Quel social hacker planetario che si chiama Fb

Non si può fare a meno di vedere questo film: The Great Hack, Privacy Violata, nel titolo italiano. È dal 24 luglio scorso sulla piattaforma Netflix. Soprattutto non può fare a meno di vederlo chiunque, con il suo carico di gioia, rabbia, desideri, odio, illusioni salga, viaggi, scenda, risalga su quel tram planetario sempre in circolazione che si chiama Facebook. Soprattutto i Fb-addicted, ma anche i social-dipendenti in generale.

Un film documentario di notevole valore sia nella sua forma e tecnica cinematografica, che nei contenuti di informazione e denuncia. Le immagini, le inquadrature, i movimenti della macchina da presa, il montaggio, gli effetti speciali, sono parte integrante dei contenuti. Essi sono i soli, infatti, a dimostrarsi congrui, all’altezza epocale dello scabroso tema affrontato. L’opera è firmata da Karim Amer e Jehane Noujaim, due perforanti autrici-registe che si sono fatte notare con il loro precedente lavoro del 2013 The Square – Dentro la rivoluzione, sulla rivolta dei giovani egiziani al Cairo, in Piazza Tahir, nel 2011, dopo la caduta della trentennale dittatura rappresentata dal presidente Mubarak.

The Great Hack, ossia Il grande hackeraggio, è sviluppato come un vero e proprio giallo, con tanto di personaggi buoni, cattivi, ambigui, coraggiosi, pentiti: tutti fisicamente reali, però. E le ragioni degli uni sono forti, sonanti, sbattute brutalmente in faccia quanto quelle degli altri. Di qui l’andamento fortemente drammatico, tipico di un vero e proprio film di narrazione. Ci svela i retroscena, i meandri e il sottosuolo di quel gigantesco scandalo politico-digitale internazionale che all’inizio del 2018 ha perso il nome dalla società di consulenza informatica inglese che ne fu al centro: Cambridge Analytica (CA). Dietro questa– fino ad allora sconosciuta dal grande pubblico società dei social media si profila l’ombra gigantesca di Fb. L’ombra della sua micidiale e occulta potenza di profilazione di ognuno dei circa due miliardi e mezzo di suoi iscritti nel mondo. In tutte le maggiori campagne politico-elettorali sviluppate da CA in molti paesi c’è la mano del più globale dei social media. Su questa convinzione si basa la battaglia, tuttora in corso, di alcuni dei principali protagonisti del film. David Carrol, professore inglese, che ha denunciato la società britannica per furto e utilizzo illegale dei dati personali, chiedendo gli fossero restituiti. Carol Cadwalladr, giornalista investigativa del prestigioso The Guardian. Christopher Wylie, ex Former Cambridge Analytica. Brttany Kaiser, ex Former Director of Bussinesss Development Cambridge Analytica. Soprattutto quest’ultima – dalla personalità complessa e controversa –testimonia della presenza di alti dirigenti di Fb,nelle riunioni per mettere a punto la strategia e l’uso dei biga data, nella campagna elettorale a favore diTrump. A contrapporsi loro sono gli ex dirigenti e grandi strateghi politici di CA, soprattutto Julian Weatland e Alexandre Nix. Quest’ultimo è la vera mente raffinata, tentatrice, diabolica, elegante, affascinante di ogni trionfante campagna social-mediatica.

Dietro di loro si stagliano le figure della destra sovranista americana e inglese, da Steve Bannon a Nigel Farrage. Vengono svelate e spiegate dettagliatamente tutte le tecniche di profilatura e bombardamento di fake news, denigrazione, odio contro gli avversari politici. Tutte campagne vittoriose, dal Brasile di Bolsonaro, a Trinidad, Togo e Tobago. Campagne basate su una profilatura individuale sostanziata da 5000 dati personali, intimi che è possibile sintetizzare da ogni utilizzatore del maggiore social media planetario. Dati che hanno permesso di disegnare una vera e propria mappa geografico-elettorale bellica, con tanto di obbiettivi strategici da colpire con devastanti bombardamenti mediatici di precisione.

 La lotta dei protagonisti denuncianti conduce a dei primi risultati. Mark Zuckberg è costretto ad ammettere la cessione dei dati di milioni di elettori americani alla società britannica, e a testimoniare davanti al Senato Usa, rifugiandosi nel calcio d’angolo di assumere maggiori informazione sui comportamenti all’interno della sua azienda, promettendo una maggiore vigilanza per il futuro. Il parlamento inglese sviluppa una sua commissione d’inchiesta che lo definisce – nella relazione conclusiva – “criminale informatico”. L’alta grande operazione politica-elettorale reazionaria al centro dello scandalo è, infatti, quella relativa al referendum sulla Brexit, vinta il 23 giugno 2016 dai favorevoli all’exit, all’uscita dall’ Unione Europea.

Fondata nel 2013, Cambridge Analytica dichiara la bancarotta il 2 maggio 2018 la bancarotta a causa dello scandalo che la travolge in relazione ai legami con Fb. I suoi maggiori cervelli trasmigrano in una nuova società con caratteristiche simili, la Emerdata. Pur riconoscendosi colpevole di essersi impossessata e aver utilizzato illegalmente dati personali di David Carrol, non glieli restituisce. La battaglia dei caparbi denuncianti, però, continua, perché miliardi di persone consegnano spontaneamente, anzi, fanno dono entusiastico al global social dei loro dati più intimi e riservati. Ed essi vengono occultamente utilizzati ai fini di un potere mondiale, di un neo impero digitale sempre più inquinante e inquietante. The Great Hack – Privacy Violata, proprio per questo, è un film che ci consegna punti di riflessione profondi drammatici ma inaggirabili se si vuole comprendere la direzione, la destinazione, il destino della civiltà.

di Riccardo Tavani