La proposta del Viminale: togliere alla mafia per dare ai migranti e ai senzatetto
“L’emergenza non esiste, esiste l’incapacità di far fronte a particolari situazioni”. A parlare è Erri De Luca, negli studi di Rainews24, a proposito del terremoto del centro Italia di un anno fa. “Emergenza è una parola dietro la quale ci si nasconde”.
Da Amatrice a Piazza Indipendenza, Roma, la differenza non è poi così tanta. Lo sgombero dei rifugiati eritrei e somali dal palazzo occupato di via Curtatone, i modi e i toni in cui è avvenuto, hanno riacceso l’attenzione su temi delicati. Non solo dell’accoglienza e dei migranti, ma soprattutto su quelli dell’esigenza abitativa e sull’occupazione di immobili.
All’indomani di Piazza Indipendenza allora dal Viminale arrivano due linee guida. La prima è di non procedere agli sgomberi senza aver individuato con anticipo una soluzione alternativa per gli sfollati. La seconda, più che una direttiva, è una proposta. Quella di utilizzare per l’accoglienza anche i beni immobili sequestrati alla mafia.
Un’idea di cui si è discusso sul tavolo del Ministro dell’Interno, Marco Minniti, e che mira a coinvolgere non solo sindaci, prefetti e forze dell’ordine ma anche realtà sociali, associazioni, organizzazioni benefiche. E che ha come obiettivo quello di utilizzare il grande patrimonio delle confische non ancora sfruttato.
Sono oltre 17.000, riferisce la Repubblica, gli immobili dell’Anbsc, l’agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Per Libera, invece, sono 20.000 di cui appena 9.000 assegnati.
Le statistiche presenti sul sito dell’organizzazione, relative al 2015, parlano di 3.175 beni deliberati di cui oltre il 70% nel sud Italia. Si tratta soprattutto di appartamenti e terreni, sia agricoli che edificabili, ma anche di negozi, locali commerciali, aziende, società, ville. Solo a Castel Volturno, provincia di Caserta, sono oltre 280 le ville sequestrate e riassegnate dall’agenzia per fini istituzionali.
Non solo però, molti immobili vengono affidati ad associazioni ed enti pubblici che ne fanno sedi, uffici, locali con scopi sociali, addirittura ostelli, alloggi popolari, orti urbani e collettivi, fattorie didattiche.
Una proposta che andrebbe incontro non solo ai migranti ma anche alle migliaia di senzatetto sparsi per le grandi città della penisola. Una proposta che ora ha bisogno solo di diventare legge e di fare in fretta. Per non andare incontro, e nascondersi dietro, ad una nuova emergenza.
di Lamberto Rinaldi