Cupole: armonia di Roma

Come calici rovesciati sbucano dai tetti di della città con la forza che la storia gli ha dato. Bianche, grigie, alte o basse, famose o meno note si stagliano sull’orizzonte capitolino tanto da sembrare un meraviglioso domino.

Quanti calar e sorgere del sole hanno visto i tetti di Roma? Quanti ne hanno Viste le numerose cupole? Dire cupola a Roma, significa dire chiesa e Roma di chiese ne ha tante. Se guardi la città, dal Pincio o dal Gianicolo, si vede un tappeto di cupole. Sembrano bicchieri capovolti. Calici che sbucano dai tetti. Dal basso, non ti immagini nemmeno quante sono. Piccole, grandi, famose, meno conosciute, tutte opera di ingegnosi architetti passati. Mentre con lo sguardo avvolge la città viene voglia di dire, “si moro e rinasco, prego Dio d’arinasce a Roma mia”.

Ma quante sono? 100, 1000, 2000? Possibile che nessuno le ha mai contate?

Le guide turistiche, ingigantiscono, lo fanno per sbalordire i turisti. Non c’e‘ un conto preciso di quante ce ne siano a Roma. Ai romani je abbasta na cupola sortanto, la madre di tutte le cupole, quella della basilica di San Pietro. Er Cupolone, come lo chiamano bonariamente i romani. Alta 136 metri, con un diametro di 42 si alza con prepotenza dai tetti della città‘, emerge da ogni angolo della scena romana. Invenzione di Michelangelo, fu terminata sotto Sisto V. Passeggiando sulla piazza e alzando gli occhi appare gigantesca. Salire sulla sua sommità e guardare da quella altezza Roma, mozza il fiato. Puoi scattare quante foto vuoi, non renderanno mai l’effetto di cio‘ che si prova a colpo d’occhio. Si dice che, una nobildonna inglese, chiese al suo futuro marito, una dimostrazione d’amore. Il periodo era l’ottocento. La prova era salire sul Cupolone come facevano i sampietrini. Erano chiamati così, gli operai che si arrampicavano con coraggio sull’esterno della cupola e ne curavano la manutenzione. Il Lord lo fece, la paura fu grande. Quando ridiscese, con estrema freddezza, baciò la mano della nobildonna e disse, “ho ubbidito a un capriccio, non sciupate il vostro fascino, ma fatene tesoro, siate felice” e la liquidò. Dopo quella di San Pietro, seconda per grandezza, c’è la cupola di San Carlo al Corso.

Altro sguardo, altre cupole. Su piazza del Popolo, separate dall’attuale via del Corso, si affacciano due cupole gemelle. Sono, la cupola di Santa Maria di Montesanto e quella di Santa Maria dei Miracoli. Nel 1825 le cupole delle due chiese furono restaurate e ricoperte di scaglie di lavagna, il che da loro quella singolare tonalità grigio fumo, rara per Roma. In origine dovevano sorgere al posto di due antiche cappelle, di fronte a ponte S. Angelo, in faccia al Castello. Ma il ricordo del sacco di Roma, fece cambiare idea. Infatti dalle due vecchie cappelle, poi rase al suolo, tiravano protetti verso Castel S. Angelo, i Lanzachinecchi di Carlo di Borbone. Un’altra caratteristica cupola che da su questa piazza, è quella di Santa Maria del Popolo, al suo interno c’è un quadro originale del Caravaggio e la famosa cappella Chigi, realizzata dal Bemini. Lo scrittore Dan Brown, nel suo romanzo “Angeli e Demoni”, cita questa cappella in un episodio. E la cupola mai terminata? C’è pure quella. È la cupola di Sant’Andrea delle Fratte. Idea del Borromini, iniziata nel 1653 e mai ultimata. Sfugge agli occhi dei passanti, anche per colpa della confusione cittadina. Ma basta salire su un tetto vicino, per vedere l’incompiuta. Piu‘ recente e‘ invece la cupola monumentale dei Santi Pietro e Paolo, si innalza nel punto più elevato dell’Eur. Il progetto affidato all’architetto Amaldo Foschini, fu approvato nel settembre del 1938.

Terminata nel 1955, dimostra la continuità con le altre basiliche con cupole più antiche. Con un diametro di 32 metri e‘ considerata una delle cupole più imponenti  di Roma. Fin qui il sacro. Il profano lo mette la cupola del Pantheon. Era il 27 a.C. quando Agrippa la fece erigere. Spettacolo di ingegneria, dell’antica Roma. Era il tempio dedicato a tutte le divinità . Diceva Stendhal, “il più bel resto dell’antichità romana è senza dubbio il Pantheon. Questo tempio ha così poco sofferto, che ci appare come dovettero vederlo alla loro epoca i romani. Credo che questa volta immensa, sospesa sulla testa senza apparente sostegno, dia agli sciocchi il senso della paura, ma ben presto si tranquillizzano e dicono: è per farmi piacere che si son presi la pena di darmi una sensazione così forte!”.

Da tempio pagano, diventa luogo cristiano. Era il 608 d.C. quando l’imperatore Foca dona il tempio a Bonifacio IV, che lo consacrò con il nome di Santa Maria dei Martiri. La sorprendente cupola, realizzata con estrema ingegneria, ha un diametro di 43,44 metri, quanto la sua altezza. Sulla sommita‘ ha un foro centrale di 8 metri. La leggenda dice che da questo oculo uscissero tutte le presenze demoniache allorché il tempio venne consacrato. Al suo interno ci sono le tombe di due Re d’Italia, Umberto I e Vittorio Emanuele II. C’è anche un’altra tomba, non contiene spoglie reali, ma quelle di un grande dell’arte. Raffaello Sanzio. Affermava Goethe, “Si io sono finalmente nella capitale del mondo. Se avessi visitato Roma, quindici anni fa, in buona compagnia e guidato da una mano intelligente, l’avrei apprezzata molto. Ma dovendo esser solo e dovendo guardare e giudicare tutto con i propri occhi e bene che questa felicità mi sia concessa solo ora”.

Provate ad armarvi di macchina fotografica, salire sui tetti o andare nei punti più alti di Roma e scattare. Meglio al mattino o dopo un temporale, quando il cielo e‘ più terso e il contrasto migliore. Immortalate le tante cupole, anche se le antenne e i tralicci non rendono un bello effetto ma potete sempre cercare una scena. Dove, magari la cupola o le cupole, creano un effetto geometrico particolare. Oppure quando le cupole sposano il tramonto, abbracciando tonalità di rosso, dallo scarlatto al carminio, al rosso fuoco. Si possono cosi, rendere eteme quelle parti della città, che quotidianamente ci sfuggono.

Bella Roma vista dall’alto.

Bella la sua armonia di tetti e cupole.

di Fabio Scatolini