Guerra dei vaccini: logica scientifica o del profitto?
Qual è lo scontro sotterraneo che cammina e si espande sotto quello di superficie su temi brucianti quali quelli dell’obbligo di vaccinazione? Migliaia di persone, di famiglie hanno dato vita a sit-in, manifestazioni, fiaccolate, cortei in diverse città italiane, fino ad assediare il Parlamento durante il dibattitto e il voto che alla Camera ha portato all’approvazione definitiva della legge. Sui social-media la burrasca è immediatamente cresciuta di tono e di portata continuerà a imperversare niente affatto placata. Hanno chiamato queste persone No-Vax, ossia no ai vaccini, come i No-Tav, contrari l’Alta Velocità, anche se esse preferiscono denominarsi “Freevax”, vaccino libero. Il “No” piatto, infatti, appare sviante, soprattutto se visto attraverso le cavità del sottosuolo.
È vero che nel moto ondoso di questa protesta si agitano convinzioni, fobie, bufale pseudoscientifiche, fake news e visioni eco-spirituali che esulano l’oggetto del contrasto. Ma dall’altra parte lo schieramento parlamentare che si autodefinisce scientifico ha solo scambiato il termine “scienza” con quello di industria farmaceutica e annessa logica di ricerca e profitto. Come può, infatti, imporsi l’obbligo della vaccinazione esavalente – ossia l’inoculazione in un unico farmaco di sei diversi, disomogenei vaccini – quando si può ricorrere a quelli monovalenti, ossia dedicati a singole, specifiche morbilità. Come si può questo e impunemente affermare che esso sia un criterio oggettivamente “scientifico”, ossia non influenzato da un conflitto di interesse delle grandi industrie farmaceutiche?
Questa crisi dei vaccini è destinata non solo a non placarsi ma anche a riproporsi sotto altri aspetti e insorgenze che via via si presenteranno alla cronaca quotidiana. Scienza e tecnologia, infatti, stanno sempre più scalzando la politica e la democrazia, per diventare potenze dominatrici assolute della realtà. Il loro dominio, però, non appare soltanto come un potere costituito che si impone esternamente sulla società e sul singolo individuo. No, esso investe direttamente la sfera biologica più intima della persona, ossia quella molecolare, cellulare, cromosomica e anche neuronale. Sotto dominio viene messo l’intero assetto biopsichico umano, sia per via genetica sia per via elettronica, attraverso i sempre più avanzati tentativi di controllo delle reti informatiche e dei big data. È vero, l’Occidente è consistito proprio nella continua crescita di scienza e tecnica fino a quelle sue applicazioni pratiche che hanno segnato la nascita, lo sviluppo e l’esplosione della rivoluzione industriale e con essa della modernità novecentesca. La domanda rimane però sempre la stessa: un’impresa capitalistica – a qualunque ramo merceologico appartenga – persegue come suo scopo primario il profitto o la salute, il benessere umano? Non dimentichiamo di quante tragiche catene di morte in tutto il mondo – a partire dal Talidomide che ha straziato negli anni ’50 milioni di madre e figli nati deformi – si è nutrita l’industria farmaceutica ai fini del profitto. Per di più siamo ora nella postmodernità biologica ed elettronica del nuovo secolo e millennio, ossia alle prese con un vero e proprio bio-potere sconfinato e incontrollabile, come mai si era visto prima nella storia umana e che travalica, rende obsoleta la stessa epopea industriale.
La rivolta non può perciò che accadere inevitabilmente, necessariamente, trascinando con sé sia le motivazioni razionali, le denunce valide, sia le pulsioni fobiche, magmatiche, isterico-irrazionali. Se la scienza e le sue applicazioni tecnologiche portano un tale livello di intimo dominio bio-neuronale fino al punto di trarre profitto, ossia di speculare economicamente su ogni mia cellula organica, di memoria e di pensiero, come posso io lasciarglielo impunemente fare? Ossia la tecno-scienza non può accampare pretese di oggettività razionale contro ciò che essa confina nel campo dell’irrazionale, finché si pone e rimane al servizio di una logica e di un sistema che si prefiggono di ridurre a mero strumento di profitto sia l’uomo sia l’ambiente naturale che lo avvolge. La presunta cura sanitaria dell’uomo che proclamano le multinazionali del Big Farma, diventa futile e contraddittoria, contrastante in relazione alla progressiva distruzione e messa a rischio della Terra perseguita su scala planetaria della logica capitalistica del profitto a tutti i costi. Logica alle cui deleterie conseguenze assistiamo in maniera sempre più vistosa proprio nelle mutazioni climatiche in atto nel nostro drammatico presente. Deteriorando però il pianeta e assoggettando le enormi potenzialità della tecno-scienza alla logica del profitto, si limitano e si mettono a rischio quelle stesse possibilità di ulteriore sviluppo.
Ecco allora che le rivolte contro l’obbligo vaccinale – e altre che si già si profilano –, paradossalmente anche nella loro componente anti-pre-postscentifica, addirittura oscurantiste, appaiono come una eco sopraggiungente dal sottosuolo del più vasto scontro che inevitabilmente si aprirà tra le finalità della scienza a porsi, affrontare e risolvere problemi e la castrazione ancillare cui la riduce ancora l’ideologia del profitto.
di Riccardo Tavani