. Non voglio affatto sminuire l’importanza di una truffa internazionale, perpetrata ai danni dei consumatori, dei concorrenti e, soprattutto, dell’ambiente. Voglio dire, però, che questa, che tanto scandalo ha destato, altro non è che una truffa minore, rispetto ad un’altra, molto più grande, che tutte – proprio tutte – le case automobilistiche mettono in atto da decenni, senza che i mass media, la politica o la finanza sollevino, seppur timidamente, il problema. Si direbbe: senza che nessuno (o quasi) se ne accorga. Come talvolta succede, ci si preoccupa della “microcriminalità” e ci si dimentica della mafia.

Infatti, questa falsa riduzione delle emissioni, ottenuta con l’imbroglio, scompare rispetto alla ben più grande riduzione delle emissioni, che si potrebbe e dovrebbe attuare e che nessuno vuol mettere in pratica. La vera, grande truffa internazionale a danno dei consumatori e, soprattutto, dell’ambiente, è proprio il fatto che i motori – proprio tutti i motori – a gasolio e a benzina, Volkswagen e di qualunque altra marca, potrebbero, con la tecnologia da tempo disponibile, consumare ed inquinare moltissimo di meno. Non è fantascienza: piuttosto è storia. Una storia che inizia più di un secolo fa, quando Pierre Hugon, nel 1865, condusse i primi esperimenti aggiungendo acqua alla miscela combustibile del suo motore a combustione interna: ottenne miglior rendimento e minore usura del motore (ripeto: nel 1865; chi sospetta che io racconti panzane, potrà trovare tutti i particolari, compresi i numeri dei brevetti, su Wikipedia, alla voce Pierre Hugon). Dopo un lungo periodo d’oblio, forse per la necessità – in tempi di magra – di risparmiare petrolio,  il sistema fu riscoperto durante la seconda guerra mondiale. Una miscela d’acqua e benzina fu usata nei motori per aerei militari, sia da parte tedesca, sia da parte alleata e, per l’esattezza, nei motori: BMW 801, Daimler-Benz 605, Pratt&Whitney R2800. Funzionavano, volavano, consumavano meno e…. inquinavano pochissimo, anche senza trucco! Negli anni 80, l’idea fu ripresa dalla Ferrari per il suo motore di formula 1: ottimo rendimento, minor consumo e poco inquinamento. La Ford utilizzò lo stesso sistema negli anni 90 per la Escort Cosworth 4wd: anche questa era una macchina da competizione. Quest’anno, la safety car del moto GP, ovvero una BMW M4 coupé, monta un sistema di miscelazione acqua-benzina. L’impiego dell’acqua nel motore, oltre ad aumentarne la potenza, ne riduce la temperatura interna e, pertanto, l’usura; ha, inoltre, effetto antidetonante, rendendo inutile l’impiego del benzene, che è probabilmente l’elemento più dannoso della benzina cosiddetta “verde” (altra truffa organizzata su scala mondiale, con l’aggravante di una crudele ironia: chiamare “verde” una miscela cancerogena). Diventerebbero, così, inutili le attuali marmitte catalitiche, con un bel risparmio e con un problema in meno: dove cavolo smaltirle senza rovinare l’ambiente.

Ecco: questo è possibile con una tecnologia non innovativa, ma datata e sperimentata. Usando, poi, una tecnologia un po’ più moderna, ma già realizzabile, ecco che si prospetta il miracolo di avere automobili ad emissioni zero ed a consumo zero. E non parlo dell’altra truffa delle vetture elettriche (che utilizzano un’elettricità prodotta, comunque, con combustibili fossili o nucleari). Ma dei motori ad “HHO”, che utilizzano una miscela di idrogeno ed ossigeno ottenuta dall’idrolisi dell’acqua. Già oggi, si possono acquistare in internet – e far montare sulla propria autovettura – dei piccoli dispositivi che aggiungono, alla consueta miscela aria-carburante, i gas ottenuti dall’idrolisi dell’acqua (il cosiddetto HHO). Basta 1 litro di acqua distillata ogni 4 pieni di carburante; per l’idrolisi basta la normale batteria dell’automobile. Risultato: riduzione dei consumi di circa il 30% e abbattimento delle emissioni. Ovviamente, questo tipo di sistema non funziona soltanto sulle auto: può essere usato su qualunque centrale termoelettrica, come su qualunque caldaia domestica a gas o a gasolio. Che ve ne pare di risparmiare il 30% sulle importazioni di gas e petrolio, mentre si riducono inquinamento e produzione di CO2 di una quota ancor più alta? Non avrebbe un effetto “sblocca Italia” superiore alle trivellazioni nell’Adriatico?

L’inevitabile passo successivo sarebbe, poi, di sostituire completamente i combustibili fossili con l’idrogeno: potrebbe volerci qualche anno, magari qualche investimento, ma ci pensate che liberazione? Niente più CO2, basta effetto serra, stop alle centrali nucleari!

Ecco perché dico che il trucchetto sulle emissioni della Volkswagen è ben poca cosa rispetto a quell’altra truffa, di dimensioni epocali; e che lo scalpore di questo modesto imbroglio serve soltanto a non sentire il boato di un imbroglio più grande, più diffuso e di ben più lunga durata. È brutto, ma è meglio sapere: la quasi totalità del mondo industriale è responsabile – consapevolmente – di gran parte dell’inquinamento e dell’effetto serra contro i quali, a parole, si cerca di intervenire. E il mondo politico?

di Cesare Pirozzi