UNA PANDEMIA DI FAKE NEWS

Forse perché si sta a casa di più e si frequentano di più i social media, sembra di essere inondati da una marea montante di messaggi. È quasi uno tsunami. Anche gli amici più cari non fanno che inviarci foto, documenti, filmati, che dicono tutto ed il contrario di tutto.

In questo periodo, ovviamente, quasi tutti riguardano il tema del covid19; ma il brutto è che contengono in prevalenza balle.

Non sono tanto stupito del fatto che ci siano le fake news che, si sa, esistono da sempre; ma del fatto che siano così tante e che tanta gente ci creda e le diffonda. Mi sembrava strano, all’inizio, che in tanti abboccassero alla fandonia di turno. Ma poi il perché mi si è chiarito: sono sempre ben confezionate, travestite da scoperta o da svelamento di una verità nascosta dalla politica o dalla medicina ufficiale. Sono, in sostanza, confezionate secondo i criteri tipici della truffa. D’altronde, se non ci fosse un metodo efficace, dietro le truffe, nessuno ci cascherebbe e i poveri truffatori farebbero la fame. E invece prosperano come, tra l’altro, dimostra parte del nostro mondo politico ed economico.

Non voglio dire, ovviamente, che le notizie di fonte “ufficiale” siano tutte oneste. Anche lì c’è da stare ben attenti. Ma, in certo senso, te l’aspetti che il governo debba mentire su qualche cosa, o che Big Pharma cerchi di vendere qualche vaccino di troppo. Quello che più stupisce e dispiace è che l’alternativa sia per buona parte costituita da fake news.

Per spiegarmi bene, devo fare qualche esempio.

Il 17 aprile il sito del Sole24ore pubblica integralmente (e senza critiche né commenti) un ampio e apparentemente ben documentato articolo riguardante, in sintesi, i dati di mortalità da coronavirus in Italia; dati importanti, perché sulla loro base vengono prese le gravi (e, secondo l’articolo, ingiustificate) decisioni di lockdown. Si sostiene in quello scritto che la mortalità nel periodo febbraio-aprile, riferita all’intero territorio nazionale, sia stata addirittura più bassa rispetto a quella dell’anno precedente. A dimostrazione dell’assunto, si citano i dati del sito Istat, di cui si dà l’indirizzo web.

L’articolo appare sul sito di una testata importante, i numeri (vi si dice) sono quelli dell’Istat e c’è anche l’URL per consentirne la verifica: come non crederci?

Beh… comunque sono andato a verificare. Ebbene, cliccando sull’URL indicata, non si apre alcun sito: è, con ogni evidenza, un indirizzo inesistente. Allora, ho digitato, semplicemente, la parola “istat”, e mi si è aperto il sito, quello vero. Dove era facilissimo rintracciare i dati reali: cioè che la mortalità era aumentata enormemente (talvolta anche raddoppiata o triplicata) in alcuni comuni italiani. Ovviamente, come si sa bene e come è riportato in tutti i mezzi di informazione, non in tutti i comuni, ci mancherebbe! Altrettanto ovviamente, l’Istat avvertiva di non poter ancora estendere i risultati a livello nazionale né regionale, essendo ancora i dati troppo parziali.

Si trattava, in sostanza, di un falso plateale, non di una semplice imprecisione, né di un’interpretazione od opinione diversa. Ma quanti hanno verificato? Quanti, invece, hanno accettato la notizia come vera, formandosi le conseguenti opinioni?

Il giorno dopo il comitato di redazione del Sole24ore prende le distanze e precisa che gli autori non fanno parte del giornale. Ma, purtroppo, non confuta l’articolo nel merito dei presunti dati: così, chi ha creduto all’articolo continuerà a farlo; in fondo, che importa se gli autori non appartengono al giornale?

Un altro e diverso esempio di fake è fornito da una trasmissione televisiva di Radio Radio, una storica emittente privata fruibile su tutte le piattaforme multimediali. Io ho potuto vederla su Youtube. Vi si riporta l’intervista fatta in USA, ma tradotta e commentata dai conduttori italiani, a un certo dottor Shiva Ayyadurai. Questi viene presentato come un plurilaureato, nientemeno che l’”inventore dell’e-mail”: è un genio e, pertanto, credibile e degno di ascolto.

Mi sembrava strano, perché diffido sempre di chi ha troppe lauree. Ovviamente, un rapido controllo sul web mi ha rivelato la prima fake: in realtà non era lui l’inventore dell’e-mail, che esisteva già da diversi anni all’epoca in cui l’avrebbe inventata. Ma, sempre per far capire quanto sia importante il personaggio, si dice che si è candidato per il senato americano, ed ha molte probabilità di essere eletto, essendo molto stimato. In realtà, aveva già fallito l’elezione nel 2018 (lo apprezzavano in pochi, evidentemente); invece, è abbastanza noto come estremista di destra (right-wing extremist, nella biografia che ne fa Wikipedia).

Nell’intervista, infatti, comincia subito a rivelarsi come tale, affermando che l’AIDS non è dovuto al virus HIV: l’immunodeficienza veniva agli omosessuali perché drogati e sessualmente promiscui, non per colpa del virus. Lo andasse a dire a tutti quelli che sono morti per un contagio fortuito da ago o da sangue, anche se erano eterosessuali, monogami e alieni dalle droghe! O alle vittime di un rapporto sessuale “normalissimo” ma non protetto! L’affermazione viene accolta senza un commento dall’intervistatore americano e dal tizio di Radio Radio, pur essendo degna di un membro – particolarmente agguerrito – del Ku Klux Klan. O forse proprio per questo. Similmente, dice lui, questa pandemia è venuta perché ci siamo rammolliti, mangiamo male e siamo immunodepressi, non per colpa di un virus: piuttosto per colpa del sistema e del governo, che ci hanno così mal ridotti. Ma come? anche gli eterosessuali? E la spagnola che colpì prevalentemente i giovani, in un periodo in cui lo stile di vita ed alimentazione era così diverso? A dimostrazione della sua tesi argomenta, imperterrito, che la pandemia non colpisce l’Africa, perché lì non hanno il nostro nefasto stile di vita: come se in Africa non stessero molto peggio, e non ne avessero abbastanza di virus, tra HIV, ebola, febbre gialla, malattia del sonno e linfoma di Burkitt. E giù a dire una serie di altre idiozie, che non sto ad elencare: tutte avvalorate dal solo fatto che chi parla è un genio plurilaureato, inventore delle email e candidato al senato!

Questi due esempi racchiudono un po’ tutte le tipologie di fake che girano sui social media e nel web. Alcune danno numeri falsi, altre usano argomentazioni speciose. Ma molti ci credono e, acriticamente, le fanno “girare”. E più girano, più sono credute.

In fondo, essere sui social è un po’ l’equivalente del famoso “l’ha detto la televisione”: chissà perché certi mezzi di comunicazione fanno scomparire il senso critico. 

Ma poi, è sempre allettante sentirsi dire che il governo, o la scienza ufficiale, mentono e tu stai per scoprire la verità nascosta.

In ogni caso, queste bugie e assurdità sono ben confezionate: gli si mettono tutti i fiocchetti e gli abbellimenti che servono a nascondere il marcio che contengono. Voglio dire che chi le inventa lo fa a ragion veduta, non per ingenuità. C’è dietro un lavoro, un’arte. E tra questi ci sarà, io credo, qualcuno che lo fa per un fine strategico, come nel precedente storico più noto delle attuali fake news: i famosi “Protocolli dei savi di Sion”, inventati dalla polizia segreta zarista per alimentare l’antisemitismo. Sono un falso storicamente dimostrato, eppure ancor oggi qualcuno ci crede, a dimostrazione che la fake news, comunque, paga. E pagano anche queste sul coronavirus: servono a sostenere che l’epidemia è una bufala e il lockdown ingiustificato; o che la medicina ufficiale si rifiuta di adottare terapie di efficacia dimostrata.

Ma, purtroppo, danneggiano anche chi è critico verso il facile ricorso ai vaccini, perché rischia di apparire allineato con l’ultradestra razzista americana. In certo senso, le fake news rendono poco credibili anche le critiche serie: un danno collaterale non da poco.

E, oltretutto, possono servire a preparare il terreno a una campagna elettorale, ma anche a disordini di piazza. Perché seminano paura, incertezza e sfiducia che, si sa, sono molto utili al populismo, alla demagogia ed eventualmente all’eversione.

In un momento così critico, con le istituzioni democratiche che lavorano a singhiozzo, la difficoltà ad incontrarsi e l’economia in grave crisi, non è, infatti, assurdo preoccuparsi della tenuta della democrazia. L’occasione, dice il proverbio, fa l’uomo ladro… ma anche golpista. Fidarsi è bene, ma vigilare è meglio. Anche nei confronti di questa invadente e strisciante campagna di disinformazione.

Purtroppo, accanto alle fake news deliberate, ne girano di involontarie, provenienti dal mondo politico e giornalistico, ma anche da alcuni esperti. Le più importanti e fuorvianti riguardano i vaccini. È ormai un luogo comune l’attesa salvifica di un vaccino contro il nuovo coronavirus, cui si affida la prospettiva di uscita definitiva dal rischio di pandemia. Ma è bene ricordare che ancora non esiste alcun vaccino contro i coronavirus responsabili della SARS e della MERS, che pure sono noti da anni e sono molto affini al virus attuale. Siamo sicuri che per questo, invece, si troverà presto? E perché affidarsi a un vaccino che potrebbe anche non arrivare, o essere poco efficace? Perché non si punta sulle esperienze di successo terapeutico che ci sono state in tutto il mondo? Non sono poi molte, ma almeno sono già disponibili per essere studiate e confermate.

Infine, ci sono alcune notizie vere, che però sembrano false, per come sono assurde: per esempio, la proposta di vaccinare a tappeto gli over 65 contro l’influenza, con la pretesa che ciò possa giovare alla lotta contro il coronavirus, come deciso da un’ordinanza della Regione Lazio. Secondo la Cochrane Collaboration (l’istituzione più autorevole e riconosciuta nel valutare l’efficacia e la sicurezza degli interventi sanitari) la vaccinazione antinfluenzale “routinaria” nella popolazione anziana (c’è uno studio proprio sugli over 65) non è affidabile: il suo impiego deve essere riservato a casi ben individuati. Altre pubblicazioni scientifiche hanno segnalato una maggior suscettibilità dei vaccinati nei confronti dei coronavirus e la possibilità di complicazioni polmonari (polmonite organizzativa). In altre parole, la vaccinazione a tappeto ad una certa popolazione non ha un serio supporto scientifico: è di dubbia efficacia e non scevra di effetti indesiderati poco studiati.

Sembrerebbe una fake, perché non sembra vero che i “decision maker” politici possano essere così incoscienti.

Anche questo, comunque, crea disorientamento, allarme o false aspettative. Ma a chi giova?

In attesa di scoprirlo, i fabbricanti di fake news (quelle false davvero) sentitamente ringraziano: avranno una maggiore credibilità quando posteranno le loro bufale complottiste.

di Cesare Pirozzi

riporto lo studio principale da cui sono desunte le mie affermazioni: Vaccines for preventing influenza in the elderly. Cochrane Database Syst Rev. 2018 Feb 1.