INVALSI, i test per una scuola con la “Q”
Il 10 luglio sono stati resi noti i risultati del rapporto INVALSI 2019. Al di là della polemica sul valore di queste prove, i dati INVALSI sono tra i pochi di cui disponiamo per disegnare il profilo della scuola italiana.
Il rapporto invalsi 2019 non si discosta molto da quello dell’anno scorso, con solo un minimo accenno di miglioramento. Il 35% degli studenti non supera il test di Italiano, quasi la metà di loro non ottiene risultati adeguati in matematica, così come per l’inglese: un numero elevato di ragazzi è quindi privato dei diritti minimi necessari a diventare un cittadino consapevole come previsto dall’articolo 3 della Costituzione italiana che prevede che sia compito della Repubblica provvedere al pieno sviluppo della persona umana.
Uno studente su tre in terza media ha problemi di comprensione del testo, in Calabria la media si alza: uno studente su due. I risultati dei test INVALSI spaccano inesorabilmente in due parti il Paese.
Quattro regioni del Sud: Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna, hanno allievi con esiti decisamente più bassi ( fino al 20 per cento, anche in italiano). E’ come se un anno di scuola al Nord valesse come due anni di scuola al Sud, dove gran parte dei ragazzi affrontano l’esame di terza media avendo competenze da quinta elementare.
Anche i maturandi non eccellono. Non saprebbero compilare un curriculum vitae, scrivere una mail per acquistare qualcosa in rete, compilare un bollettino postale.
Di fronte a questa spaccatura geografica della scuola il progetto di legge sull’autonomia regionale differenziata darebbe il colpo di grazia ad una struttura educativa, quella dell’intera Scuola Italiana, già di per sé fragilissima.
Al Nord avremmo una ricca e strutturata scuola autonoma per Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, alle quattro regioni del Sud (15 milioni di persone in tutto) resterebbe soltanto la possibilità di creare delle “conferenze dei servizi” e discutere con le istituzioni locali una ‘strategia comune’, strumento inconsistente per risolvere una situazione così drammatica.
Per provvedere al pieno sviluppo della persona umana, garantire uguali e pieni diritti a tutti i ragazzi, bisogna ripensare un’Italia capace di definire un sistema scuola nuovo, nazionale ed eccellente. E’ necessario affrontare il problema dell’istruzione e della crescita culturale come una emergenza sociale nazionale, oppure vedremo presto i figli ricchi del Sud migrare verso Nord non solo per gli studi universitari ma anche per quelli delle scuole superiori. D’altra parte, se si hanno le possibilità economiche, perché consegnare i propri figli in una scuola del Sud, se insegna molto meno di una del Nord?
di Danila Baroncini