AVANTI TUTTA!

È iniziata la “fase 2”, finalmente; non vuol dire che l’epidemia sia finita, ma almeno che è in fase discendente. Molti hanno capito che il pericolo non è cessato, e continuano ad usare le giuste precauzioni, ma alcuni no: li vedi girare, non solo ai Navigli, ma un po’ dappertutto, con troppa nonchalance, come se non ci fosse più alcun rischio di contagio. Alcuni pensano che le mascherine siano un inutile orpello, le precauzioni una presa in giro. “Tanto, si sa che non servono”; “è chiaro che il lockdown era un imbroglio per tenerci a casa e toglierci i diritti costituzionali”: c’è chi la pensa così, per quanto strano possa sembrare. “L’ho letto su internet”, “l’ho visto su youtube”, “me l’ha detto mio cugino che lavora a Montecitorio” (è addetto alle pulizie).

Sembra proprio che le fake news abbiano avuto un discreto successo!

Nei giorni scorsi ho ricevuto su WhatsApp un documento in cui si spiegava come e perché le mascherine non servono, anzi è dimostrato che fanno male. Un altro amico, invece, mi ha mandato l’ennesima intervista in cui un “esperto” americano (perseguitato, ovviamente, dall’FBI e dal governo) spiegava che i casi di Covid19 sono stati gonfiati – quelli reali sono molto meno! – per consentire di attuare un complotto internazionale ai nostri danni, rendendoci più poveri e schiavi. E, sia chiaro, chi mi ha mandato questi documenti ci credeva.

Mi sembra che troppe persone siano cadute nella trappola della disinformazione che imperversa sul web e sui social media; se fosse soltanto un fatto personale, non avrebbe importanza. Ma in questo caso le convinzioni generano comportamenti, e questi influiscono sul nostro futuro e sulla salute di tutti, oltre che sulla vita di qualcuno. Il guaio è che certe idee possono far danno: sia per la possibilità di una recrudescenza dei contagi, sia per questioni di ordine più generale, come cercherò di spiegare più avanti.

Ma abbiamo capito bene che cosa è successo? qual è il vero complotto? e che cosa davvero bisogna fare?

Dopo questi mesi di pandemia, non è più tanto difficile comprendere quale sia la realtà delle cose, a dispetto delle opinioni dissenzienti e delle notizie contraddittorie: diamo, perciò un’occhiata ai fatti comprovati.

Il primo fatto riguarda le dimensioni dell’epidemia in Italia.

Come media nazionale, nel 1° trimestre del 2020 la mortalità è aumentata di quasi il 50% rispetto all’anno precedente: sono morte 25.354 persone in più. Ma è quintuplicata a Bergamo, più che triplicata a Cremona e Lodi, più che raddoppiata a Parma e Piacenza, come dimostrano i dati Istat definitivi (https://www.istat.it/it/files//2020/05/Rapporto_Istat_ISS). I dati sono davvero impressionanti, ma ci fanno anche scoprire una nuova prospettiva: che il calcolo della mortalità da covid19 era sbagliato per difetto. Si credeva che “solo” 13.710 persone (al 31 marzo 2020) fossero morte di covid19, invece ne erano morte quasi il doppio. L’epidemia è più estesa e pericolosa di quanto si credesse. Il complotto non è stato gonfiare i dati; il complotto è di chi li nega.

Il secondo fatto riguarda la necessità delle misure di lockdown. Qui il chiarimento ce lo dà la Grecia, che ha avuto soltanto 2.716 casi di covid19, con un totale di 151 decessi. Per capirci: in Spagna 227,436 casi e  26,744 decessi, in Italia 219,814 e 30,739, nel Regno Unito  223,060 e 32,065 rispettivamente (https://en.wikipedia.org/wiki/Template:COVID-19_pandemic_data, dati del 12 maggio). Ma perché tanta differenza? Per il semplice motivo che la Grecia ha adottato misure di lockdown ancor prima di avere il suo primo caso diagnosticato di covid, seguendo subito, con molta lungimiranza, l’esempio italiano. E così, oltre a salvarsi dall’ecatombe degli altri paesi, ci ha involontariamente fornito la riprova che il lockdown funziona; anzi, che prima inizia, più è efficace. Al contrario, i paesi che hanno tardato ad effettuare il lockdown, nonostante il più tardivo inizio dell’epidemia nei loro territori, hanno avuto una tale impennata di contagi, da superare in breve tempo i record italiani e cinesi. Nell’ordine: Stati Uniti, Russia, Spagna, Regno Unito, che hanno esitato troppo a seguire l’esempio di Cina, Italia e – soprattutto – Grecia. Segue a ruota il Brasile, dove Bolsonaro osteggia le misure di profilassi sociale: 168,331 casi e 11,519 decessi (sempre al 12 maggio) ma diamogli tempo e ci sorpasserà anche lui. Che furbi! Come si vede, si è salvato chi ha giocato d’anticipo, ha avuto più danni chi più ha tardato.

In sostanza, l’epidemia è stata ed è una cosa seria, e il lockdown è stato inevitabile e tanto più efficace quanto più precoce. Il complotto è nella testa di pochi che cercano di soffiare sul fuoco del malcontento (per fini politici?), e di tanti che ingenuamente li seguono. 

Il terzo fatto è che il coronavirus che ha causato la pandemia è perfettamente naturale e non fabbricato ad arte nel laboratorio di Wuhan né altrove. Al momento, la realtà è che non esiste un solo lavoro scientifico che dimostri o faccia sospettare l’origine artificiale o dolosa del virus. Al contrario, molti lavori ricostruiscono e dimostrano la discendenza del tutto naturale del SARS-Cov-2 dai coronavirus del pipistrello e del pangolino (Isolation of SARS-CoV-2-related coronavirus from Malayan pangolins: Nature, 2020 May 7[Epub ahead of print]; Profile of a killer: the complex biology powering the coronavirus pandemic: Nature. 2020 May;581(7806):22-26). D’altronde, non mancano i precedenti di epidemie o pandemie dovute alla mutazione spontanea di un virus: giusto un secolo fa, fu questa l’origine della “spagnola” che fece tra 50 e 100 milioni di morti nel mondo. Ma all’epoca non si manipolava la genetica virale, perché il DNA e l’RNA non erano ancora conosciuti, e i virus erano ipotizzati, ma nessuno li aveva ancora visti. Nel 2002 fu la volta della SARS, dovuta ancora ad un coronavirus, che fu infine isolato dallo zibetto, altro animale venduto nei mercati cinesi; ma anche 18 anni fa non c’era la tecnologia che abbiamo oggi.

Ma, a prescindere dalle prove scientifiche, c’è un interessante aspetto “politico” nella tesi dell’origine artificiale del virus.

Coloro che sostengono la sua origine naturale, sostengono che le epidemie sono causate dalla disattenzione verso l’ambiente: deforestazione, distruzione degli habitat naturali, allevamento intensivo, commercio di animali selvatici favoriscono il “salto di specie” di virus finora innocui e l’insorgenza delle epidemie. Essi sostengono l’urgenza di modificare un tale atteggiamento, per evitare che altre epidemie si ripetano in futuro.

Mi sembra che sarebbe sensato e utile dargli retta.

Invece, i fautori dell’origine artificiale del virus sono gli stessi che negano che sia in atto un cambiamento climatico e che l’ambiente sia poi così importante. Ci stanno dicendo di non modificare il nostro atteggiamento verso la natura, perché tanto non ne riceviamo alcun danno, né di tipo climatico, né di tipo infettivologico.

Esempio e capofila di questo orientamento è il presidente americano Trump, che si è sempre rifiutato di ridurre la produzione di CO2, perché sostiene che l’effetto serra è una balla, e che è più importante la produzione industriale; e, ovviamente, accusa la Cina di aver provocato la pandemia. Così prende due piccioni con una fava: cerca di mettere in difficoltà quello che considera il suo più importante avversario politico-economico, e sminuisce l’idea del danno ambientale. Dice di averne le prove, ma – chissà perché – non le ha mai mostrate.

Gli va dietro Bolsonaro, quello che difende la distruzione della foresta amazzonica e il genocidio dei suoi abitanti; e, guarda caso, minimizza la pandemia di covid.

In fondo, credere all’una od all’altra tesi non è un fatto neutro. Vuol dire, al contrario, sostenere l’una o l’altra visione del mondo: sostenere l’economia (un certo tipo di economia, legata al petrolio e indifferente all’ambiente) o aprire la mente (e la politica, se possibile) verso un orizzonte diverso.

Vuol dire, in conclusione, scegliere se continuare a farci del male o provare a cambiare rotta.

di Cesare Pirozzi             

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