Lui è tornato

Mancano ormai pochi giorni al voto, i sondaggi mostrano come l’unica forza politica in grado di avvicinarsi al 40% – necessario a governare – sia quella costituita dal centro-destra. Esatto, il trio delle meraviglie Salvini, Berlusconi e Meloni, più scarti vari da aggregare alla meno peggio per raffazzonare una squadra di governo. La cosa più triste, in questo scenario, è che a scegliere il leader sarà probabilmente quello che mette i soldi, ovvero il Caimano. Non potendosi candidare fino al 2019, a causa della legge Severino fatta dal suo stesso Governo, l’ex Cavaliere sarà costretto a ripiegare su qualche marionetta da adibire a suo portavoce. Avrebbe potuto fingere di consultare i suoi due alleati per la scelta del candidato premier ma perché illuderli inutilmente? Salvini, del resto, è impegnato a far figuracce in tv con la Boldrini o in rete con chiunque e la Meloni è dedita allo studio dell’impero egiziano in qualche manuale illustrato di storia mentre il suo partito – unico tra i tre – continua a perder terreno nei sondaggi.

Senza nemmeno fingere di consultare i due alleati fascisti – dunque – Silvio ha dichiarato di non aver ancora scelto il candidato premier, lasciando chiaramente intendere che non ha nessuna voglia di demandare il compito ad altri. Il profilo del nuovo aspirante capo di governo è già noto ai più: totale inconsistenza politica, carattere remissivo, propensione all’obbedienza totale, bella presenza. Praticamente una via di mezzo tra Gentiloni e Dudù. Non a caso, molti hanno pensato a Franco Frattini e se proprio dovessi fare una scommessa, lo giocherei piazzato insieme a Gianni Letta. Il curriculum è discreto: ha firmato una legge sul conflitto d’interessi bocciata dal Consiglio d’Europa, ha sottoscritto un patto con la Libia che violava i diritti umani secondo Amnesty International (una sorta di piano Minniti ma scritto coi piedi), è stato censurato dal Parlamento Europeo per alcune esternazioni razziste, ha ricoperto i più svariati ruoli nei tanti governi che si sono succeduti e senza che nessun italiano sapesse nemmeno della sua esistenza. Praticamente perfetto.

Se speravate in qualcosa di meglio, rassegnatevi. La cosa migliore che ci può capitare è che nessuno raggiunga il quorum e si debbano sputtanare altri milioni di euro in una successiva tornata elettorale. Abbiamo di fronte lo scenario di un Paese in mano ad un pregiudicato e due fascisti e l’unica forza politica in grado di far qualcosa, è impegnata a farsi una guerra interna senza esclusione di colpi. Eppure la scappatoia era stata prospettata, lo stesso Di Maio aveva concesso una possibilità d’intesa a patto di metter di lato Renzi. Il che significherebbe chiedere allo stesso di accantonare il proprio ego, in nome della causa politica: viene da ridere solo a scriverlo.

L’Italia è ostaggio di piccole personalità, impegnate in piccole guerre mediatiche, che dovrebbero risolvere grandi problemi.

Se pensavate di aver già toccato il fondo, preparatevi a scavare: il meglio deve ancora venire.

di Marco Camillieri