L’altra faccia di Roberta Scardola, romanista da secoli. ”Totti? Futuro allenatore della Magica”

Salvo

Il prossimo 16 aprile compirà 31 anni, eppure sorride alla vita come se ne avesse almeno la metà. Roberta Scardola, nota attrice teatrale e televisiva, è un turbinio di emozioni da cui forse ogni vip dovrebbe attingere, semplicemente perché è l’unico elisir per restare giovani. Così tanto che il tempo su di lei sembra non avere alcun effetto; neanche quando, non più di quattro anni fa, un accenno di meningite stava per portarsela via.

“Me la son vista brutta, ma per fortuna in ospedale sono stati bravissimi. La riabilitazione, però, è stata lunga e difficile. C’è voluto più di un mese per rimettermi in sesto”. E infatti eccola ancora qui, forte e statuaria come i busti del Gianicolo. O meglio, granitica come le poesie di Trilussa. No, forse più semplicemente serafica come un goal di Totti.

“Francesco è il mio idolo, il mio tutto. Umile, generoso, bello come il sole, campione indiscusso”. Roberta parla così del suo Capitano, che ammira e segue da sempre a causa della profonda fede giallorossa. Sì, perché forse in pochi conoscono il suo lato da tifosa, di quelle che vanno allo stadio e urlano a squarciagola, senza tuttavia mai perdere il decoro.

Tutti sanno molto di te e del tuo lavoro, talvolta perfino dei tuoi amori. Poco si sa, però, del tuo amore viscerale per la Roma. Quando nasce e grazie a chi?

“Da secoli! Tutta la mia famiglia è romanista: mio papà, mio fratello (l’altrettanto noto Edoardo, promettente difensore classe ’92 che ha appena strappato un altro anno di contratto al Cynthia, ndr). E’ grazie a loro che ho iniziato ad amare quei colori”.

Quand’è stata la tua prima volta allo stadio? Cosa ricordi?

“Ero piccolina: ricordo che era di sera. L’Olimpico era pieno di luci, di grida e di tanti ragazzi che correvano dietro ad un pallone. Pensavo fossero tutti matti!”.

In che quartiere sei cresciuta? Ci abiti tutt’ora?

“Vivo all’Infernetto, un quartiere della Capitale vicino al mare. Proprio lì ho spesso modo di incontrare i giocatori della Roma, perché in gran parte ci vivono”.

Ne “I Cesaroni” vestivi i panni di Carlotta, una ragazza d’alto borgo proveniente dai Parioli. Ora, considerando che l’80% di chi ci vive è di fede laziale, quanto ti è pesato questo accostamento?

“No no, nessun peso. Ma prima di farmi amare come Carlotta mi ci è voluto un po’: le snob difficilmente piacciono e io, poi, nella vita reale lo odio proprio”.

Non possiamo non chiudere nel modo in cui abbiamo iniziato: Totti. L’hai mai conosciuto di persona? Eri alla sua festa? Pensi debba continuare a giocare ancora?

“Mi è capitato di vederlo varie volte a Casal Palocco, poi a un’udienza del Papa perché in quell’occasione accompagnavamo la famiglia Zebina (nostra amica). Poi, ne “I Cesaroni”, abbiamo girato una scena con alcuni giocatori della Roma e lì mi sono sentita un’ebete! Volevo chiedergli delle cose ma ero impietrita. Francesco è un campione dentro e fuori il rettangolo di gioco, e nel futuro lo vedo come allenatore della nostra Magica”.

Roberta sorride ancora una volta e, nel salutare, si firma con “Un bacio dalla lupacchiotta”: forse è proprio vero che non tutti i vip sono uguali. Lei è diversa, lei è umile: questione di carattere, questione di anima. Giallorossa, ovviamente.

di Massimo Salvo