Ucciso il leader di Boko Haram. Ci sono margini di speranza?

Fois

Un’ondata di violenze inaudite, circa 20 mila morti e più di due milioni e mezzo di sfollati in tutta la Nigeria. Questa è la scia di sangue che scorre dietro Boko Haram, l’organizzazione terroristica che dal 2002 semina panico e morte in tutta la regione. Sebbene nei primi sette anni di attività l’organizzazione ha condotto attività relativamente pacifiche, dal 2009, in seguito all’arresto di nove membri da parte del governo, attacchi di vendetta contro la polizia e lo Stato hanno portato in meno di due mesi a più di settecento morti. Purtuttavia, Boko Haram è salita alla ribalta dei sistemi mediatici occidentali nel 2014, quando l’organizzazione terroristica si rese colpevole del sequestro di 276 studentesse a Chibok, in Borno. #Bringbackourgirls è stato l’hashtag lanciato su tutti i social network che ha avuto come testimone d’eccezione anche la first lady statunitense Michelle Obama. Da allora Boko Haram, che letteralmente significa «l’istruzione occidentale è proibita», ha acquistato forza non solo in Nigeria, ma anche nel Camerun settentrionale. Il 2015 si apre con un netto e deciso attacco dell’organizzazione alla città di Baga. Il 3 gennaio i miliziani assaltano la cittadella e la incendiano, provocando un’ecatombe di uomini, donne e bambini. La stima del numero delle vittime è difficile da accertare. Alcuni ufficiali locali hanno parlato di oltre duemila vittime, sebbene il Ministro della Difesa nigeriano accusa che tale stima è stata “una speculazione e una congettura” ridimensionando il numero a circa 150 vittime. Va sottolineato, comunque, che il governo nigeriano è stato accusato più volte di sottostimare il numero di caduti nel tentativo di minimizzare la minaccia di Boko Haram.

Il 7 marzo dello stesso anno l’epilogo: Abubakar Shekau, leader di Boko Haram, annuncia, sull’account Twitter dell’organizzazione, la piena fedeltà allo Stato Islamico, infoltendo le fila dell’esercito di ribelli sunniti che da anni terrorizza il Medio Oriente e l’Occidente.

Ieri una notizia sembrava poter far sperare in un retrofront dell’organizzazione: Abubakar Shekau sarebbe stato ucciso durante un raid aereo, in seguito al ferimento dello stesso ad una spalla. Lo ha dichiarato l’esercito nigeriano su Twitter. Tuttavia i miliziani non sembrano intenzionati a fermarsi e una nuova minaccia si profila all’orizzonte: Boko Haram è in cerca di un nuovo leader e sembra averlo identificato nella persona di Usman Mohammed, 35enne belga che controllava un gruppo di miliziani nel quartiere Matongé, a Bruxelles, e che ha collaborato nella preparazione degli attentati all’aeroporto di Zaventem.

La scia di sangue continua inesorabilmente a bagnare la sabbia nigeriana.

di Giovanni Antonio Fois

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