Anna Freud: intervista al regista teatrale Edoardo Siravo
“…Che io sia così, senza desideri, è una vecchia lamentela… Credo che ciò derivi dal fatto che, in me, tutti i miei desideri si sono sempre incontrati con il loro esaudimento e che ho veramente tante più ricchezze degli altri… la causa di ciò è la mia immodestia, che in un primo momento rende i desideri così elevati che la realtà non può mai arrivare a soddisfarli” (Anna Freud).
La chiamavano “Minerva uscita dalla testa di Giove” o anche “la vestale”. Anna Freud avrebbe dovuto nascere maschio. Era la sesta figlia di Sigmund Freud. Mentre le sue sorelle pensavano al matrimonio lei inventava la psicoanalisi infantile. Incontrò Dorothy Tiffany Burlingham, e abitando con lei e i suoi bambini diede vita ad una famiglia di fatto ante litteram che incontrava l’approvazione e la simpatia dello stesso Sigmund. Le due donne si occuparono insieme di bambini orfani e traumatizzati, fondando asili e orfanotrofi in diversi continenti. Eppure lei continuava a sentirsi come una donna che non sa fare abbastanza. Questa è la sua storia.
“Il tema che mi ha maggiormente sedotta, all’idea di affrontare un intreccio di tale statura e complessità, è quello dei paradossi che si intrecciano dentro una famiglia, il cui capostipite è considerato quasi il padre fondatore di ogni presupposta moralità.” (Roberta Calandra – Il Tempo – 4 maggio 2017).
Edoardo Siravo è il regista dello spettacolo teatrale Anna Freud che verrà rappresentato in occasione della XXV° edizione della rassegna “I Solisti del Teatro” presso I GIARDINI DELLA FILARMONICA in Via Flaminia, 118 a Roma. Siravo, classe 1955 è attore e regista, ha recitato in importanti compagnie teatrali in oltre 120 spettacoli. Ha lavorato nel cinema, nella televisione e nel doppiaggio. Il suo ultimo suo riconoscimento è stato quest’anno con il “Premio Ovidio Giovani” per l’interpretazione di brani del poeta latino Ovidio nell’ambito della rassegna “Lectura Ovidii”. Ma ciò che volevo non era tanto riscrivere il lungo curriculum di Siravo ma fargli qualche domanda sullo spettacolo “Anna Freud” di cui ha curato la regia.
La regia teatrale è un’attività di guida e coordinamento e definisce criteri estetici, tecnici e narrativi di uno spettacolo, gestisce attori, musica, costumi, scenografia, luci e suono e si pone l’obiettivo di dare una interpretazione personale dell’opera da rappresentare. Quindi è necessario uno studio approfondito, nel nostro caso del libro di Roberta Calandra da cui è stato tratto il testo di “Anna Freud – Un desiderio insaziabile di vacanze”. Ci può raccontare come è nata l’idea, come si è sviluppata e soprattutto che rapporto ha instaurato con la scrittrice al fine di coniugare la sua concezione di rappresentazione con la figura di Anna Freud raccontata nel libro?
Il tutto nasce dalla proposta dell’autrice del testo Roberta Calandra a me ed alla Stefania Barca. É sembrata un operazione importante sia per l’attrice che in generale per tutti quei teatri attenti alla drammaturgia contemporanea.
Qual è stata la parte più complessa da gestire della rappresentazione teatrale?
Le difficoltà che ormai tutti devono affrontare quando si propone una novità: soprattutto economiche, gestionali e logistiche.
Nella scelta degli attori, quali sono state le caratteristiche fondamentali che gli attori dovevano possedere per interpretare Anna e Sigmund Freud?
La scelta è dovuta alle indubbie capacità di Stefania Barca e Gianni Oliveri, il quale, inoltre, ha una somiglianza fisica con Sigmund Freud davvero elevata.
Si descriva come regista
Un regista atipico. In realtà amando fare l’attore le mie incursioni sono rare ma sempre motivate dall’interesse suscitato dalla proposta.
Paolo Orlandelli, il regista collaboratore di questo spettacolo, è una nostra vecchia conoscenza in quanto l’abbiamo seguito in altri suoi lavori da regista. Com’è stata la vostra collaborazione?
Orlandelli é più che un aiuto: è un vero e proprio collaboratore che ha avuto una grande valenza artistica per l’esito finale di “Anna Freud”
Come definirebbe questa esperienza
Èstata assolutamente un esperienza utile per tutti. Lo spettacolo, già andato in scena più volte, è stato apprezzato dal pubblico e questo è alla fine quello che conta. Non dimenticare mai che lo spettacolo si fa per il pubblico
Il libro narra di una persona particolare, una donna che ha il peso di portare un cognome importante. Essere la figlia di Sigmund Freud non deve essere stato semplice, anche perché poi il padre la investi di un pesante fardello, quello di essere il suo, non so quanto sia corretto dirlo, “bastone della vecchiaia”. Ultima di sei figli essa oltre la gonna deve anche portare i pantaloni e come il padre si dedica alla psicologia infantile in continuità con la teoria paterna basata sulla prospettiva del conflitto tra il modo interno e quello esterno ma a differenza del padre la sua teoria si basava sulle analisi delle difese dell’Io invece che sulle pulsioni, ecco, in questo clima, tra studio e famiglia è cresciuta Anna. Il ruolo del padre nella rappresentazione teatrale assume in un certo qual modo il ruolo di guida, il ricordo che viene evocato, quanto è stato complesso portare in scena questi diversi mondi che poi alla fine, se vogliamo, sono un unico mondo?
La figura di Freud ovviamente incombe. Appare qui ormai com’è: un fantasma quasi al limite del grottesco
C’è un aneddoto particolare che ci può raccontare?
Sicuramente la prima apparizione di Oliveri / Freud che suscitò in tutti la sorpresa di una somiglianza quasi inquietante
Lei come si definirebbe, pazzo, malato o genio?
Domanda difficile altrettanto la risposta. Direi tre componenti della mia personalità che coabitano in maniera equilibrata dando vita ad una squilibrata vita.
A nome della redazione di Stampa Critica la ringrazio per l’intervista che ci ha concesso e invitiamo i nostri lettori ad andare a vedere “Anna Freud – Un desiderio insaziabile di vacanze” il 27 luglio 2018 ore 21.30, in occasione della XXV° edizione della rassegna – I solisti del Teatro – presso i Giardini della Filarmionica, via Flaminia 118, Roma. Grazie di nuovo.
di Maria De Laurentiis
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